Ventilata a metà dicembre dopo la destituzione dei giudici Quadri e Verda Chiocchetti, l’istanza è stata inoltrata all’attenzione del Gran Consiglio
L’aveva preannunciata in una presa di posizione, è ora arrivata la richiesta formale. Con un atto parlamentare il Movimento per il socialismo ha inoltrato questa mattina all’attenzione del Gran Consiglio la richiesta di costituzione di una Cpi, una Commissione parlamentare d’inchiesta, per “garantire un’analisi trasparente e approfondita della crisi della Magistratura”.
Una prima proposta di istituzione di una Cpi, lo ricordiamo, era arrivata dall’Mps dopo la decisione dello scorso 12 dicembre del Consiglio della magistratura di destituire i giudici del Tribunale penale cantonale (Tpc) Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti. A questo scossone nella giustizia ticinese, ne è poi seguito un ennesimo. Martedì 7 gennaio si è dimesso dalla carica di giudice d’appello il presidente del Tpc Mauro Ermani, ufficialmente per motivi di salute. Quadri, Verda Chiocchetti ed Ermani sono, come noto, i protagonisti del cosiddetto ‘caos Tpc’, alla cui origine vi è la segnalazione di mobbing subito da una segretaria del Tpc da parte di una collega. Sono seguiti mesi tesi, molto tesi, contraddistinti da segnalazioni, controsegnalazioni e denunce reciproche tra i giudici. Un caso che non ha lasciato indifferente la politica.
Quattro i punti fermi elencati dall’Mps nella richiesta all’indirizzo del parlamento. In primis, “la Cpi dovrà chiarire in particolare se i/le dipendenti del Cantone attivi/e nell’ambito della Magistratura – in particolare quelli/e coinvolti/e nelle vicende che sono all’origine della destituzione dei due giudici e la cui responsabilità gestionale è regolata all’articolo 1c della Legge sull’ordinamento degli impiegati dello Stato e dei docenti (Lord) – abbiano potuto beneficiare dell’applicazione” di alcuni articoli della Lord, “se tali articoli siano stati applicati correttamente e, in particolare, se sia stata garantita parità di trattamento rispetto agli altri funzionari del Cantone”. Gli articoli della Lord citati dall’Mps regolano la protezione della personalità, della salute e della sicurezza del personale sul posto di lavoro, ma anche la valutazione periodica dei dipendenti da parte di un superiore, come pure il comportamento da tenere rispetto alla propria funzione pubblica ricoperta, anche nella vita privata.
In secondo luogo, per l’Mps la Cpi dovrà “verificare quale sia stato il ruolo dell’Amministrazione cantonale responsabile di riferimento (Dipartimento istituzioni) nel vegliare che le seguenti disposizioni fossero tenute nella giusta considerazione nell’analisi delle vicende e che le strutture competenti dell’Amministrazione fossero adeguatamente informate”. Ovvero: la direttiva del Consiglio di Stato concernente le molestie psicologiche, sessuali e le discriminazioni all’interno dell’Amministrazione del 9 giugno 2021, il Gruppo stop molestie, il rapporto finale della commissione ‘Gestione e finanze’ in merito “all’audit esterno, dai poteri accresciuti, per compiere gli accertamenti sulla gestione, da parte delle competenti autorità, del caso dell’ex funzionario del Dipartimento sanità e socialità e proporre i necessari correttivi, nonché le raccomandazione dell’audit”.
Inoltre, scrive l’Mps, dovrà “verificare se nelle vicende in questione che hanno travagliato il Tpc sia stato rispettato l’articolo 17a della Lord”, che recita: “Le autorità giudiziarie devono attenersi ai regolamenti e alle direttive sulla gestione del personale emanati dal Consiglio di Stato; il Cdm vigila sull’osservanza di quest’obbligo”. Tale verifica, prosegue l’atto parlamentare, “deve riguardare sia il comportamento delle autorità giudiziarie che quello del Cdm”.
Non da ultimo, “la commissione parlamentare d’inchiesta sarà composta da almeno un/a deputato/a di ognuna delle liste rappresentate in Gran Consiglio”.
«Questa storia così intricata necessita evidentemente di un chiarimento a trecentosessanta gradi, cosicché si possa mettere un punto fermo a quanto successo». Il presidente della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ Fiorenzo Dadò non transige. E spiega: «Sarà soprattutto importante capire quali saranno gli strumenti e le misure da attuare affinché situazioni del genere non capitino più». Un tema, per il presidente del Centro, che si pone eccome. «Non si può pensare – rimarca – che con la destituzione dei due giudici e le dimissioni di Ermani la situazione sia rientrata. Se si è arrivati a questo punto di degrado, è perché gli organi di controllo sul buon funzionamento della Magistratura non sono stati sufficientemente efficaci nel bloccare sul nascere una situazione così disastrosa. A questo proposito anche una riflessione sull’autogoverno amministrativo dei tribunali va fatta». Personalmente la posizione di Dadò resta però mitigata. «Dire oggi – rileva – se una Cpi sia la soluzione idonea è prematuro. Il tema andrà discusso all’interno della commissione parlamentare preposta e sarà comunque il Gran Consiglio a prendere la decisione finale». In altri termini, il centrista si dice «tiepido sulla capacità di una Cpi di poter fare una valutazione oggettiva su questo tema intricato», ribadendo a ogni modo che «un’analisi seria e indipendente va fatta».