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Bedano, un'ottantina di persone rischia il posto di lavoro

I vertici della Mubea fabbrica molle Sa informano i lavoratori della possibile chiusura dell'azienda. Coppi, sindacalista Ocst. ‘Un fulmine a ciel sereno’

La sede dell’azienda di Bedano, attiva dal 1971
(Mubea)
21 agosto 2024
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«Un fulmine a ciel sereno»: così è stata accolta dall’ottantina di dipendenti della ditta Mubea fabbrica molle Sa di Bedano la comunicazione, da parte dei vertici dell’azienda, della possibile chiusura dell’attività e di eventuali licenziamenti dal prossimo mese di ottobre, secondo il sindacalista Ocst Paolo Coppi che ha commentato l’informazione senza nascondere la propria perplessità. Un’informazione che proviene direttamente dal Consiglio di amministrazione della società, che nel 1971 nell’area industriale lungo il Vedeggio cominciò l’attività di produzione di molle per valvole destinate all’industria automobilistica.

La causa? Il mercato elettrico in crescita

La decisione della direzione dell’azienda di informare i lavoratori dell’avvio di una procedura di consultazione, che terminerà il prossimo 17 settembre, è attribuita alla “crescita che ha preso piede nel mercato delle auto elettriche”. Una crescita che ha “ridotto lo sviluppo di nuovi motori a combustione interna non lasciando intravedere nuove opportunità commerciali per i nostri prodotti. Allo stesso tempo, a causa di tale crescita, mancano segnali che suggeriscano la rinuncia di quote di mercato da parte di aziende concorrenti nel nostro stesso mercato. Il volume produttivo si è già ridotto drasticamente e le previsioni economiche indicano un trend costantemente negativo”, scrive la direzione. Dal canto suo, il sindacalista sottolinea che «responsabilità sociale è dire la verità ed essere trasparenti innanzitutto con i propri collaboratori. Crediamo sia necessario chiarire fin da subito quali siano i reali margini per mitigare la situazione di apparente difficoltà e dare chiare indicazioni su quali siano gli aspetti dove valutare alternative meno drastiche per le 80 persone coinvolte».

Franco forte, inflazione e costi elevati

La direzione, nella nota stampa, spiega che “lo stabilimento di Bedano ha sempre dimostrato una buona produttività, resa indispensabile anche ai fini della copertura dei notevoli costi in termini di infrastrutture e personale. I costi di produzione elevati hanno ora un impatto ancora più forte in rapporto ai volumi di produzione notevolmente ridotti, dal momento che non ci sono altri prodotti in grado di ammortizzare i costi generali. Mubea produce esclusivamente per Paesi europei. L’ulteriore aumento del forte tasso di cambio del franco e gli elevati costi di produzione che ne derivano gravano sempre di più sull’impresa. A ciò si aggiungono le sfide economiche sul piano mondiale rappresentate dagli elevati costi energetici e dall’inflazione. Non è stato possibile far ricadere interamente sui clienti gli incrementi dei costi di produzione degli ultimi tre anni”. Perciò, scrive la direzione “Il Consiglio d’amministrazione e la direzione terranno conto per quanto possibile nel proprio processo decisionale delle idee e delle proposte risultanti dalla procedura di consultazione e decideranno successivamente come affrontare la situazione”.

‘Maggiore chiarezza sulle soluzioni’

Invece, dal punto di vista sindacale, quali sono le vostre richieste? «Maggiore chiarezza sugli specifici ambiti organizzativi o indici economici su cui concentrarsi per provare a modulare o studiare soluzioni che siano quindi accettabili ed efficaci allo scopo – risponde Coppi –. I dipendenti, che sono tutti mediamente ad alta anzianità di servizio e quindi con un grado molto alto di specializzazione, sono pronti a tutto pur di salvaguardare l’occupazione in Mubea. L’eventualità di una chiusura è una sconfitta (l’ennesima) anche in termini di professionalità specifica e di alto livello la cui concentrazione si sta sempre più dileguando in Ticino (con un conseguente e preoccupante effetto sul drastico abbassamento dell’occupabilità delle persone)». Non solo. Il sindacalista chiama in causa direttamente la politica che non deve sentirsi esente «da responsabilità. Ci sembra sempre più evidente (i tanti casi degli ultimi anni lo dimostrano) che nel comparto industriale il Ticino paga una minore competitività rispetto ad altri territori (Mubea ne è solo l’ultima testimonianza diretta), ma non vediamo azioni e iniziative conseguenti, che siano messe in atto o studiate da parte delle istituzioni oltre che per rallentare questi effetti diretti anche per invertire la tendenza e provare ad attrarre nuove esperienze industriali. L’Ocst – per quel che potrà – farà di tutto per dare supporto e aiuto a tutte le persone coinvolte».

Inoltre, la direzione di Mubea fa sapere che “a chiusura della procedura di consultazione, i lavoratori verranno informati tempestivamente circa le decisioni prese dal Consiglio d’amministrazione. Nel caso in cui dovesse concretizzarsi lo scenario della chiusura aziendale, gli eventuali licenziamenti saranno comunicati da ottobre 2024 in conformità con i rispettivi termini di disdetta. In tal caso, la produzione cesserebbe presumibilmente nella primavera 2025. Qualora dovesse realizzarsi l’ipotesi della chiusura della produzione, Mubea riconoscerà incentivi economici ai dipendenti che continueranno a prestare il loro prezioso servizio fino alla definitiva chiusura dello stabilimento”. La direzione si dice “consapevole delle ripercussioni che tale scenario potrebbe avere dal profilo umano e sulla comunità locale e lavorerà a stretto contatto con i dipendenti, dei quali apprezza il grande servizio e la lealtà nella lunga storia dello stabilimento, con le autorità competenti e con le parti sociali”. E precisa che “un’eventuale chiusura della produzione sarebbe da ricondurre esclusivamente alle dinamiche di mercato e non alle condizioni quadro (fiscali e di politica economica regionale) in Canton Ticino”.

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