Tanta trepidazione e una logistica impeccabile durante il primo giorno di vaccinazione a Rivera
Si sistema la mascherina sul naso la signora Agnese, 87enne biaschese, camminando piano verso l’entrata del Centro cantonale della Protezione Civile. Sono da poco passate le 10 e il parcheggio è ormai ricolmo di automobili. Oggi in Ticino è partita la campagna di vaccinazione anti-Covid per le persone di almeno 85 anni residenti a domicilio. Presenti sul posto protezione civile, polizia cantonale, personale sanitario e ambulanza. Ad accoglierci alla porta, il personale di protezione civile e polizia. «Avete qualche sintomo?», esordiscono. Alla signora vengono poi chiesti documento d’identità e tessera sanitaria, per verificare la sua registrazione. Una registrazione sudata, perché con 2’500 dosi disponibili in questa fase, la richiesta è stata altissima, ha spiegato a ‘laRegione’ il figlio Adriano. «Ho chiamato alle 12:01 del 4 gennaio, appena l’hotline ha aperto, rimanendo in attesa per 45 minuti per assicurare un posto a mia mamma». Mentre controllano i dati della signora Agnese, un anziano signore si avvicina, a braccetto con il suo accompagnatore, aspettando il suo turno. Vedendo che c’è da attendere qualche minuto, prova a sedersi su una sedia poco più in là, ma poi rinuncia, il viso segnato da una smorfia di dolore: «Vedo la nebbia!», esclama. Tanti gli anziani che camminano a fatica, con l’ausilio di bastoni o treppiedi.
La sala principale del centro è suddivisa con delle separazioni in legno, a mo’ di labirinto, osserva Agnese. Sono diverse le linee di entrata ai vari comparti. La nostra è la linea 4. Nonostante l’anticipo di oltre mezz’ora rispetto all’orario concordato si può procedere, c’è un posto libero. Matteo, l’infermiere, ci accoglie con un sorriso. Pone poi alcune domande rispetto allo stato di salute della Signora. «Assume farmaci immunosoppressori? In passato, ha mai avuto reazioni allergiche ad altri vaccini? Ha avuto dei malori recentemente? Soffre di malattie croniche? Assume farmaci anticoagulanti?». La signora conferma di fare uso di un farmaco che aiuta a mantenere il sangue liquido. Non è un problema, assicura l’infermiere, basterà tenere premuta la garza un po’ più a lungo dopo la somministrazione. La signora scopre la spalla ed è un attimo: il liquido trasparente risultato dalla ricerca di migliaia di scienziati e che frutterà a Pfizer-BioNTech, secondo le previsioni di Wall Street, 19 miliardi di dollari solo quest’anno, sparisce dalla siringa in pochi secondi. Agnese alza lo sguardo: «Già fatto?! Non ho sentito niente!». I sanitari si complimentano per il sangue freddo e lei sorride, contenta: «Non faccio vaccini da quando ero piccola ma non ero preoccupata perché ho già visto tanta gente in televisione che l’ha fatto e che ha detto che era andato tutto bene». Prima di congedarsi, occorre attendere una quindicina di minuti in un comparto a parte. Sono già quattro o cinque le coppie di anziani e accompagnatori che parlottano a mezza voce, accomodati su qualche sedia. Diversi i soccorritori dell’ambulanza presenti, i quali chiedono a tutti se si sentono bene e se sono soddisfatti del processo appena sperimentato. Un po’ di male al braccio o un leggero gonfiore intorno all’area in cui è penetrata la siringa sono normali, spiegano, ma sintomi più seri vanno segnalati al medico di famiglia o al servizio di guardia medica.
«Tutto procede bene, siamo soddisfatti», così Stefano Trojani, capo progetto della campagna di vaccinazione cantonale. E riguardo all’eventuale problematica dell’utilizzo delle dosi nel caso alcuni degli iscritti non si presentino: «Le fiale multidose vengono aperte a mano a mano e si conservano fino a cinque giorni una volta aperte. Se a fine campagna ne dovessero avanzare due o tre dosi perché qualcuno non si presenta senza avvertire, queste verranno somministrate al personale sanitario che ha preso parte al lavoro sul posto. Niente andrà sprecato».
Prima della somministrazione del vaccino il personale offre la possibilità di registrare i dati relativi alla vaccinazione sul libretto di vaccinazione elettronico dell’Ufficio federale della sanità pubblica. Con il consenso della persona, questi saranno conservati dalla Fondazione mievaccinazioni. Il libretto digitale, spiega l’Ufsp, presenta numerosi vantaggi. I dati sono protetti rigorosamente e il loro accesso può essere accordato solo dalla persona iscritta. Si può inoltre utilizzare in tutta la Svizzera come documento ufficiale, non può andare perso e si visualizza online in qualsiasi luogo e momento. Se desiderato, le informazioni in esso contenute possono essere condivise con i propri medici e farmacisti.
Nel frattempo, il Dipartimento della sanità e della socialità ha annunciato oggi, attraverso un comunicato stampa, che Swissmedic ha confermato l’omologazione del secondo vaccino anti-covid in Svizzera, quello di Moderna. Il consigliere federale responsabile della sanità Alain Berset ha assicurato che a livello svizzero una prima consegna di 200mila dosi sarà effettuata entro domani, per un mezzo milione di dosi complessivo atteso entro fine mese. In Ticino saranno disponibili entro la fine di gennaio già 23’600 dosi, assicura il Dss, contro le 16’575 promesse, e in buona parte già ricevute, da Pfizer-BioNTech. La più semplice procedura di conservazione del nuovo vaccino consentirà al Cantone di affiancare alla possibilità di vaccinazione nei centri di Rivera, Ascona e Tesserete anche quella di prossimità, attraverso il coinvolgimento degli studi medici e dei Comuni.