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La Casinò Campione Spa chiama in causa il Comune

Prosegue il processo per bancarotta della casa da gioco. La Banca popolare di Sondrio rinuncia al rimborso. Si torna in aula il 6 novembre

(Ti-Press)
10 ottobre 2024
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In questa fase dell’udienza preliminare per la bancarotta del Casinò di Campione d’Italia, chiuso nell’estate 2018 sotto il peso di 133 milioni di euro, l’attenzione si focalizza sulla costituzione delle parti civili: la preoccupazione di otto dei dieci indagati è quella – in caso di condanna – di essere chiamati a pagare un salatissimo risarcimento. A chiedere al gup Cristiana Caruso nell’udienza che si è tenuta ieri in Tribunale a Como, di costituirsi parte civile sono stati il Comune dell’enclave e la Casinò di Campione Spa, società di gestione della casa da gioco campionese che alla giudice ha chiesto anche di essere autorizzata a chiamare in causa lo stesso Comune come responsabile civile del crac del casinò.

Una decisione di cui si era sentito parlare, ma che sembrava inverosimile, almeno sino a quando non è stata formalizzata. Una richiesta alla quale i legali del Comune si sono opposti. Il Comune dell’enclave è bene ricordare è il socio unico della Casinò di Campione d’Italia Spa. Opposizione su tutta la linea da parte dell’agguerrito collegio difensivo alla costituzione di parte civile da parte di Comune e società di gestione del casinò, oltre che dai due commissari giudiziari nominati dai giudici fallimentari del Tribunale di Como. Cosa si cela dietro la disputa fra Comune e Casinò di Campione Spa non è dato sapere (le udienze preliminari sono a porte chiuse): si riuscirà a saperne di più se gli imputati saranno rinviati a giudizio e quindi il processo sarà celebrato in aula. Per ora c’è da prendere atto che Comune e società di gestione del casinò non si sono costituiti parte civile nei confronti della Banca Popolare di Sondrio (Bps), che ha due suoi funzionari fra gli imputati.

Bps ha risarcito (oltre 6 milioni di euro) Comune e casinò e soprattutto ha rinunciato al rimborso da parte della casa da gioco di oltre 18 milioni di euro così come previsto dal piano concordatario. La Bps quindi sul piatto della bilancia ha messo oltre 24 milioni di euro pur di chiudere nel modo più indolore possibile la vicenda giudiziaria che, con i tempi della giustizia in Italia, rischia di durare alcuni anni. Lo conferma il fatto che si tornerà in aula il prossimo 6 novembre, giorno in cui la gup Cristiana Caruso farà conoscere le sue decisioni in merito alla ammissione delle parti civili e alle eccezioni della difesa. L’8 gennaio è previsto l’inizio della discussione con l’intervento del pm Antonia Pavan che illustrerà i motivi delle richieste di rinvio a giudizio per varie tipologie di bancarotta, fra cui quella di bancarotta preferenziale che, oltre a due ex sindaci e a due ex Ad del casinò, coinvolge la Bps.