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Nella ex clinica San Pietro si immagina un centro medico

A Stabio è già stato presentato il progetto, che dovrà fare i conti con i parametri pianificatori e viari e una vocazione sociosanitaria

Un complesso, tante vite. L’ultima? Una residenza per anziani
(Ti-Press/D. Agosta)
5 agosto 2023
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Dalla collina di San Pietro di Stabio domina la pianura dell’Alto Mendrisiotto. Una posizione invidiabile per una villa situata fra vigneti, campi e natura, quindi fuori dal via vai del traffico, e nata originariamente come magione di famiglia. Poi a un certo punto il suo destino è cambiato, gli spazi residenziali hanno fatto posto a una struttura medica. Da quel momento la vocazione sanitaria, pur declinata con tipologie diverse, ha accompagnato la storia dello stabile di via Monticello. Sino a oggi, quando su quelle mura – quelle della dimora e del complesso costruito più di recente sul terreno sottostante – si sono posati gli occhi della società titolare dei centri medici aperti nell’ultimo decennio da Chiasso a Faido. L’obiettivo è chiaro: ampliare l’ambulatorio di medicina generale già esistente in zona. Il punto è che per prendere possesso dei locali dei due edifici occorre apportare una modifica alla licenza edilizia staccata nel 2011 e cambiare destinazione alla proprietà. Una conversione che chiama in causa, però, pure il Piano regolatore.

Da clinica a residenza ad ambulatori

Le coordinate pianificatorie nel comparto, del resto, sono chiare. A suo tempo lo stesso Consiglio di Stato aveva dato delle indicazioni a favore di una estensione delle attività sociosanitarie nell’area. All’inizio, in effetti, era stato l’arrivo di una clinica psichiatrica – ribattezzata Clinica San Pietro – a far virare i contenuti della villa sul settore della salute. In seguito, chiusa la struttura (per vicissitudini legate al suo fondatore), al debutto del secondo decennio del Duemila, nel perimetro della proprietà erano spuntate le modine. Preludio alla costruzione del nuovo volume e alla conversione a residenza di alto standard per persone anziane, con la creazione di 34 appartamenti medicalizzati. Un progetto da una decina di milioni di investimento concretizzato sette anni dopo aver ottenuto il nullaosta, nel 2018, e che da subito aveva fatto discutere la politica locale, proprio per l’interpretazione del Pr.

In vista un ‘centro di eccellenza’

Adesso il dibattito si riapre davanti a questa nuova domanda di costruzione. E non tanto per l’entità dell’intervento, bensì proprio per la nuova rotta impressa all’attività immaginata all’interno della villa. Per effettuare i lavori previsti e illustrati nel dossier depositato in Comune serviranno, infatti, in totale 30mila franchi. Ma ad attirare l’attenzione è piuttosto l’operazione. La società autrice della richiesta, la Pds Medical di Morbio Inferiore, intende, in effetti, farsi carico della struttura di San Pietro di Stabio allo scopo, come si legge nella documentazione, di “creare un centro di eccellenza” nell’ambito della prevenzione e della riabilitazione. Tutto ciò facendo leva sui due immobili e una superficie di poco meno di 2’600 metri quadri e trasformando la palestra al piano seminterrato in una area dedicata alla fisioterapia e alcuni appartamenti a misura d’anziano (otto in tutto, ovvero un terzo del totale di quelli esistenti nel fabbricato moderno) in studi medici.

Parole chiave, riabilitazione e prevenzione

Al centro dell’iniziativa, tengono a precisare i promotori, c’è di fatto l’intenzione di “modificare parzialmente la destinazione d’uso del nuovo stabile”, dove ci si focalizza nel passaggio da alloggi ad ambulatori. Alla base del progetto, si ribadisce nelle carte, vi sono due concetti, appunto la riabilitazione e la prevenzione. Nel primo caso ci si prefigge di inserire negli spazi delle strutture dei percorsi di recupero dei pazienti in diverse specialità: dalla fisioterapia alla cardiologia, dalla pneumologia alla logopedia, alla ginnastica correttiva pediatrica. Nel secondo filone si punta, invece, a investire sulla salute sul piano medico, nutrizionale e motorio e nella cura di diabete, tabagismo e dipendenze. A fare da cornice, come detto, un “contesto territoriale di pregio”, lì sul promontorio.

Il nodo degli accessi

E proprio il contesto in cui si inseriscono l’antica dimora e la nuova struttura accanto, porta in evidenza il nodo degli accessi viari. Non a caso il Comune ha chiesto in veste formale ai firmatari della domanda di presentare a corredo dell’incarto una perizia sul traffico, proprio con l’intento, come si annota nell’approfondimento consegnato il maggio scorso, di verificare “l’impatto viabilistico dei nuovi contenuti sulla rete stradale esistente” a fronte del prospettato andirivieni di pazienti. In effetti, come illustrano gli stessi esperti, “le preoccupazioni del Municipio vertono principalmente sull’impatto che il nuovo traffico avrà sulla percorribilità di via Ronchi, nel tratto compreso tra via Dogana e via Monticello”.

Il traffico in zona? ‘Esiguo’ per i periti

Secondo i periti, comunque, l’accessibilità alla proprietà, che avrà a disposizione 34 posteggi, è “agevole”, grazie alla vicinanza con la strada Cantonale (lungo via Dogana) e l’aggancio, tramite un tratto di un paio di centinaia di metri, di via Ronchi-via Monticello. Tutte vie, si fa presente, di non grande traffico. A tal punto da definire il via vai “esiguo”. Mentre su via Dogana transitano, stando ai conteggi cantonali, in media circa 2’500 veicoli al giorno, lungo via Ronchi si parla, secondo una stima, di un centinaio di veicoli al giorno. E ciò la equipara a “una piccola strada privata” a fronte di una via Monticello classificata come strada pedonale.

L’impatto del viavai? ‘Minimo’

Cosa c’è da attendersi, però, quanto a movimenti di auto quotidiani in vista del futuro centro medico? Occorre distinguere fra operatori sanitari e pazienti. Nel corso della giornata i calcoli degli esperti mostrano come i primi genereranno ventisei movimenti veicolari, mente i secondi – si valuta una cinquantina al giorno – un centinaio, considerando le fasce orarie mattutina e pomeridiana. In buona sostanza, si sostiene nella perizia, si raddoppierà l’attuale andirivieni.

“Da un punto di vista tecnico – si ribadisce –, un volume di traffico di questa entità è talmente esiguo da essere attribuibile a ‘traffico afferente a una strada privata’. Non si ritiene, dunque, che tale valore possa pregiudicare la scorrevolezza del traffico lungo via Ronchi, causando problemi di sicurezza o disturbi alla viabilità”. A sostegno di queste conclusioni si portano le cifre che indicano che la strada verrà percorsa “da un veicolo ogni tre minuti”, affermando altresì che lo scenario risulta essere compatibile con l’attuale gerarchia stradale. Morale, per l’analisi di parte, l’impatto sarà “minimo”.

Non solo, il calibro stradale ridotto di via Ronchi viene valutato adeguato alle esigenze di collegamento dell’utenza. E ci si spinge a dire che proprio quel calibro unito alla “necessità di prestare attenzione alla presenza di altri veicoli fungono da elementi di moderazione della strada”. Semmai, si suggerisce rivolti all’esecutivo, sarà il caso di riflettere sulla segnaletica all’incrocio tra via Monticello e via Ronchi. In effetti, di aspetti su cui ragionare l’autorità comunale ne avrà diversi.