Luganese

Riceve illecitamente 60mila franchi di crediti Covid: condannato

Il 61enne ha dichiarato una cifra d’affari sei volte superiore a quella reale, definendolo ‘un errore in buona fede’

(Ti-Press)
9 marzo 2023
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È stato condannato a una pena pecuniaria sospesa il proprietario d’azienda che nel 2020 ha richiesto indebitamente un credito Covid pari a 60mila franchi, dichiarando una cifra d’affari di oltre sei volte maggiore a quella reale. La sentenza, emessa dalla presidente della Corte delle Assise correzionali Francesca Verda Chiocchetti, prevede una pena di 120 aliquote giornaliere da 30 franchi ciascuna, sospesa per due anni. I capi d’imputazione sono quindi truffa e falsità in documenti, mentre cade l’accusa di riciclaggio, in quanto i cospicui prelievi in contanti effettuati dall’uomo, avevano lo scopo di risarcire dei debiti e non far perdere la tracciabilità al denaro.

L’imputato, un 61enne svizzero difeso dall’avvocato Francesco Wicki, avrebbe infatti dichiarato una cifra d’affari di 650mila franchi, mentre negli anni precedenti non aveva nemmeno raggiunto i 100mila, al punto che la propria ditta di trasporti non risultava nemmeno iscritta nel Registro di commercio. L’uomo avrebbe anche taciuto della procedura di fallimento a carico della ditta, attiva nel settore edilizio. «Avevo frainteso il formulario – ha dichiarato a più riprese l’imputato –. Avevo capito che si dovesse indicare una previsione della cifra d’affari per il resto dell’anno. Non volevo truffare nessuno».

Una scusa non giustificata secondo la pp Raffaella Rigamonti che ha ritenuto che l’imputato abbia approfittato «di una situazione di emergenza collettiva, dove i crediti venivano concessi sulla fiducia». Ad alleviare la pena, che in origine ammontava a 180 aliquote, il fatto che l’imputato abbia da subito iniziato a restituire il credito e stia continuando a farlo, nonostante la sua situazione debitoria.