Dopo la proposta del Ps di introdurre il prestito vitalizio ipotecario si schierano gli altri partiti tra dubbi e sostegno. La Catef: c'è casa e casa
«Non sono di principio contrario alla proposta avanzata da Ivo Durisch e dai suoi colleghi socialisti di permettere un prestito vitalizio ipotecario, affinché anziani con più di 60 anni che vivono in casa propria possano ottenere una rendita fino al decesso aumentando il debito sull’immobile. Ma consentitemi alcune puntualizzazioni». Paolo Pamini, deputato democentrista al Gran Consiglio, consulente fiscale di professione, non chiude all’idea del Ps di introdurre in Ticino uno strumento a beneficio di quelle persone anziane che si trovano in precarie condizioni finanziarie ma che essendo proprietarie della casa nella quale risiedono da anni e che hanno pagato con molti sacrifici non possono o rischiano di non poter accedere alle prestazioni complementari Avs/Ai: lo strumento suggerito è appunto il ”prestito vitalizio ipotecario”. E cioè, spiegano i socialisti, “una particolare tipologia di finanziamento a lungo termine (detto anche mutuo inverso), molto diffuso nel mondo anglosassone, grazie al quale chi possiede una casa può darla in garanzia alle banche ottenendo un prestito o una rendita vitalizia con il diritto di abitazione vita natural durante”. Altrimenti si finisce per dover scegliere: vendere l’immobile o vivere in povertà, avverte il Ps. Che, con una recente interrogazione, di cui è primo firmatario il capogruppo in Gran Consiglio Ivo Durisch, chiede al Consiglio di Stato se ritenga possibile “attivare con BancaStato una convenzione in modo da istituire tramite la stessa la possibilità di un prestito vitalizio ipotecario a partire dai 60 anni di età”. Pamini non chiude alla proposta, tuttavia puntualizza.
A cominciare da una premessa: «Per motivi di indipendenza – lavoro per la società di revisione di BancaStato – non posso esprimermi sull’opportunità o meno che sia l’istituto cantonale a concedere tali mutui vitalizi». Detto questo, riprende Pamini, «vi è da chiedersi perché le banche già oggi non offrano questa possibilità. Probabilmente starebbe in piedi solo per quei casi dove la casa è poco o nulla ipotecata. Ma in questi casi già oggi è di principio possibile aumentare l’ipoteca. La novità sarebbe eventualmente quella di concordare con la banca che gli interessi ipotecari si aggiungano al debito». Il parlamentare dell’Udc fa quindi un esempio: «Se ai proprietari anziani servono duemila franchi al mese e la banca concede loro un vitalizio ipotecario con interesse pari all’1% annuo, alla fine dell’anno avranno ricevuto 24mila franchi e al debito si aggiungeranno circa 120 franchi di interessi. Dopo il secondo anno, avranno ricevuto altri 24mila franchi e si saranno aggiunti circa 360 franchi di interessi, quindi il debito totale sarebbe intorno ai 48’500 franchi. Il grosso del debito (48mila franchi) proverrebbe dal vitalizio e non dagli interessi, visti i bassi tassi attuali. Se vogliamo rimanere coi piedi per terra e non fare – ancora una volta – i generosi coi soldi degli altri, ci accorgiamo facilmente dei limiti della proposta socialista. Che posso sostenere ma che va relativizzata. Una casa o un appartamento tipico del ceto medio con valore di mercato di 600mila franchi ipotecabile al massimo al 60% darebbe spazio a un debito di 360mila franchi. Posto un piccolo vitalizio di 2mila franchi al mese, ciò permetterebbe 15 anni di vitalizio». Insomma, «non esistono pasti gratis e comunque questa misura – sicuramente valida – andrebbe combinata con altre», annota Pamini, primo firmatario nel 2017 di un’iniziativa parlamentare, allestita nella forma elaborata, sulla questione sollevata dal Ps. La ricetta del granconsigliere democentrista? Ridurre l’impatto del valore locativo della casa della quale si è proprietari.
La proposta di Durisch, osserva a sua volta Maurizio Agustoni, «è interessante e merita certamente di essere approfondita, ma, a un primo esame, mi sembra problematica da due punti di vista». Il primo, aggiunge il capogruppo del Ppd, «è che la concessione di crediti è soggetta a regolamentazioni nazionali e internazionali. BancaStato non può concedere crediti immobiliari a proprio piacimento, ma deve svolgere verifiche sul valore dell’immobile e sulla ‘sostenibilità’ del debitore. Queste regole sono del resto la conseguenza della crisi dei subprime, che dagli Stati Uniti ha contagiato tutto il mondo, causata appunto da eccessivi crediti concessi a favore di persone con forte rischio debitorio». Il secondo elemento problematico, secondo Agustoni, «è che con questo meccanismo verrebbero accumulati debiti molto importanti che nella maggior parte dei casi gli eredi non sarebbero in grado di assumersi: la conseguenza è che molti degli immobili dovrebbero essere venduti da BancaStato. Ciò genererebbe un impoverimento della classe media. Personalmente credo che gli anziani di condizioni modeste vadano aiutati mediante la socialità e non inducendoli a indebitarsi».
