Dal romanzo al teatro lirico, va in scena la storia del Mago di Cantone. La prima opera per orchestra di fiati che narra la storia del Mendrisiotto
Il melodramma italiano ha da sempre le sue eroine. Oggi anche il Ticino possiede la sua. Accanto a Mimì, Violetta, Aida e Tosca in futuro potremo annoverare pure il nome di ‘Maddalena’. A lei è intitolata, infatti, la prima opera lirica che affonda le radici nella tradizione storica e culturale del cantone e che per questo vuole essere ‘popolare’. La rappresentazione, figlia di quasi tre anni di lavoro e nutrita con la passione dei promotori di questa operazione, per certi versi ardita, sarà in scena il 3, 4 e 5 novembre prossimi al Palazzo dei Congressi di Lugano. Un debutto che segnerà un'altra Prima assoluta: sinora mai si era scritto un dramma in musica per una orchestra di fiati.
Le anticipazioni concesse dai ‘padri’, del resto, promettono non poche sorprese ed emozioni per un'opera che intende, in cuor suo, conquistare un pubblico assai largo. Quindi non solo di melomani. In effetti, ci mette a parte Valentina Anzani, che cura la comunicazione, «vogliamo far arrivare questo progetto a quante più persone possibili. Dunque non pensiamo solo al pubblico che di solito va all'opera, bensì a quello che una volta nella vita ha desiderato di vedere un'opera, ma non ha avuto il coraggio di staccare il biglietto o di avvicinarsi ai templi della lirica. Di conseguenza ci aspettiamo persone curiose di opera». Una platea che si spera partecipe.
Renato Bullani, Carlo Balmelli e Rodolfo Bernasconi, gli ideatori nonché fondatori dell'Associazione Maddalena, votata alla divulgazione della cultura, della musica colta e dell'opera in Ticino, in effetti cullavano da tempo un sogno. Ovvero chiudere la trilogia operistica aperta nel 2003 con la riproposta della ‘Sacra Terra del Ticino’ a piazzale alla Valle a Mendrisio e proseguita nel 2007 con il ‘Guglielmo Tell’, allestito nella cornice del Parco di Villa Argentina, sempre a Mendrisio. Tant’è che anche per ‘Maddalena’ si sperava di ambientare l'opera alle Cave di Arzo, epicentro della storia, lì all’ombra del San Giorgio. Un modo per segnare la sua territorialità, carattere distintivo di questa iniziativa. Ragioni di sicurezza e di tutela ambientale dettate dal Dipartimento del territorio, però, come fa capire Bullani, non hanno permesso di esaudire questo desiderio. Così si è dovuto ‘ripiegare’ su Palazzo dei Congressi: nel cantone, d'altro canto, non vi sono molti luoghi in grado di fare da palcoscenico. Filo conduttore musicale, tra passato e presente, sarà la Civica filarmonica di Mendrisio, un altro protagonista legato strettamente a questa terra. Oggi, quei due eventi di successo di qualche anno fa si confida possano essere un buon viatico per questa ‘avventura’ artistica che, ribadiscono i fautori, «abbiamo voluto il più possibile nostra».
E, si sa, ogni promessa è debito. E alla fine quell’aspirazione si è realizzata. «Allora – ripercorre Renato Bullani – ci lasciammo dicendo che ci mancava una terza opera per chiudere il cerchio. Sono passati molti anni, sino alla pubblicazione dei due romanzi del giornalista e scrittore Carlo Silini - ‘Il ladro di ragazze’ prima e ‘Latte e sangue’ poi, ndr -, che ci hanno restituito una vicenda nostra e coinvolgente. È stato gioco facile dire: ecco qua la storia completa che ci ammalia. Perché è il racconto del nostro territorio, che Silini ci ha riproposto lavorando su riscontri storici inconfutabili e che vede quale protagonista il ‘Mago da Cantun’ – così come lo conosciamo noi –, ovvero quel Francesco Secco Borella che ha una sua genesi precisa. Ma ancora di più tutto ciò che avviene coinvolge la nostra storia, la nostra mentalità e si svolge nei nostri luoghi».
