Dopo l'annullamento dell'ordinanza di ingiunzione, la parola passa al Consiglio di Stato, ovvero la Corte di cassazione per contenziosi amministrativi
Nei mesi scorsi il contenzioso fra Regione Lombardia e Comune di Campione d'Italia, scaturito dall'ordinanza di ingiunzione di inizio maggio 2020 del Pirellone che imponeva all'enclave di pagare 87 milioni per le spese sanitarie sostenute nel periodo compreso fra il 2005 e il 2018, sembrava un capitolo chiuso. Questo dopo il pronunciamento della giudice Valentina Boroni del Tribunale civile di Milano che, accogliendo il ricorso presentato da una avvocatessa di Campione d'Italia, aveva annullato l'ordinanza d'ingiunzione.
La richiesta di una somma proibitiva per le asfittiche casse comunali sintetizzava i costi (decisamente più alti rispetto a quelli previsti dal Servizio sanitario nazionale) sostenuti dal Pirellone per assicurare l'assistenza sanitaria ai campionesi, per lo più garantita dalle strutture sanitarie ticinesi, anche se da alcuni anni in misura minore. Nelle ultime ore è arrivata da Regione Lombardia la decisione dell'assessorato regionale al Welfare di impugnare davanti al Consiglio di Stato (la Corte di cassazione per contenziosi amministrativi).
Un ricorso, quello dell'assessorato guidato da Guido Bertolaso, che giunge come un fulmine a ciel sereno e che in riva al Ceresio ha suscitato sconcerto e preoccupazione. Negli ultimi mesi i rapporti fra Regione Lombardia e Comune dell'enclave impegnati su diversi fronti (oltre alla sanità anche quello dei rifiuti che a Campione d'Italia continua a essere irrisolto) sembravano essere collaborativi. Come andrà a finire, ora come ora, non è dato sapere. L'unica certezza sembra essere quella che i campionesi non saranno chiamati a pagare la contribuzione volontaria mensile (92 franchi per i maggiorenni e 33 franchi per i minorenni e una partecipazione sino a 700 franchi per le spese) per beneficiare delle strutture sanitarie del Canton Ticino, come è stato per un paio d'anni. La rimozione della contribuzione volontaria si traduce in un buco annuale di 2 milioni di franchi.