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Soccorsi e calamità naturali: ‘Investire in risorse e personale’

Il parere di Lacalamita, presidente Croce Verde Bellinzona, su sicurezza e preparazione d’intervento in casi estremi come in Mesolcina e Vallemaggia

(Rescue Media )
4 dicembre 2024
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Tutti d’accordo sul fatto che gli enti di primo intervento abbiano lavorato in maniera encomiabile e senza sosta per far fronte alle emergenze alluvionali in Vallemaggia e Mesolcina all’inizio della scorsa estate, operando con coraggio in condizioni estremamente difficili. In un contesto di cambiamenti climatici che rendono queste calamità naturali sempre più frequenti, il presidente della Croce Verde Bellinzona (Cvb), Vincenzo Lacalamita, nel suo editoriale pubblicato sull’ultimo numero della rivista della Cvb, avanza però una suggestione per il futuro.

‘Da valutare formazioni specifiche’

Dopo aver ribadito che la presenza di cinque enti di soccorso preospedaliero sul territorio, oltre al Dispositivo incidente maggiore e la capillare presenza di samaritani e samaritane, continuerà anche in futuro a garantire il soccorso alle persone colpite da queste tragedie, il presidente della Cvb sottolinea tuttavia il suo pensiero secondo cui c’è la “necessità di migliorare la preparazione” nell’eventualità di nuovi eventi simili, ritenendo che “i servizi ambulanza del cantone dovranno adattarsi a questa nuova realtà e valutare se e in quale misura saranno necessarie nuove e specifiche formazioni dei soccorritori su come affrontare emergenze in ambienti ostili e come gestire i rischi per il proprio personale durante gli interventi”.

Sempre nell’editoriale, Lacalamita evidenzia poi come avere più soccorritori qualificati rappresenti una sfida per il futuro; da qui l’esigenza “di investire in risorse e personale per affrontare adeguatamente situazioni di emergenza” come quelle viste qualche mese fa.

Roberto Cianella della Federazione cantonale non condivide

L’opinione di Lacalamita non è condivisa da Roberto Cianella, presidente della Federazione cantonale ticinese servizi autoambulanze: «Non deve passare il messaggio che i soccorritori si gettino nel pericolo – afferma contattato dalla redazione –. Nella formazione di base della durata di tre anni, si dà infatti ampio risalto all’aspetto di non mettersi in situazioni a rischio, attraverso un esercizio di valutazione dello scenario, che è uno dei principi cardine della preparazione». Oggi, prosegue Cianella, tutti i servizi di ambulanza dispongono già di un’unità di intervento tecnico sanitario, «specialisti che servono proprio ad avvicinarsi al paziente in circostanze estreme, evitando che si crei una situazione di pericolo per il normale soccorritore». Queste unità sono composte «da un numero di persone ristretto (per la Croce Verde Bellinzona sono quattro militi e un capogruppo), perché il rapporto costi-benefici per formare in questo modo tutto il personale e tenerlo in costante allenamento sarebbe sproporzionato». C’è poi il Dispositivo di intervento maggiore – attivato sia per la Mesolcina sia per la Vallemaggia –, che, coordinato dalla Federazione cantonale, coinvolge tutti gli enti preospedalieri regionali in occasione di eventi che travalicano le competenze locali, concentrando e coordinando forze e mezzi.

Dal 2026 comunicazioni garantite anche in caso di blackout

Cianella è piuttosto dell’idea che «il grosso problema durante gli interventi in Mesolcina e in Vallemaggia sia stato legato alle comunicazioni, e su questo punto c’è già un progetto che viene portato avanti da anni». Anche dalle esperienze raccontate sulla rivista della Cvb dai responsabili operativi dei servizi ambulanza Moesano e Locarnese, emerge in particolare il grande inghippo della mancanza di corrente elettrica e dell’interruzione delle linee telefoniche. Ma in virtù del progetto portato avanti a livello nazionale e ancorato alla Legge federale sulla protezione della popolazione e sulla protezione civile, dal 2026 ogni Comune svizzero dovrà predisporre dei punti di raccolta d’urgenza comprensivi di un sistema di comunicazione sicuro (funzionante anche in caso di blackout poiché autonomo dal punto di vista energetico e indipendente dalla rete telefonica) che permetta, in caso di crisi, di garantire da un lato l’allarme ai numeri d’emergenza e dall’altro l’operatività e la comunicazione tra le diverse forze d’intervento in campo. In Ticino saranno gli enti locali a definire i punti di emergenza e come presidiarli. G.R.