La casa da gioco e il Comune hanno ricevuto il via libera dalla giudice del Tribunale di Como per continuare l’iter giudiziario
La battaglia sulla costituzione di parte civile nell’udienza preliminare per la bancarotta del Casinò di Campione d’Italia, chiuso nell’estate 2018 sotto il peso di 133 milioni di euro, sta volgendo al termine. La giudice Cristiana Caruso del Tribunale di Como ha concesso, alla casa da gioco e al Comune dell’enclave, il via libera alla costituzione di parte civile nei confronti dei dieci imputati per i quali il pm Antonia Pavan ha chiesto il rinvio a giudizio, accusati, a vario titolo, di diverse tipologie di bancarotta, dissipazione e distrazione di fondi. La stessa giudice ha tuttavia respinto la richiesta del Casinò di costituirsi parte civile nei confronti di se stesso. Una richiesta piuttosto inconsueta, che si basava sul presupposto che alcuni degli imputati (due ex sindaci e due ex dirigenti comunali) in caso di condanna non fossero in grado di pagare i risarcimenti fissati dal giudice, e che fosse il Comune a farsi carico del risarcimento stesso.
Quanto basta per comprendere come l’iter giudiziario per arrivare a stabilire se nel crac del Casinò e del Comune (che hanno accumulato debiti per oltre 200 milioni di euro) ci siano responsabilità da parte di chi, dal 2013 al 2018, ha gestito la casa da gioco e l’amministrazione comunale. I difensori degli imputati si erano opposti alla costituzione di parte civile del Casinò e del Comune. L’udienza preliminare è stata aggiornata all’11 giugno, mentre il 22 gennaio riprenderà il processo in aula nei confronti degli imputati per la gestione del Comune. Si prevede un processo destinato a concludersi con un nulla di fatto, poiché quasi tutti i reati sono prescritti.