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Covid e aiuti, la commissione sblocca economia e socialità

La Gestione all'unanimità dice sì al sostegno ai casi di rigore e alla prestazione ponte. Il 25 la parola al Gran Consiglio. La politica: provvedimenti urgenti

Ti-Press
12 gennaio 2021
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Pigia sull'acceleratore la Gestione. Perché anche con gli aiuti finanziari, e non solo con i vaccini, bisogna agire rapidamente. Per contenere il più possibile i contraccolpi economici, e di riflesso sociali, della pandemia e delle misure adottate per contrastarla. Nella riunione di stamattina la commissione parlamentare ha così dato luce verde, all'unanimità, non solo al messaggio governativo, messo a punto dal Dipartimento finanze ed economia, sui cosiddetti casi di rigore. Ma pure a quello, uscito dal Dipartimento sanità e socialità, sulla prestazione ponte Covid. Prestazione, come ricordano messaggio e rapporto appena firmato, “a favore delle persone che attraversano un periodo di difficoltà economica a causa della pandemia di Coronavirus, con particolare attenzione ai lavoratori indipendenti”. Resta ancora un passaggio: il via libera del plenum del Gran Consiglio, il quale sulle due modalità di aiuto si pronuncerà nella sessione che si aprirà lunedì 25. Il sì, tuttavia, appare scontato. Entrambi i messaggi contemplano la clausola dell'urgenza: questo significa che, se approvati, entreranno in vigore subito, senza che si debba attendere la scadenza dei sessanta giorni dalla pubblicazione sul 'Foglio ufficiale' per il lancio di eventuali referendum, ciò che peraltro è assai improbabile considerati l'attuale contesto e la natura dei temi.

Gli interventi a favore delle imprese

Per i casi di rigore sono previsti 75,6 milioni di franchi, di cui 51,08 milioni dalla Confederazione e 24,52 milioni cantonali, e nel rapporto commissionale si specifica che “un caso di rigore è dato quando la cifra d'affari annuale 2020 di un'azienda ha subìto una perdita di almeno il 40% di cifra d'affari rispetto alla media degli anni precedenti (2018 e 2019)”. I settori beneficiari riguardano le imprese attive nei seguenti rami: eventi, baracconisti, manifestazioni e intrattenimento, palestre, centri sportivi fitness e wellness, viaggi e trasporti terrestri non regolari, turismo degli affari, ristorazione e piccola e media distribuzione. Per quanto attiene alle forme dell'aiuto, invece, la strada scelta dal Cantone è quella di sfruttare entrambe le possibilità previste: “Contributi a fondo perso pari al 10 per cento con tetto massimo a 350 mila franchi, o mutui garantiti tramite fideiussione nella misura del 25 per cento con tetto massimo a un milione di franchi”. Vi sarà una “rigorosa procedura a livello cantonale per prevenire potenziali abusi”: dopo l'autocertificazione compilata dall'azienda, la procedura in seguito vedrà “un'impresa di revisione con abilitazione Asr (Autorità federale di sorveglianza dei revisori) a rilasciare un'attestazione. In caso di esito positivo della richiesta d'aiuto, l'impresa beneficiaria può chiedere un rimborso per le spese sostenute per le prestazioni di revisione fino a un massimo di 2'500 franchi”. 

Le persone beneficiarie

Sottoscrivendo il rapporto affidato al popolare democratico Lorenzo Jelmini, la Gestione ha detto sì anche alla prestazione ponte Covid. "Sebbene lo Stato, a livello federale e cantonale, sia intervenuto prontamente per proporre misure a sostegno delle persone e delle attività economiche, culturali, sportive e altro ancora, non è stato possibile coprire interamente il fabbisogno della popolazione colpita e in troppi sono rimasti esclusi da questi aiuti", annota la commissione, ricordando che la prestazione proposta dal messaggio governativo - ispirato da una mozione del capogruppo socialista Ivo Durisch ("Creazione di un fondo sociale per aiutare i cittadini in difficoltà a far fronte alle spese di prima necessità") - mira a "colmare una lacuna di reddito temporanea, per situazioni sanabili e a copertura di un fabbisogno vitale, finalizzata a evitare il ricorso all'assistenza". Per accedere all'aiuto, si spiega nel rapporto, i richiedenti "devono dimostrare di aver subìto una riduzione del reddito": cosa che per i lavoratori dipendenti "corrisponde a una perdita di lavoro senza diritto alla disoccupazione", mentre per i lavoratori indipendenti "si traduce in una riduzione del fatturato rispetto alla situazione antecedente la pandemia". Non possono far capo alla prestazione "coloro che già beneficiano di prestazioni sociali (di sostegno ai redditi e di complemento), come le prestazioni assistenziali, gli assegni di prima infanzia (Api), le indennità straordinarie di disoccupazione e le prestazioni complementari Avs/Ai, nonché i beneficiari di ogni genere di indennità ai sensi della Ladi", la legge federale sull'assicurazione contro la disoccupazione.  La prestazione "viene al massimo concessa per tre volte" ed "è necessaria una richiesta per ogni singolo mese". Gli importi massimi sono mille franchi al mese per il primo componente "dell’unità di riferimento" e 500 franchi per ogni ulteriore convivente nella stessa economia domestica. L'aiuto è destinato "a persone domiciliate ed effettivamente dimoranti in Ticino da almeno tre anni e per le quali la prestazione avrebbe un carattere risolutivo rispetto alla propria situazione economica". Chi lo sollecita "deve presentarsi al Comune di domicilio che, tramite un colloquio personale e una valutazione della situazione economica e famigliare, verifica se sia auspicabile proporre all'utente la prestazione ponte oppure indirizzarlo verso le prestazioni sociali cantonali". Decisione, questa, che Jelmini da noi raggiunto giudica «molto importante. Spesso le persone hanno un po' di ritrosia a chiedere, così facendo magari potranno scoprire quali possibilità di aiuto possono avere se questa prestazione ponte non verrà ritenuta la più idonea». L'impatto della misura sulle casse pubbliche è stimato in circa 7,9 milioni di franchi: il grosso dei costi, il 75 per cento, è a carico del Cantone, il 25 a carico dei Comuni. 

