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Portinerie di quartiere: ‘Luoghi sempre più necessari’

La Città di Mendrisio, insieme a Pro Senectute, mira a implementare questi luoghi di incontro volti a migliorare la qualità di vita della cittadinanza

Da sinistra: Madella, Ciccone, Miceli, Ancelliero e Basso. Sullo sfondo la Casa delle Generazioni e DaCapo.
(Ti-Press/Tecnica laRegione)
30 settembre 2024
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Prossimità, accessibilità e informalità. Tre parole che traducono i valori e gli obiettivi delle portinerie di quartiere. Punti di riferimento per la cittadinanza, al fine di generare un effetto positivo sulla qualità di vita nei e tra i vicinati. Una realtà che, dalle sue origini in Francia e Italia, si è diffusa anche alle nostre latitudini e che trova d’accordo politica e attori sociali del territorio. Ne è una prova la collaborazione stretta tra la Città di Mendrisio e la fondazione Pro Senectute Ticino e Moesano per due (quattro in futuro) portinerie. L’intento è quello di accrescere ancora di più l’offerta, perché i frutti che si raccolgono sono numerosi e arricchenti. Abbiamo incontrato i vari rappresentanti per conoscere effetti e riscontro. La Casa delle Generazioni, aperta nel parco San Giovanni di Mendrisio lo scorso dicembre e Al Cortiletto di Genestrerio – che a breve spegnerà la sua prima candelina – sono il risultato dell’unione delle forze tra fondazione e Città. In futuro, l’auspicio del Municipio è che prendano forma anche il progetto la Dispensa nello spazio sotto l’ex Casa comunale di Rancate e le portinerie diffuse della ‘montagna’ (Arzo, Besazio, Tremona e Meride). Pro Senectute gestisce inoltre le portinerie RiTrovo, DaCapo in via Borromini a Mendrisio – dove c’è anche l’atelier Tritai con cui collabora – e BarAtto di Morbio Inferiore con il suo progetto multimediale La RadioAttiva.

«Gli ultimi dieci anni – spiega Tiziana Madella, del Dicastero socialità e pari opportunità – sono stati caratterizzati da un aumento della complessità della casistica e dei grossi limiti degli operatori dal punto di vista dell’intervento rispetto a situazioni di interruzioni lavorative, di isolamento e solitudine. Da qui nasce l’importanza di attivare delle reti informali con dei luoghi di incontro dove le persone possano ritrovare il piacere di incontrare gli altri, socializzare, assumere nuovi ruoli». Spazi d’incontro che, grazie a Pro Senectute, hanno avuto nuova vita. «La collaborazione con il servizio lavoro sociale comunitario – afferma Madella – ci ha permesso di creare questi spazi in luoghi che la Città non utilizzava». Un aspetto di sostenibilità ambientale che, sommato a quello sociale, «ha ottenuto un riscontro molto positivo da parte del Municipio, della politica e delle Commissioni di quartiere. Soprattutto nelle città aggregate, dove la prossimità viene valorizzata attraverso questi luoghi d’incontro. Poi questi diventano progetti di lavoro di rete all’interno dei quali si instaurano delle relazioni con più enti e associazioni affinché ciascuno possa portare la propria competenza».

‘Rendere le persone protagoniste’

L’importante, aggiunge Eros Ciccone, educatore di Pro Senectute, «è che un’associazione non soverchi l’altra e che quindi ci sia una buona coabitazione e al contempo una contaminazione per favorire il dialogo e creare qualcosa di nuovo. Da parte nostra c’è ascolto per capire i vari bisogni». Carmine Miceli, responsabile del Servizio lavoro sociale comunitario di Pro Senectute, precisa che «non siamo atterrati dall’alto come esperti, ma abbiamo imparato facendo – e muovendo i primi passi con l’Osteria sociale BarAtto di Morbio Inferiore –, anche perché basta spostarsi di qualche chilometro e le dinamiche cambiano». Lo scopo ultimo, indica Miceli, «è di consegnare questi spazi alla cittadinanza. Noi lavoriamo in un periodo indicativo di tre anni per fare in modo di mettere la popolazione in uno stato di attivazione sociale, affinché poi siano associazioni e cittadini a proseguire. Resteremo come entità di monitoraggio, ma l’obiettivo è rendere le persone protagoniste, migliorandone la qualità di vita». L’esempio di BarAtto lo dimostra. Dopo quasi cinque anni dalla sua creazione, oggi molte delle attività sono gestite dall’associazione Amici di Ligrignano. «Noi ci muoviamo sempre sulla cornice, monitorando per dimostrarne la validità e l’impatto che hanno nelle comunità».

