Un abitante delle zone attraversate denuncia troppi incidenti, danni e sicurezza lacunosa. Lettera alla Sezione della circolazione
Gli echi dei rombi del Rally sono ormai già lontani, ma la manifestazione continua a far rumore. E ciò non succede solo nel Mendrisiotto, dove un drappello di cittadini, associazioni ambientaliste e partiti (Verdi, Ps e Mps), in testa il professor Giorgio Noseda, è da tempo sul piede di guerra. Qui (a sud) ne fanno soprattutto una questione ambientale (oltre che di principio). Risalendo il cantone il nodo dolente è, invece, piuttosto quello della sicurezza: per i piloti, per il pubblico e per le zone attraversate dal tracciato di gara. «In fondo – ci fa notare un residente nel Luganese –, non è che l’altra faccia della medaglia». Già, perché di incidenti ne sono stati visti e «molti» lungo il percorso, e non solo in quest’ultima edizione. Tant’è che fra gli abitanti vi è chi non solo ha denunciato a parole (scritte) la mancanza di sicurezza, ma in questi giorni ha anche sporto una querela formale contro il Rally e contro terzi. Le motivazioni? I danni subiti e la “messa a repentaglio dell’incolumità di terzi”.
Auto uscite fuori strada e finite quasi sulla porta di casa. Lì a Sonvico come al bivio per Villa Luganese era già successo. Scongiurate, quindi, le conseguenze fisiche per equipaggi e spettatori – anche se fra i partecipanti c’è chi è finito al pronto soccorso per accertamenti –, è rimasta la conta dei danni, tutt’altro che trascurabile. Ovvero ‘arato’ il giardino e distrutta la termopompa, nuova di zecca. «Senza contare lo spavento per il botto e l’incidente a cui abbiamo assistito: siamo stati noi a chiamare la Polizia, che a sua volta ha allertato l’ambulanza, mostrandosi molto professionale – ci raccontano –. Se si pensa che la gara è stata interrotta unicamente per permettere l’arrivo dei sanitari e il ricovero degli infortunati... Di fatto, solo la presenza degli agenti ha dato modo di mettere in sicurezza l’area».
Chi è stato testimone oculare di quanto può succedere durante la competizione, avverte il problema; e non meno di quanti nel Mendrisiotto rivendicano maggiore attenzione per la qualità dell’aria. «Già l’anno scorso – ci spiegano gli stessi autori della denuncia alle autorità – avevamo cercato di sensibilizzare sulla problematica. E lo avevamo fatto scrivendo una lettera all’organizzatore della manifestazione – Massimo Beltrami, ndr –. Ma questa volta abbiamo deciso di rivolgerci direttamente alla Sezione della circolazione, con copia al Consiglio di Stato e al Municipio di Lugano». Del resto, due uscite di strada nello stesso punto a un anno di distanza e due incidenti in soli 100 metri meritavano una segnalazione, ci fanno capire. «È una grossa responsabilità – si è fatto notare pure nella missiva indirizzata alla Sezione della circolazione – far correre questi pericoli agli equipaggi, agli spettatori e agli abitanti della zona».
Per coloro che hanno firmato la querela oggi non si fa abbastanza per rendere sicuro l’evento: va bene organizzare il Rally, ma poi bisogna essere all’altezza. «Come mai – ribadiscono – non trapela mai nulla sugli incidenti che capitano e ci si affretta a recuperare i veicoli danneggiati, che poi finiscono sotto un telone su un autocarro». A lasciare perplessi quanti vivono lungo il tracciato di gara è altresì il comportamento di una parte del pubblico: «Attraversano il campo stradale – ci spiegano – e quando una vettura esce di strada, curiosi si spostano per fotografare meglio».
È vero, riconoscono, se i rallysti lasciano sul terreno delle piante sradicate, l’organizzazione invia il giardiniere per rimediare al guaio. Quanto alla termopompa, ci fanno sapere i proprietari, in questi giorni in una missiva di posta elettronica i promotori hanno garantito che a rispondere sarà l’assicurazione Responsabilità civile della manifestazione. Non è, però, solo questo il punto, si lascia intendere in modo chiaro. Come nel Mendrisiotto ritorna la questione di principio. «La nostra speranza – confidano ancora a ‘laRegione’ gli autori della querela – è che aver compiuto questo passo farà sì che il tema della sicurezza non venga archiviato velocemente come gli incidenti sul percorso del Rally». E di argomenti – un ricorso al governo e ora, appunto, una denuncia – per continuare a tenere desta l’attenzione non ne mancano.