Un Premio svizzero di musica dirige un’opera lirica composta per orchestra di soli fiati. Al centro, una leggenda e la sua eroina
Si chiama Francesco Secco Borella, ma passerà alla storia come il Mago di Cantone. Vive in un palazzo alle pendici del Monte San Giorgio ed è quello che oggi si definirebbe un serial killer. Complici le guardie, rapisce giovani ragazze, le imprigiona in una grotta, abusa di loro e le uccide. Delle azioni di questo nobiluomo milanese viene erroneamente incolpato il figlio, Antonio Secco Borella, padre di Maddalena; una volta battezzata, la piccola è condotta via dal Ticino dalla madre Barbara, destinazione Ducato di Milano; una volta cresciuta, Maddalena pretende di conoscere la verità sulle sue origini e la madre gliela rivela. Eroicamente, Maddalena affronta il Mago e lo sconfigge, per poi subire la ritorsione di Giovan Battista Cicerti, figlio adottivo dell’uomo. Accusata di stregoneria, la donna è mandata al rogo…
Lasciamo il finale a chi – il 3, il 4 e il 5 novembre – raggiungerà il Palazzo dei Congressi di Lugano per assistere a ‘Maddalena’, opera lirica tratta da un soggetto di Carlo Silini, colui che ne ‘Il ladro di ragazze’ diede forma letteraria alla leggenda per eccellenza del Mendrisiotto. Le musiche sono del pluripremiato compositore svizzero Thomas Trachsel, la direzione di Carlo Balmelli, fresco vincitore del Premio svizzero di musica, in testa alla Civica Filarmonica di Mendrisio. Andrea Cupia dirige il Coro Lirico di Lugano, la scenografia è di Tobia Botta. Gli interpreti: Stephanie Bühlmann (soprano), Camilla Antonini (mezzosoprano), Gianluca Zampieri (tenore), Julia Gertseva (mezzosoprano) ed Eugene Villanueva (baritono). Diego Bernasconi cura la regia dell’opera, presentata ieri al Museo Vincenzo Vela di Ligornetto.
‘Maddalena’ porta con sé uno scopo preciso – creare un’opera lirica che rappresenti le radici storico-culturali del Ticino – e un’esclusiva, ovvero l’essere la prima opera lirica composta per orchestra di soli fiati. Completa, inoltre, una sorta di trilogia locale aperta nel 2003 da ‘Sacra terra del Ticino’ cui seguì il Guglielmo Tell di Rossini, nel 2007. A Ligornetto, di ‘Maddalena’, a riassumerne la genesi e a spiegarne la collocazione non momò dovuta alle difficoltà imposte dalle ipotizzate Cave di Arzo, è Renato Bullani, membro dell’associazione che porta il nome dell’opera; con lui ci sono Balmelli e Silini, e altri protagonisti, mischiati alla platea che può godere di ampio panorama scultoreo alle spalle dei relatori.
«È stata una piacevole sorpresa», dice dell’opera Silini, che ha vissuto «come una specie di amichevole agguato» l’invito a fornirne l’incipit. «Sono felice che s’intitoli ‘Maddalena’ e non ‘Il Mago di Cantone’ – specifica – perché sarà una vera ode alla forza delle donne, che hanno silenziosamente costituito la colonna vertebrale del Mendrisiotto».
«Sono onorato dell’incarico ricevuto», dice Thomas Trachsel, che definisce l’opera «importante per la letteratura del mondo bandistico e per me che affronto per la prima volta un lavoro di questo tipo». Affascinato dalla storia, che ben si sposa – dice – con il suo stile, Trachsel si è chinato su di un lavoro imponente, «due ore di musica la cui scrittura mi ha impegnato, fisicamente e psicologicamente, per un anno e mezzo». Il compositore sarà in Ticino ben prima del debutto, così da seguirne la preparazione. «Un progetto di questo tipo – conclude – è molto importante soprattutto in questo particolare momento storico, che chiama valori culturali importanti».
Remo Frölicher
Carlo Balmelli, Premio svizzero di musica 2023
“Con il suo impegno dimostra in maniera impressionante come difendere le tradizioni e, al tempo stesso, entusiasmare le generazioni più giovani”. Citiamo dalla motivazione del Premio svizzero di musica attribuito nei giorni scorsi a Carlo Balmelli, che il musicista ticinese ritirerà in settembre a Berna. È da qui che parte il nostro incontro a margine della presentazione di ‘Maddalena’.
L’orchestra di fiati applicata per la prima volta alla lirica s’inserisce nei meriti che la giuria del Premio svizzero di musica le ha riconosciuto. Era il tassello mancante della sua ricerca?
Io sono sempre a caccia di nuovi spunti, di nuove idee, cerco di capire cosa si possa fare d’inedito con le bande, con le orchestre di fiati, e quella di ‘Maddalena’ è un’occasione enorme per ampliare il repertorio e per coinvolgere altri elementi che non siano l’orchestra tout court oppure un solista, ma anche il teatro, la scenografia, i cantanti, un coro. Quest’opera apre la porta alle arti coinvolte in questo specifico repertorio, generalmente affidato alle sole orchestre sinfoniche e portato in scena nei teatri d’opera.
Quali difficoltà porta con sé una tale trasposizione?
È richiesta la massima attenzione alla dinamica del suono. Una forza sonora come quella di un’orchestra di fiati è difficilmente paragonabile a quella di un’orchestra sinfonica. Faremo uso di un poco di amplificazione, almeno per i cantanti. Il sostegno si rende necessario perché il carattere di quanto scritto da Trachsel è di suo piuttosto massiccio.
Delle difficoltà abbiamo detto: il bello, invece, l’opportunità di un’orchestra di fiati applicata alla lirica?
La nuova paletta di colori di cui si può disporre. Non voglio dire meglio o peggio, dico ‘sfumature’, che possono essere in contrapposizione oppure ampliate, se proprio si vuole fare un confronto tra orchestre. E trovo che il lavoro di Trachsel abbia prodotto qualcosa di assai bello da ascoltare.
Tornando al Premio svizzero: cosa ha suscitato in lei e come s’inserisce nella sua attività?
Posso dire che si è trattato di un fulmine a ciel sereno e che fa enormemente piacere ricevere un premio di tale grandezza, frutto del lavoro svolto in tutti questi anni. È sicuramente da sprone per nuove iniziative. Quel che è certo, comunque, è che non cambierò il mio modo di pensare e di lavorare in funzione del premio, ma continuerò a fare quel che ho sempre fatto: cercare di sviluppare il rapporto dell’orchestra di fiati con le altre arti, di renderla attrattiva e non confinata ai servizi civili e religiosi e a tutte quelle altre occasioni che la tradizione vuole, ma di portarla al di fuori delle convenzioni, fino ai teatri d’opera. Come in ‘Maddalena’, un progetto che può solo fare bene al mondo delle orchestre di fiati.