Ecco che ‘Maddalena’ riporta al Mendrisiotto di metà Seicento, tra il Ducato di Milano e i baliaggi svizzeri, ai ruderi del castello del Mago, ai ‘tri böcc’, alla chiesa di San Sisinio e al Palazzo Pollini di Mendrisio, alle pianure di Stabio e di Novazzano. «Tutti elementi – rimarca Bullani – che ci hanno scaldato il cuore e che abbiamo creduto possibile trasformare dapprima in un libretto – frutto di un lavoro corale, ndr –, in una storia raccontabile e quindi in musica».
Cammin facendo, conferma ancora Bullani, si è fatto strada l’intuizione che se ne potesse trarre un'opera lirica. E qui entra in scena Carlo Balmelli. A lui si deve, in effetti, l'indicazione del compositore, il solettese Thomas Trachsel. «Perché Trachsel? La scelta è stata naturale – ci spiega Carlo Balmelli, pluripremiato direttore della Civica filarmonica –. Visto il genere e il carattere dell'opera, una storia tragica di per sé e con tratti di emozione e calore – di fatto un dramma corale, ndr –, e vedendo le bozze del libretto, avevo già in mente un compositore come Trachsel, che scrive abitualmente per orchestre di fiati e ha un grande repertorio, pagine molto ampie di musica sinfonica. E lui si è appassionato subito alla vicenda e di buona lena ha iniziato a comporre».
Da quel momento è stato un fluire di musica. «E adesso, alfine, stiamo iniziando a sentire le prime note – ci dice ancora il direttore –. Note che fino a pochi mesi fa erano solo nella mia testa e in quella del compositore. È stata quindi una grande emozione ascoltarle dal vivo. Adesso è iniziato il lavoro orchestrale – con una novantina di musicisti, ndr – e, separatamente, si stanno preparando i solisti, tutti professionisti». Tra loro si annoverano Stephanie Bühlmann, soprano, Julia Gertseva e Camilla Antonini, mezzosoprano, Gianluca Zampieri, tenore, e Eugene Villanueva, baritono. Ad affiancarli il Coro lirico di Lugano, diretto da Andrea Cupia, con la sua ottantina di elementi; e che sarà parte integrante della scenografia, curata da Tobia Botta, posizionato come sarà sul fondo alla scena e in verticale su tre livelli. Di fatto fornirà alla regia, di Diego Bernasconi, una sorta di schermo umano. «Piano piano – annota Balmelli – assembleremo tutti gli elementi, fino alle rappresentazioni di novembre». Ovvero due serate (prima il 3 novembre alle 20) e una pomeridiana.
Certo, come detto, il progetto è ambizioso. «Non sono pochi – ammette Bullani – i problemi del progetto, temerario per molti aspetti e impegnativo da ogni profilo – anche finanziario, metterlo in scena costa poco meno di un milione di franchi, ndr –, costruito sulla base di una associazione di volontariato». Associazione che ha trovato l’appoggio di istituzioni pubbliche e realtà imprenditoriali locali.
A questo punto occorre catturare il pubblico. E lo si farà utilizzando tutti i canali a disposizione. «In effetti – conferma Valentina Anzani – vogliamo avvicinarlo all’opera, attraverso modalità tradizionali – come gli incontri con gli artisti organizzati a LaFilanda a Mendrisio: domenica, dalle 17, sarà presente lo stesso compositore; e l'appuntamento del 2 ottobre all'Asilo Ciani di Lugano, ndr – come tramite la tecnologia. Oltre al portale dedicato – che vanta 4mila visite mensili, ndr –, sono a disposizione due podcast, reperibili sulle piattaforme principali, e una applicazione mobile che darà la possibilità di seguire la sottotitolazione dell'opera sul cellulare. Non solo, ‘Maddalena’ è anche la prima produzione operistica svizzera a essere presente su OperaMeet, il primo social network dedicato all’opera».
Inutile dire che ci si aspetta un ‘sold out’, quindi il teatro pieno nei suoi mille posti a sedere tutte e tre le sere. Ma la maggiore aspirazione dei ‘padri’ di questa opera lirica è l’interessamento dei ticinesi. Anche perché, rivela Bullani, a oggi, le prenotazioni provengono prevalentemente dalla Svizzera interna. «Come dobbiamo leggere, mi chiedo, questo fenomeno? Quindi, mi aspetto un tripudio di pubblico». E non è detto che ‘Maddalena’ non vada anche in tournée.