Uno studio inedito svela le cause di chi si trasferisce da e in città. Quasi il 40% sono potenzialmente evitabili: costo e qualità di vita, aree verdi.
Giovane, solo o con figli piccoli, a reddito medio-basso, che si trasferisce per motivi professionali e soprattutto verso i comuni limitrofi della città. Questo l’identikit di chi lascia Lugano, o quantomeno è quel che emerge a grandi linee dagli ultimi dati demografici presentati oggi dal Municipio. Dati che derivano da due nuovi studi commissionati dalla Città e che analizzano rispettivamente il bilancio migratorio e l’evoluzione del saldo naturale del 2022.
Già a inizio anno sono stati presentati i dati demografici principali, che hanno mostrato un sensibile aumento di abitanti dopo un lustro abbondante di crisi, che hanno portato il totale della popolazione a circa 67’800 abitanti. Una crescita dovuta essenzialmente al saldo migratorio, in quanto quello naturale è rimasto negativo. E proprio i due saldi sono stati approfonditi da due studi realizzati dal Servizio di statistica urbana, una novità come ci spiega il responsabile del Servizio Giorgio Maric. «Si tratta di un censimento, un questionario facoltativo, aggiunto nel 2022 alla procedura di annuncio all’Ufficio del controllo abitanti sia in uscita sia in entrata a Lugano. Questo sondaggio ci ha permesso di indagare i motivi delle partenze e degli arrivi. Il numero di risposte è circa del 50% per i partenti e del 63% tra chi è arrivato. Sono tassi di risposta elevati, che possiamo dunque ritenere molto rappresentativi. È comunque la prima edizione, l’analisi andrà perpetuata e approfondita in alcuni aspetti».
Nel 2022 c’è stato un boom di arrivi rispetto all’anno precedente: +24%. Un dato da contestualizzare: rappresenta il ritorno ai livelli di 6-7 anni fa, ed è la causa dell’attesa inversione di tendenza demografica. Anche le partenze sono cresciute, ma nettamente meno (+2,9%). «Sin da quando è stato creato il Servizio di statistica urbana della Città (nel 2016, ndr) abbiamo visto grande dinamicità migratoria a Lugano, proporzionalmente ben al di sopra di tutte le altre realtà urbane svizzere – precisa Maric –. Una caratteristica che si conferma». Come si giustifica questa dinamicità? «I fattori sono numerosi, ma certamente conta il ‘marchio’ Lugano all’estero, soprattutto per gli italiani è la città svizzera più conosciuta e più accessibile: rappresenta una porta d’entrata». Il luganese ha dunque la valigia in mano. Ma per andare dove? E perché? Intanto, la guerra in Ucraina c’entra ma solo fino a un certo punto. Gli ucraini sono diventati effettivamente la quarta comunità straniera, ma anche senza l’afflusso di rifugiati il saldo migratorio sarebbe stato positivo di oltre 850 unità.
La prima cosa che ci dice lo studio, è che l’ondata migratoria ha interessato quasi tutti i quartieri, anche se non in egual misura. Sono solo due i rioni che hanno registrato un saldo negativo o nullo fra arrivi e partenze: Bogno (-8) e Villa Luganese (0). A questi si aggiunge Aldesago, escludendo gli ucraini. I quartieri con saldo migratorio positivo maggiore sono invece Molino Nuovo (+375), Centro (+226), Cassarate (+129), Viganello (+109), Breganzona (+106) e Besso (+95). Dal sondaggio emerge inoltre che la maggior parte delle persone partite da Lugano sono residenti di breve periodo: il 60% da meno di 3 anni. Altra caratteristica di rilievo, il 62% di quelli che lasciano la città sono persone a reddito basso e medio-basso.
