I Verdi lo aspettavano dal 2017 ma il documento presentato poche settimane fa dalla Città di Lugano ha deluso: ‘Non è uno strumento d’analisi serio’
Non piace ai Verdi il primo Rapporto di sostenibilità pubblicato dalla Città di Lugano un paio di settimane fa e lungamente atteso. Nel 2017 gli ecologisti infatti avevano presentato una mozione che ne chiedeva l’adozione e da anni non votano Preventivi e Consuntivi proprio perché mancava questo documento a loro giudizio essenziale per valutare e pianificare anche la politica finanziaria. Il rapporto oggi è realtà e ne abbiamo parlato con il capogruppo Danilo Baratti.
È lo strumento che vi aspettavate?
Assolutamente no. O meglio: da un lato è una buona cosa che sia stato realizzato, perché contiene comunque alcuni dati che sarà interessante seguire. D’altra parte però si sarebbe potuto fare molto meglio, rendendolo uno strumento veramente utile per l’esame politico di quel che fa la Città. Così come è stato impostato risulta un’operazione promozionale. Più che uno strumento d’analisi è una vetrina della Città. Ma non sono solo i contenuti, anche la forma lascia perplessi. Sono state inserite belle foto, ma cosa ci dicono? Non sono utili all’analisi, se non per constatare la scarsità di pannelli solari sui tetti. Restando sempre alle osservazioni generali, sarebbe stato interessante vedere confronti con altre realtà urbane. Altra cosa del tutto assente, sono degli obiettivi precisi da raggiungere. Sì, al termine del rapporto vengono citati degli obiettivi, ma sono quelli generici già contenuti nelle Linee di sviluppo e in altri documenti. Non ci dicono nulla su cosa il Municipio intende fare rispetto ai dati presentati.
Essendo la prima edizione, forse gli obiettivi verranno aggiunti in seguito.
Forse. Però la vaghezza non è solo relativa agli obiettivi. Tutto il documento è molto superficiale.
Sul paragone con altre città: il sindaco Michele Foletti ha spiegato che sono poche quelle che in Svizzera hanno documenti come questo, quantomeno basandosi sui criteri di Global Reporting Initiative, che sono quelli tenuti in considerazione dalla Città. Fare dei confronti non è forse difficile?
Il giudizio va effettivamente dato sui criteri scelti. Noi ci aspettavamo uno strumento che mettesse in evidenza i problemi da affrontare e non, come è il caso, una rassegna autocelebrativa. Invece questo è un documento del tutto aproblematico. Un primo aspetto che riteniamo critico è la scelta dei cosiddetti ‘stakeholder’ (i portatori d’interesse che il Municipio ha consultato per individuare i temi di interesse per il Rapporto, ndr). Intanto manca del tutto la società civile, anche se le commissioni di quartiere in qualche modo rappresentano i cittadini. Ma le altre associazioni? Perché solo quelle sportive? E quali? E per ‘rappresentanza politica’ cosa si intende? Chi è stato consultato? E poi, come sono stati scelti gli stakeholder? Chi sono? Su tutto questo non c’è chiarezza. Si sarebbe dovuto specificare meglio. E non mancano poi perplessità sulle priorità che questi hanno individuato.
Che cosa intende?
Prendiamo la sicurezza. Ogni anno, lo dicono le statistiche e se ne vanta il Municipio, emerge che Lugano è la città più sicura fra le dieci più grandi in Svizzera. E ciononostante questi misteriosi stakeholder individuano come tema principale la sicurezza. E il secondo più sentito sarebbe la pulizia e il decoro urbano... ma è incredibile! Lugano è già pulita e decorosa, come fa a essere percepito come un tema prioritario? Per contro, una questione del tutto tralasciata è la mobilità, in una città che vede nel traffico e nella mobilità uno dei suoi problemi principali. Eppure i dati ci sono per affrontare quest’argomento. Si sa quanti veicoli entrano in città, quali sono le vie più trafficate, qual è l’impatto sull’ambiente di questo traffico. E neppure le isole di calore, altra questione di grande attualità in ambito urbano, appaiono tra le priorità. Nella stesura del rapporto non sono state coinvolte le associazioni a tutela del territorio e dell’ambiente. Eppure uno dei capitoli fondamentali di un rapporto di sostenibilità dovrebbe essere quello legato alla dimensione ambientale.
Il capitolo sull’ambiente è presente.
Sì, ma è incompleto. Ad esempio, si fa riferimento al fatto che nel 2023 ci sono state 286 “nuove piantagioni”, ma è una cifra che non vuol dire nulla. Si tratta di alberi o cespugli? E dove sono stati piantati? C’è una bella differenza fra un’area densamente abitata e una boschiva. E quanti ne sono stati abbattuti? Ci sono poi diverse lacune. Un dato del quale sarebbe utile seguire l’evoluzione è la cosiddetta canopia arborea, ossia la massa delle chiome degli alberi. Come ci ha mostrato Nicola Schönenberger in una recente conferenza, ci sono dati federali che dimostrano come fra le grandi città svizzere Lugano sia fra quelle con la copertura arborea più scarna. Accostando questi elementi alle analisi delle isole di calore, allora sì che diventano strumenti davvero utili per calibrare gli interventi. In ogni caso, l’aspetto che trovo più ridicolo di questo capitolo è la percentuale delle superfici permeabili indicata per Lugano: 78%. Ma è chiaro che il dato è così alto se si inseriscono il Monte Boglia e la Val Colla. Una rilevazione seria va fatta sull’area urbana! È lì che va monitorata la permeabilità del suolo, la decementificazione. E allora dal primo posto passiamo all’ultimo. Va detto che negli ultimi anni c’è un’attenzione crescente verso gli spazi verdi e che tanti passi avanti sono stati fatti, ma non possiamo accontentarci di dire che siamo la città più verde della Svizzera perché abbiamo numerose aree boschive, senza entrare nei dettagli. E sono oscuri anche i criteri sulle emissioni di anidride carbonica e in altri ambiti. Il dato complessivo delle emissioni è bassissimo, equivale a quelle di 348 abitanti. Com’è possibile per una città con più di 1’600 dipendenti e un budget di mezzo miliardo? Che calcoli sono stati fatti?
Governance e socialità: va meglio?
No, credo che anche in questi ambiti si possano fornire dati più precisi. Si dice per esempio che le donne costituiscono il 28% nei quadri superiori dell’amministrazione comunale. Sarebbe interessante vedere più precisamente quali sono questi quadri. Poi non si dice granché sui salari e sulle condizioni di impiego in generale. Stesso discorso sulle cifre legate all’assistenza e all’aiuto sociale. Eppure la Città ha già dati più dettagliati, ad esempio l’opuscolo ‘Lugano in cifre’ offre una panoramica paradossalmente più precisa. Sembra proprio che il Municipio abbia deciso di inserire solo aspetti più generali, per autopromuovere il proprio lavoro verso l’esterno. Ma noi chiedevamo uno strumento di lavoro, non una vetrina.
Alla luce di questo documento, e delle vostre critiche, cambierete posizione quando si tratterà di votare i conti?
Per quest’anno no di certo, perché in ogni caso quel che volevamo era poter seguire l’evoluzione dei dati nel tempo. Ma anche in futuro, se la qualità analitica resterà questa, probabilmente continueremo a insistere sul fatto che mancano gli strumenti di valutazione seri. E ci vorrebbe più trasparenza sulla costruzione di questo documento. Non escludo atti parlamentari in merito.