Le 17mila dosi in arrivo a gennaio per le strutture e il personale che vi lavora. Se sarà possibile sarà distribuito anche a over 80 e 85 che sono a casa
Saranno 17mila le dosi del vaccino Pfizer/Biontech che saranno somministrate in Ticino a partire dal 4 gennaio, ha comunicato oggi il Dipartimento sanità e socialità. «Ed è una notizia positiva - spiega raggiunto dalla ‘Regione’ il direttore della Divisione della salute pubblica Paolo Bianchi - perché è un aumento rispetto alle stime che la Confederazione ci ha dato in precedenza». Più dosi del previsto insomma, che arriveranno «con tre forniture nel corso del mese di gennaio. La prima entro la fine di questa settimana, in modo da poter cominciare le somministrazioni lunedì». La priorità «assoluta», riprende Bianchi, «è fornire il vaccino ai residenti e al personale delle case anziani, mentre secondo le direttive della Confederazione il personale ospedaliero e sanitario in generale sarà in seconda priorità rispetto alle categorie a rischio. Le case anziani, visto che sono luoghi di vita per le persone più vulnerabili e con molti contatti interpersonali, hanno la priorità». Se ne saprà di più dalla conferenza stampa che sarà convocata per mercoledì - «dobbiamo ancora affinare gli ultimi aspetti» - ma quello che si sa già è che, comunque, «a livello logistico e sanitario le case anziani hanno tutte le risorse e le competenze per fare le vaccinazioni. Si consegneranno i vaccini e il materiale occorrente ai responsabili delle singole strutture, che poi provvederanno autonomamente alla vaccinazione. Importante sarà coordinare la distribuzione e la consegna in modo da non sprecare il prodotto».
Resta prioritario «raggiungere anche la popolazione anziana che vive nella propria abitazione», riprende Bianchi. Le dosi di vaccino che arriveranno nel mese di gennaio «sono abbondanti rispetto al fabbisogno delle case anziani, soprattutto perché la Confederazione negli ultimi giorni ha dato indicazioni rassicuranti sulla regolarità dell'arrivo del vaccino». Quindi, richiedendo il vaccino di Pfizer/Biontech una seconda dose a tre settimane di distanza dalla prima, «se la terza fornitura dovesse arrivare prima dei 21 giorni dalla somministrazione ai residenti delle case anziani cominceremo la copertura generale delle persone con più di 85 o 80 anni. Dovesse invece arrivare prima, faremo il richiamo nelle strutture».
Per quello che concerne il dialogo con i Comuni in merito ai luoghi che verranno scelti per somministrare il vaccino e alle modalità con cui verranno informate e raggiunte le persone è presto per esprimersi. Occorre ricordare, dice il direttore della Divisione della salute pubblica, «che questi primi vaccini non si prestano alla somministrazione ordinaria attraverso studi medici o infermieri a domicilio per diverse questioni tecniche, come la temperatura di stoccaggio o il numero di dosi da dover somministrare in pochi giorni per questioni di confezionamento». Quindi saranno fondamentali i centri collettivi dove «l'orizzonte è quello di poter vaccinare, seguendo la chiave di riparto, 3'000 persone al giorno in Ticino». Sarà importante, con i Comuni, «non tanto decidere i luoghi, perché saranno pochi per meglio concentrare le forze, ma capire come raggiungere al meglio la popolazione anziana e non, come informarla». Si vedrà.
Intanto una categoria rimarrà esclusa dalle prime vaccinazioni. «Purtroppo - osserva Bianchi - le modalità di somministrazione non permettono di raggiungere gli anziani bloccati a casa loro e che non potranno recarsi in uno dei luoghi scelti per le vaccinazioni. Per loro, a malincuore, dovremo aspettare probabilmente il terzo vaccino, quello che si potrà inoculare negli studi medici o con un infermiere a domicilio».
Nella campagna di vaccinazione giocheranno un ruolo importante anche i Comuni, in particolare per quel che riguarda la presa di contatto con gli anziani che vivono a domicilio, per informarli della possibilità di vaccinarsi, come spiegava nei giorni scorsi il capo della Sezione enti locali (Dipartimento istituzioni) Marzio Della Santa, da noi interpellato in relazione alla newsletter inviata dalla Sel il 21 dicembre in cui si poneva l'accento sul "gioco di squadra" per la riuscita di un'operazione di salute pubblica senza precedenti anche nel nostro cantone. Una campagna e allo stesso tempo una sfida non indifferente. Che i Comuni sono pronti a raccogliere. «Del resto fin dall'inizio della pandemia hanno sempre dato la massima disponibilità a collaborare con il Cantone, una collaborazione fattiva attraverso i propri servizi, fra cui i corpi di polizia», evidenzia Felice Dafond, sindaco di Minusio e presidente dell'Act, l'Associazione dei comuni ticinesi. «In questo anno del tutto particolare - aggiunge - i Comuni hanno messo in rete e condiviso esperienze, poi è chiaro che ogni realtà locale è diversa». Tornando all'imminente avvio della campagna di vaccinazione, la Sezione enti locali attende ora le informazioni di dettaglio «da parte degli uffici del Medico cantonale e del Farmacista cantonale», riprende Della Santa. «Domani si terrà una riunione nella quale come Sel dovremmo saperne di più sugli aspetti operativi: trasmetteremo poi ai Comuni queste informazioni di dettaglio nei tempi e nei modi che verranno concordati - indica il responsabile della Sezione enti locali -. A noi preme mettere i Comuni nelle migliori condizioni operative. La riunione dovrebbe permettere anche di chiarire dei punti. Potrebbe per esempio sorgere qualche problema, pratico e di natura giuridica, nel caso in cui la persona anziana fosse oggetto di una misura di protezione, misura di cui il Comune non è forzatamente a conoscenza per via del rispetto della privacy. In questi casi la persona anziana dovrà essere contattata dall’amministrazione comunale o dal tutore che l'assiste?»