Altro aspetto interessante che emerge dalle statistiche è che Lugano è molto attrattiva per gli stranieri (il 57% degli arrivati arriva dall’estero), meno per i residenti nel resto del cantone (29%) e nel resto del Paese (14%). A farla da padrona fra gli stranieri sono sempre gli italiani, che oltre a rappresentare la maggioranza assoluta della popolazione forestiera sono anche un luganese su quattro in termini assoluti. E il trend prosegue con i nuovi arrivi: il 28% di chi si è trasferito in città nel 2022 è originario del Belpaese. Discorso un po’ diverso per chi lascia la città. ll 57% sceglie il resto della Svizzera (nel 42% altri comuni ticinesi, nel 15% altri cantoni) e il restante 40% circa si suddivide equamente fra l’Italia come destinazione o tutti gli altri Paesi. Il saldo globale è dunque positivo con gli altri cantoni, con l’Italia e in generale con l’estero. Negativo invece gli altri comuni ticinesi.
Analizzando un po’ più nel dettaglio gli aspetti geografici, si nota che Lugano è stata attrattiva soprattutto per i cantoni di Argovia (saldo di +27 unità), Grigioni, Basilea Città e Basilea Campagna (tutti e tre +17). Negativo invece, seppur di poche unità, il saldo soprattutto con Berna (-9), Friborgo (-8) e Soletta (-7). Più fosco il quadro nel confronto col resto del Ticino. Parlando di distretti, l’unico dal quale sono più le persone che si sono trasferite in città che viceversa è la Leventina (+15), mentre è negativo il saldo con tutti gli altri. Per Vallemaggia (-2), Blenio (-5), Locarnese (-8) e Riviera (-9) di poco. Più importante il travaso verso Bellinzonese (-39) e soprattutto Mendrisiotto (-51). Ma la parte del leone la fanno gli altri comuni del Luganese (-230), che rappresentano circa il 70% delle destinazioni di chi si trasferisce da Lugano.
«A nostro avviso è piuttosto confortante il fatto che i flussi migratori siano diretti prevalentemente verso i comuni limitrofi alla città, vuol dire che Lugano rimane un polo importante e di riferimento per un tessuto urbano che va ben oltre i suoi confini», la considerazione di Lorenzo Barisone, collaboratore scientifico della Città nonché co-autore degli studi. E in effetti, analizzando i dati comune per comune, quelli che hanno attratto il maggior numero di luganesi sono Massagno (-66, che già l’anno precedente primeggiava), Lamone (-33), Agno e Bioggio (entrambi -32). Seguono poi due poli urbani vicini: Mendrisio (-31) e Bellinzona (-30). Diverso il caso di Locarno, come già nel 2021 anche nel 2022 sono state di più le persone che hanno lasciato la città sul Verbano per trasferirsi in quella sul Ceresio (+13 il saldo) che viceversa. Lo stesso trend valeva nel 2021 per Chiasso, mentre l’anno scorso è finita pari. Locarno a parte, i comuni dai quali si è trasferita più gente in città sono stati Porza (+19), Collina d’Oro (+17) e Bissone (+16).
«Non si migra per forza nei comuni con costi d’affitto più bassi» osserva Barisone. Tuttavia, guardando esclusivamente ai centri urbani, si conferma una tendenza già osservata negli anni precedenti: Mendrisio e Bellinzona, vicine e con un costo della vita più basso, sono attrattive per i luganesi più di quanto non lo sia Lugano per mendrisiensi e bellinzonesi. Lugano si conferma invece attrattiva per gli abitanti di Locarno, città più lontana e con prezzi d’affitto medi di poco inferiori rispetto a Lugano. Peraltro, la scelta di città più a buon mercato come Mendrisio e Bellinzona si conferma con il dato che a lasciare Lugano siano soprattutto persone a reddito basso e medio-basso. Nel confronto con gli altri comuni, soprattutto con quelli del Luganese, emerge che le fasce d’età con saldo negativo più profondo sono quelle fra i 30 e i 49 anni e i bambini, dunque giovani soli e/o giovani famiglie con figli piccoli. Le uniche fasce d’età con saldo migratorio positivo internamente al cantone sono gli over 80. «Un risultato associabile alle numerose case per anziani e di cura in città – valuta lo studioso – e non a caso i quartieri con i tassi di mortalità più elevati sono quelli che ospitano almeno una di queste strutture».
