Associazioni ambientaliste, Verdi, Ps e Mps si appellano al Consiglio di Stato
Il Rally? Va annullato o per lo meno sospeso. Associazioni e partiti che si erano messi di traverso l’anno scorso, anche questa volta non sono rimasti a guardare. Nonostante i tempi stretti – la manifestazione è ormai dietro l’angolo, questo fine settimana –, Pro Natura Ticino, i ‘Cittadini per il territorio’, Verdi e Ps del Mendrisiotto e Movimento per il socialismo – in testa il professor Giorgio Noseda – hanno bussato al Consiglio di Stato, chiedendo al governo di intervenire. Risulta difficile dimenticare che il Tram, il Tribunale cantonale amministrativo, in marzo aveva dato loro ragione, sentenziando come illegittima l’autorizzazione alla manifestazione. Una kermesse piazzata (nel 2017) giusto in uno dei due periodi in cui il Piano di risanamento dell’aria (Pra) vieta di organizzare eventi motoristici. Ancora più arduo è digerire il fatto che i promotori del Rally Ronde del Ticino abbiano programmato le prove al 31 agosto (ultima data sotto l’effetto del Pra) e la gara (che tocca Novazzano e Chiasso-Seseglio, Balerna ha messo il veto) il giorno dopo. Agli occhi dei ricorrenti, hanno agito in modo “chiaramente abusivo”, presentando tanto l’annuncio (in marzo) che la richiesta (a fine maggio) per il Rally in ritardo – 5 e non 6 mesi prima del ‘pronti-via’ –; e precludendo, altresì, si rincara, “l’esercizio della facoltà di ricorso”. I contrari lo mettono nero su bianco: “Non si comprende come l’autorità inferiore abbia potuto sorvolare in maniera tanto leggera sulla questione legata alla tempistica della presentazione dell’istanza, impiegando due mesi per la sua evasione e aggiungendovi così ulteriore ritardo. Stupisce a questo proposito la leggerezza con cui l’autorità amministrativa inferiore abbia negato la concessione dell’effetto sospensivo a eventuali impugnazioni”. Dando luce verde alle prove nel periodo di protezione, si insiste, la decisione cantonale viola il Pra. Non solo: gli organizzatori hanno mostrato, si sottolinea, di non avere alcuna intenzione di rispettare le disposizioni e la legge, come nel recente passato. Quindi, si ribadisce, concedere l’effetto sospensivo – negato nel 2017 –, significa “permettere ai cittadini di difendersi dalle conseguenze negative della gara”. Tanto più in una regione come il Mendrisiotto, dove la delicata situazione atmosferica estiva, si annota, è tutt’altro che risolta. E se risulta ostico un iter – quello seguito per staccare il via libera –, “che ha bistrattato le più elementari norme di procedura e di buona fede”, non si dimentica che il percorso del Rally “interessa sempre numerosi centri abitati”. Infatti, il tracciato delle tratte denominate ‘Valcolla’ e ‘Penz’, si fa presente nel ricorso, passano dai nuclei abitati, ciò, però, “non ha impedito all’autorità cantonale di rilasciare (a torto) l’autorizzazione allo svolgimento della gara”. Associazioni ambientaliste e partiti non hanno dubbi: ci vorrebbe un “blocco cautelativo”.