Rivisto il progetto a causa dell'inquinamento del suolo, si realizzeranno due (e non tre) edifici. Modificando in parte anche i contenuti
Anche Chiasso avrebbe potuto vantare le sue ‘torri’. Ma non sarà così. I promotori del progetto destinato a ridare nuova vita all'area dove, sino al 2021, sorgeva una industria orologiera, la Trecor, si sono visti costretti ad abbandonare l'idea. Venuto in superficie un vecchio inquinamento del sottosuolo, hanno dovuto togliere dal cassetto il fatidico ‘piano B’. Anche perché a lanciare una nuova iniziativa immobiliare non si rinuncia. Nei giorni scorsi, infatti, sul tavolo dell'Ufficio tecnico comunale è giunta la domanda di costruzione che dà corpo a una variante alla licenza edilizia, già staccata dal Municipio cittadino nel maggio del 2021.
Ridimensionate le ambizioni, anziché innalzare tre palazzi si realizzeranno così due edifici di sette e sei piani che, nelle linee architettoniche ed estetiche, riproporranno le intenzioni originarie. Lì nel comparto delimitato da un lato da via Como, dall'altro da viale Stoppa, su una superficie globale di oltre 3mila metri quadrati prenderanno dunque forma due stabili destinati, nel primo caso, a fare posto ad attività amministrative - in buona sostanza uffici -, nel secondo, a un nuovo centro medico. Di più, al momento, non si è potuto sapere sui contenuti dell'operazione, nata agli esordi dalla volontà di portare a Chiasso nuove ‘start up’. In ogni caso non muta - anzi si accresce - l’investimento previsto, di 14 milioni e mezzo, messo in campo dalla Impregil, e che vede alla testa Angelo Gilardoni.
A obbligare, nei mesi scorsi i promotori a fermare il cantiere - già aperto - e a rivedere i piani era stata, come detto, la scoperta di una contaminazione del suolo. Inquinamento certificato da una perizia geologica, che ha accertato la presenza di idrocarburi clorurati nel terreno, peraltro già iscritto nel catasto dei siti inquinati. Ciò avvalorerebbe le notizie storiche, che segnalavano in quel comparto - a carattere industriale fin dal 1929 - la presenza, oltre a cinque serbatoi di olio da riscaldamento, di due tank da 5mila litri di benzina.
Insomma, ce n'è quanto basta, come si accenna nella domanda di costruzione - in pubblicazione sino al 17 gennaio -, per dichiarare, analisi alla mano, il primo progetto "irrealizzabile", e rinunciare a una delle costruzioni (che negli intendimenti avrebbe ospitato un bar e un ristorante). Di conseguenza, si conferma nel dossier oggi all’esame del Municipio chiassese, "per ovviare a tale inconveniente si è deciso di richiedere un Rapporto d'indagine tecnica geologico e ambientale, che dettasse le linee guida per un nuova progettazione, tenendo in considerazione i diversi livelli d'inquinamento nelle varie aree dei mappali". Perizia che ha poi convinto a rivedere i contenuti, che aderiscono in ogni caso alla vocazione della zona iscritta a Piano regolatore (Pr), ovvero amministrativa-commerciale intensiva.
Del resto, i due edifici, così come riprogettati, avranno, si annota nella relazione tecnica, le stesse caratteristiche estetiche proposte nella prima versione, e saranno ultimati dopo due anni di cantiere. Si avrà accesso al complesso dalla strada comunale, mentre l'ingresso pedonale sarà da via Como. All'esterno, poi, saranno realizzate delle "aree verdi di connessione" - si parla di un migliaio di metri quadri circa - e verranno previste delle alberature lungo il perimetro verso via Como. Non mancherà neppure l'attenzione verso gli aspetti energetici: a copertura, ad esempio, si poseranno dei pannelli fotovoltaici.
Quanto agli spazi riservati ai posteggi, in totale 52 (meno di quanto richiesto, anche qui per le condizioni del sottosuolo), si garantiranno 20 posti sul piazzale esterno, accessibile da viale Stoppia, e 32 al coperto, nell'autorimessa raggiungibile attraverso una rampa, arretrata rispetto alla strada.
È fuori di dubbio, d'altro canto, che il comparto scelto per questo investimento appare strategico. Lo era alla fine degli Anni venti, quando lì si insediò una industria di orologi. Lo è a maggior ragione oggi, trovandosi a due passi dalla dogana e dai principali assi di collegamento, a cominciare dallo svincolo autostradale sud. Si spiega anche così l'interesse dei promotori, i quali hanno immaginato di convertire l'area dell'ex Trecor in un sito destinato ad accogliere aziende, ma non solo, come testimonia la versione finale del progetto. Oltre alla potenziale domanda di uffici si è, infatti, voluto rispondere pure alle esigenze medico-sanitarie, riservando uno dei due edifici pianificati, il primo dall'ingresso di viale Stoppa, a centro medico.
Non è un caso se in questi ultimi anni le istituzioni cittadine hanno seguito con attenzione l'avvento di due cantieri considerati "promettenti". Ovvero l'operazione all'ex Trecor e quella, ormai condotta in porto, alla ex Fernet Branca, a ridosso della dogana di Chiasso strada. Questi interventi, in effetti, oltre ridisegnare il profilo di Chiasso, ridanno slancio alla realtà locale come polo di nuove attività.