Quadranti: pronti a reagire a eventuali nuove decisioni di Berna

«I rapporti sono stati firmati all’unanimità perché tutti sono consapevoli di quanto sia urgente che queste misure entrino in vigore», dichiara alla ‘Regione’ il presidente della Gestione Matteo Quadranti (Plr). E si leva un sassolino dalle scarpe, in merito ai casi di rigore: «Ogni tanto si sente dire che la politica è lenta: il messaggio, tempestivo, del governo è stato licenziato il 23 dicembre. Oggi la commissione lo ha firmato all’unanimità, sono soddisfatto». Ma c’è una spada di Damocle non indifferente che pende, ed è quella delle possibili decisioni che il Consiglio federale potrebbe comunicare già domani. Leggasi: ulteriori chiusure e, quindi, necessità di ulteriori sostegni. Per questo, riprende Quadranti, «siamo già d’accordo con il Dipartimento finanze ed economia che, se arriveranno ulteriori restrizioni per le attività, faremo degli emendamenti per metterci al pari con quello che potrà decretare Berna. L’importante per noi era firmare oggi e andare in Gran Consiglio a fine gennaio». Poi restano gli atti parlamentari - tanti - a tema Covid ancora pendenti in Commissione. L’idea, spiega il presidente della Gestione, «è di procedere a una lista, sentendo o i funzionari o i capi dipartimento di Dfe e Dss per capire bene quali possono essere ritenuti evasi e quali no. Bisogna fare un po’ di ordine, e dopo affrontare seriamente questi atti».

Lo sguardo del capogruppo del Ppd Maurizio Agustoni è già rivolto al futuro e sugli aiuti ai casi di rigore osserva: «Era un atto dovuto, si tratta della traduzione a livello cantonale di una legge federale. La vera sfida sarà riuscire ad applicarla in modo comprensibile, trasparente, poco burocratico ed evitando eventuali abusi». Sugli atti parlamentari ancora pendenti, con le relative richieste di aiuti a varie categorie, Agustoni è netto: «Dovremo fare un lavoro anche tecnico, cioè far passare settore per settore, capire quali sono gli aiuti già in essere a livello federale e cantonale, capire dove ci sono delle lacune e se c'è un consenso a colmarle. Le risorse sono limitate, e in questo senso si dovrà fare un lavoro rapido ma serio».

In commissione «c’era, stamane, la consapevolezza della necessità e dell’urgenza di questi aiuti”, dice a sua volta il capogruppo del Ps in Gran Consiglio Ivo Durisch: «Per quanto concerne i casi di rigore, abbiamo sfruttato per intero i margini di manovra concessi dal Consiglio federale, che domani (oggi ndr), come ha annunciato, tornerà sul tema». Sostegno ai casi di rigore e prestazione ponte Covid: «Parliamo di due strumenti che serviranno a capire qual è la situazione reale del Paese dal punto di vista economico - riprende Durisch -. Dopo i crediti Covid dello scorso anno, si compie ora un passo ulteriore con questi aiuti. Dobbiamo evitare un’esplosione dei casi in assistenza e situazioni di indebitamento dalle quali è poi molto difficile uscire». Durisch sottolinea inoltre il ruolo «importante» che gli enti locali avranno: «I Comuni tramite i loro sportelli sociali dovranno informare adeguatamente i cittadini dell’esistenza della prestazione ponte Covid». 

Evidenzia il leghista Michele Guerra a proposito degli aiuti per i casi di rigore e alla prestazione ponte: «Sono due provvedimenti responsabili e tempestivi per la popolazione. In merito ai casi di rigore, potremo ora aiutare le aziende maggiormente in difficoltà con l’erogazione dei primi aiuti tra febbraio e marzo, grazie a quanto scelto dal parlamento potremo essere tempestivi. Attendiamo che domani Berna ci comunichi gli allentamenti e - se del caso - verranno presentati puntuali emendamenti. La rendita ponte, invece, potrà venire utile qualora dovessero venire meno aiuti previsti come la Ipg Corona compensando parte del reddito. E questo in collaborazione con i Comuni».

Il gruppo 'per il rilancio del Paese'

Ma oggi è stata presa un'altra decisione dalla Gestione. Nell’aprile 2020 il Consiglio di Stato ha istituito il gruppo “per il rilancio del Paese”: la commissione intende sapere, per il tramite del governo, a quale stadio si trovano i lavori e se il gruppo abbia elaborato delle proposte intermedie.