A proposito di questi ultimi dati relativi al saldo naturale, è da evidenziare come Lugano abbia un tasso di mortalità ogni mille abitanti (10,2) ben più elevato rispetto al resto del cantone (8,9) e alla media svizzera (8,2). Anche il tasso di natalità presenta differenze significative: la città è messa meglio rispetto al resto del Ticino (rispettivamente 7,7 nascite ogni 1’000 abitanti e 7,3), ma entrambi sono nettamente sotto alla media nazionale (10,3). A proposito delle nascite, emerge che quasi la metà dei nati nel 2022 erano stranieri: il 45%. Gli svizzeri sono dunque una maggioranza risicata, suddivisi fra ticinesi (42%) e confederati (13%).
Ma il clou degli studi sono come detto i sondaggi facoltativi che dettagliano le cause dei traslochi da e in città. Un luganese su quattro (26,3%) lascia la città per motivi professionali. Seguono il rientro definitivo nel Paese d’origine (18%), la ricerca di una miglior qualità di vita (11,8%), motivi di studio (7,2%), passaggio da affitto a proprietà o viceversa (5,9%), voglia di vivere in aree verdi (4,9%), costo di vita troppo elevato (4,7%), ricongiungimenti famigliari (4,5%), migliori prospettive lavorative (4,3%), affitti troppo elevati (3,1%). E poi diversi altri motivi con percentuali inferiori. Anche per quanto riguarda gli arrivi, i motivi professionali costituiscono la principale motivazione (37,8%) di chi si trasferisce in città. Seguono i motivi di studio (19,2%), la ricerca di una miglior qualità di vita (15,6%), le migliori prospettive lavorative (12,4%), i ricongiungimenti famigliari (4,5%) e i motivi di salute (4,5%).
Le motivazioni vengono raggruppate in tre tipologie. Al primo posto, con il 39% del totale delle risposte, troviamo cause contestuali, ossia potenzialmente evitabili con adeguati correttivi (ad esempio la qualità di vita, le aree verdi, il costo di vita elevato, migliori prospettive lavorative, affitto elevato, problemi di mobilità o inquinamento). Al secondo posto, il 33% dei motivi, ci sono le motivazioni ibride, che a seconda dell’accezione possono essere sia evitabili sia inevitabili (ad esempio motivi di salute, passaggio da affitto a proprietà o viceversa, motivi professionali). Infine, le cause specifiche, personali e spesso legate al contesto famigliare (separazioni, divorzi, vedovanze, partenze per pensionamenti, ricongiungimenti famigliari, ecc.) e costituiscono il 28% delle risposte e tendenzialmente non possono essere modificate con adeguamenti al contesto.
«Nel complesso a Lugano arrivano molte persone per motivi lavorativi e di studio, più di quelle che partono per la stessa ragione, ma anche in ricerca di una miglior qualità di vita – osserva il capodicastero Consulenza e gestione Tiziano Galeazzi –. Il fatto che arrivino molti studenti, anche sempre più dal resto della Svizzera, è indice di quanto i poli accademici (Usi e Supsi, ndr) siano attrattivi». Il municipale sottolinea che i risultati del censimento offrono numerosi spunti di riflessione, anche politica. «Da un punto di vista lavorativo, Lugano guadagna più abitanti di quelli che perde. Questo significa che siamo un polo professionale importante. Proporzionalmente sono di più le persone che migrano da Lugano per problemi legati al costo della vita rispetto a coloro che arrivano per lo stesso motivo. Personalmente, questo mi preoccupa perché l’impressione è che la fascia del ceto medio si stia sempre più comprimendo. Altro punto da approfondire è il perché molti vivono per un po’ in città e poi se ne vanno. Sono gli appartamenti troppo cari? Le prospettive salariali? Il troppo rumore? Di certo sappiamo che qualcuno se ne va dalla parte alta della città perché la mobilità non è soddisfacente e questo vuol dire che bisogna potenziare il trasporto pubblico». Tanta carne al fuoco dunque, che il municipale intende sempre più proporre ai colleghi affinché la statistica diventi parte integrante «della piattaforma decisionale per gli interventi politici».