Dai popolari democratici alla Lega. «È una questione di rispetto, ho visto tanta gente con questo problema e fa davvero male che delle persone si trovino in queste condizioni dopo una vita di sacrifici e lavoro», commenta il granconsigliere Giancarlo Seitz. Che continua: «Per avere del capitale e vivere dignitosamente dovrebbero vendere casa? Ma stiamo scherzando? Questa proposta di Durisch la vedo di buon occhio, non deve assolutamente finire in un cassetto. Serve una decisione celere, magari l’istituzione di un gruppo di lavoro e in poco tempo speriamo di avere tutto pronto». Occorre fare in fretta per Seitz, «ma soprattutto, in questo gruppo di lavoro che auspico, interpellare nel sociale chi conosce da vicino queste persone, raccogliere testimonianze e portare il vissuto degli anziani in difficoltà». Ciò che, invece, della proposta di Durisch lascia un po’ perplesso il deputato leghista è «che sarebbe pensata per chi ha più di 60 anni. Magari potrebbe essere a 65, con l’Avs». Ma detto questo, riprende Seitz, «parliamo di donne e uomini che hanno costruito il Ticino coi loro sforzi: oltre che di rispetto, è una questione anche morale e sociale».
Dubbiosa è, per contro, la capogruppo in Gran Consiglio del Plr Alessandra Gianella. Premettendo che si tratta di «una proposta che si può approfondire», ci sono due aspetti che non la convincono del tutto. Il primo è che «sarebbe da capire bene se questo tipo di prodotto è permesso dalla Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, la Finma. Insomma - spiega Gianella -, vedere se si inquadra nelle regole che abbiamo in Svizzera. La proposta fa riferimento ai paesi anglosassoni e all’Italia. Vediamo da noi». L’altra questione, non meno importante per il Plr e che riprende le preoccupazioni di Agustoni, è che «c’è un rischio di indebitamento eccessivo delle future generazioni, poiché si dice che gli eredi si potrebbero trovare questa sorta di debito». Inoltre, per la capogruppo liberale radicale, «potrebbe esserci una disparità di trattamento perché non tutti hanno figli ed eredi».
Ma torniamo a Pamini e alla sua proposta di quasi tre anni fa. «L’iniziativa parlamentare elaborata, che ho depositato il 7 maggio 2018, firmata da ben altri 21 deputati di tutti i gruppi politici tranne che dai socialisti e che su mia richiesta verrà dibattuta in Gran Consiglio il 12 aprile prossimo, copia letteralmente il testo della legge tributaria grigionese da anni in vigore. Chiediamo - ricorda il deputato democentrista - che se la sostanza imponibile non supera 600mila franchi, il valore locativo fiscalmente imponibile non può superare il 30% delle entrate in contanti di quell’anno. In tal modo, si evita per esempio alla coppia di anziani che vivono in casa propria di indebitarsi per pagare allo Stato delle imposte su un reddito che in realtà non hanno, esattamente come nessuno che possiede un’auto è chiamato a pagare le imposte su un reddito immaginario pari al noleggio annuale del veicolo».
«Lasciamo naturalmente la risposta al Consiglio di Stato, noi come sempre rimaniamo aperti alla valutazione di nuovi prodotti e servizi, nell’ottica del mandato pubblico e nel rispetto delle regole dell’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari». Così Fabrizio Cieslakiewicz, presidente della Direzione generale di BancaStato sulla proposta del Partito socialista d’introdurre il cosiddetto ‘prestito vitalizio ipotecario’, conosciuto, come scritto, soprattutto nei paesi anglosassoni, per ovviare a ristrettezze finanziarie dei pensionati che non hanno accesso alle prestazioni complementari Avs/Ai perché proprietari di una casa.
«È un’idea che andrebbe approfondita», afferma da parte sua Gianluigi Piazzini, presidente della Catef (Camera ticinese dell’economia fondiaria). «Alla luce anche delle prospettive non rosee delle finanze pubbliche a lungo termine e dell’invecchiamento della popolazione, servono delle proposte creative per finanziare il welfare. E questa, a una prima lettura, sembra tale», continua Piazzini. «Potrebbe essere un modo per stimolare le banche – solitamente molto prudenti – a proporre prodotti innovativi per quanto riguarda la clientela locale». Uno dei problemi che individua il presidente della Catef sono le differenze regionali per quanto riguarda il mercato immobiliare. «Un conto è un immobile, anche modesto, in un centro o in una zona ben servita, un altro sono le zone periferiche dove i valori di mercato sono decisamente diversi e gli istituti di credito sarebbero molto restii sia a finanziare, sia a eventualmente ad accollarsi – in caso d’inadempienza – oggetti meno redditizi o decisamente fuori mercato». Per questa ragione una via percorribile potrebbe essere quella di abbassare i valori di stima ufficiali per queste regioni. Valori che incidono poi sulla sostanza, vero discrimine per l’accesso alle prestazioni complementari Avs/Ai. «Non ha senso che nelle valli si aumentino tali valori al pari delle zone lacustri più pregiate», commenta Piazzini.
Si attende della risposta del Consiglio di Stato all'interrogazione targata Ps.