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Niente da fare per la Mubea di Bedano: si chiude

A perdere il posto una settantina di dipendenti. Il sindacato Ocst: lavoratori allibiti dal piano sociale

Lo stabilimento
(Ti-press)
11 settembre 2024
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Niente da fare per la Mubea Fabbrica Molle, che produce da più di 50 anni molle per valvole destinate all'industria automobilistica. La fabbrica di Bedano cesserà la produzione il 31 marzo 2025. Una settantina di persone perderanno il posto di lavoro. I primi licenziamenti saranno effettivi per la fine dell'anno in corso, mentre gli altri seguiranno nei mesi successivi, fino alla chiusura dell'impianto. Sono previsti un piano sociale volontario e un sostegno attivo nella ricerca di nuovi posti di lavoro.

‘Colpa delle auto elettriche’

Lo comunica con una nota il Consiglio di amministrazione, nella persona di Piergiorgio Giuliani. Le motivazioni sono quelle già addotte tre settimane fa, quando iniziò la consultazione con le parti sociali: “A seguito della crescita che ha preso piede nel mercato delle auto elettriche, si è ridotto lo sviluppo di nuovi motori a combustione interna non lasciando intravedere nuove opportunità commerciali. Il volume produttivo si è già ridotto drasticamente e le previsioni economiche indicano un trend costantemente negativo. L'aumento del forte tasso di cambio del franco svizzero e gli elevati costi di produzione che ne derivano gravano sempre di più sull'impresa”.

“Dopo aver analizzato attentamente le proposte presentate dai dipendenti” l'azienda, scrive il CdA, ha concluso di non avere alternative Ecco allora il piano sociale. “Le misure sono principalmente incentivi economici. Sono inoltre previsti provvedimenti per lavoratori dai 58 anni e la possibilità per i dipendenti che trovano un'occupazione alternativa di lasciare l'azienda in tempi rapidi. L'azienda è inoltre disposta a prendere in considerazione individualmente casi di rigore eccezionali. Infine, in collaborazione con la Sezione cantonale del lavoro e grazie al supporto di AITI - Associazione Industrie Ticinesi, Mubea fornirà anche un servizio di outplacement e di collocamento attivo”.

‘Una presa in giro’

Un piano sociale che però avrebbe sconcertato i lavoratori, prossimi al licenziamento. «Crediamo che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nella legge sulle consultazioni» ci risponde il sindacalista Ocst Paolo Coppi, che ha partecipato a incontri e assemblee in fabbrica. «I dipendenti sono rimasti allibiti dal piano sociale, per persone che hanno una lunga anzianità, sentirsi offrire due mensilità senza una strutturazione ulteriore, è stata una presa in giro. Dopodiché, la speranza è l'ultima a morire: i dipendenti hanno chiesto di rivedere questo piano con maggiori risorse. Quello che ha lasciato un po‘ l'amaro in bocca, è che non sono state prese in considerazione le loro competenze per convertire la produzione. Sono lavoratori che operano nell'automotive da molti anni. Bastava avere la possibilità di investire, ma evidentemente la volontà dell'azienda era quella di portare a casa un risparmio e di ottimizzare la produzione da qualche altre parte» (magari in Polonia dove il gruppo possiede una fabbrica simile ndr). «Esperienzialmente, si vede che dove c’è contrattazione collettiva le aziende sono portate a trovare qualche soluzione in più nell'interesse di tutte le parti, e ci metto pure il Cantone e i cittadini contribuenti perché qui c'è un indotto di più di 100 persone che lascia il Ticino» annota ancora Paolo Coppi.

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