Un impatto che dal basso raggiunge anche i piani alti del Cantone. L’Ufficio degli anziani e delle cure a domicilio (Uacd) «è infatti nostro finanziatore. Questo dimostra che il Cantone ha capito che progetti di questo tipo possono essere determinanti per alcuni bisogni della popolazione. Non vanno a contrastare le risposte istituzionali, ma aiutano a risolvere delle richieste attraverso il riconoscimento e la valorizzazione, avvicinando le persone alle istituzioni in contesti sereni, tranquilli e che vengono percepiti come privi di giudizio». A Genestrerio, un tempo considerato un quartiere dormitorio, la situazione sta cambiando proprio grazie alla portineria Al Cortiletto. Shada Ancelliero, educatrice di Pro Senectute, racconta che «nonostante alcune resistenze e un forte attaccamento alle abitudini, abbiamo avuto una risposta molto positiva e oggi si è creato un gruppo molto attivo e unito». Tra le attività proposte all’interno delle varie portinerie, ci sono anche progetti più di nicchia come La RadioAttiva che, come ci illustra Nikita Basso, operatore di pratica professionale di Pro Senectute e responsabile del progetto, «è stata concepita con l’obiettivo di offrire una piattaforma per dare voce a individui, artisti e associazioni che desiderano condividere le proprie esperienze di vita, con particolare attenzione alle tematiche che emergono dal contesto del territorio ticinese». Da servizio radio, con il tempo si è trasformato in un servizio multimediale.

Contrastare l’isolamento sociale e la solitudine. Questa è un’altra problematica che le portinerie cercano di risolvere. «Come fondazione – aggiunge Ciccone – ci avvaliamo dell’aiuto di persone in assistenza a cui facciamo fare delle attività di pubblica utilità e che ci aiutano ad avere una continuità sull’apertura di alcune portinerie e anche nell’aiuto alle associazioni». Il progetto multimediale, la sartoria e le portinerie in generale «accolgono sistematicamente tutte queste persone. Non come semplici esecutori, ma diventando a tutti gli effetti gli elementi chiave per questi spazi. Presidiano le portinerie, ne garantiscono l’apertura e la tenuta». Dopo cinque anni dalla creazione della prima portineria BarAtto, spiega Miceli, «abbiamo una lista d’attesa di associazioni e Comuni che vogliono attivare questo tipo di iniziative. Un aspetto importante da considerare è che si tratta di progetti che hanno un impatto economico bassissimo perché l’investimento è estremamente contenuto e la rapidità con la quale questi progetti prendono piede dimostra che stanno diventando sempre più necessari all’interno della società».

Prossimamente, via Borromini a Mendrisio si arricchirà di un’ulteriore proposta. «Il 4 ottobre – ci dice Ancelliero – inaugureremo il centro di socializzazione il Colibrì per bambini da zero a tre anni». Un quartiere in cui, da quando si sono insediati questi progetti – informa Miceli –, «sono cambiati gli equilibri e il contesto è nettamente migliore. Semplicemente essendo presenti, la popolazione si è ritrovata all’improvviso di fronte a un contesto qualitativamente più interessante». A tal proposito, la Città ha dato mandato a Pro Senectute di monitorare le presenze per sviluppare azioni concrete per migliorare l’inclusione. «È un discorso che vale per tutti – conclude Madella –, anche per persone con disabilità, o persone in situazioni di vulnerabilità. La nostra volontà è quella di avere un’ottica sempre più intersezionale». Una parola che si aggiunge dunque ai tre pilastri di prossimità, accessibilità e informalità che caratterizzano le portinerie di quartiere.

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