I quattro municipali sarebbero stati messi alle strette sul pericolo di crollo del tetto dalla polizia che ha chiamato un funzionario verso le 20
Emergono un paio di dettagli inediti relativi alla vicenda sulla bocca di tutti da oramai due settimane. Viene a galla un retroscena che confermerebbe la versione fornita dal Municipio di Lugano in merito alla demolizione dell’ex Macello nella notte tra sabato 29 e domenica 30 maggio: messi alle strette dai vertici della polizia sul rischio che gli autonomi salissero sul tetto dopo lo sgombero e che ci potesse scappare il morto, i quattro membri dell’esecutivo avrebbero dato luce verde all’abbattimento unicamente del tetto poco prima delle 22. Cosa sia successo in seguito e come mai l’edificio sia stato completamente abbattuto sarà l’inchiesta penale a stabilirlo. Di sicuro, gli escavatori non sono i macchinari preposti a uno smantellamento di un tetto di uno stabile vetusto come quello demolito. I quattro municipali (il sindaco di Lugano Marco Borradori, il vicesindaco Michele Foletti, la capodicastero Sicurezza Karin Valenzano Rossi e Filippo Lombardi) hanno comunque preso una decisione parecchio discutibile, senza consultare gli altri tre colleghi, non tenendo conto delle procedure edilizie, né della presenza di amianto e di altre sostanze nocive per la salute pubblica e l’ambiente. Intanto, nell’ambito dell’inchiesta penale, coordinata dal procuratore generale Andrea Pagani coadiuvato dal procuratore capo Arturo Garzoni, nei giorni scorsi, sono stati interrogati alcuni protagonisti della vicenda.
L’altra novità riguarda una seconda telefonata, tra le 20 e le 20.30, da parte della polizia (non è chiaro se sia stata la Cantonale o la Comunale di Lugano) stavolta a un funzionario della Città invitato ad allertare una delle tre ditte coinvolte nella demolizione dell’ex Macello. Ne ha riferito l’edizione di ieri del ‘Caffè’. Secondo il settimanale, al funzionario attivo nel settore genio civile, sarebbe stato chiesto di contattare una delle tre imprese successivamente coinvolte nella demolizione di parte dell’ex Macello, ossia Implenia, Spalu ed EdilStrada, e di procurare operai e mezzi per lavori di assestamento. Una prima telefonata, lo ricordiamo, era già emersa mercoledì 2 giugno quando il sindacato Unia ha riferito di avere le prove documentali che “almeno una delle tre imprese, che nelle prime ore e per tutta la giornata di domenica hanno eseguito la demolizione e la messa in sicurezza, ha infatti ricevuto l’ordine d’intervento da parte del comando della polizia di Lugano soltanto alle 17.50 di sabato 29 maggio”. Ovvero ben prima che fosse messa in atto l’occupazione dell’ex Vanoni, avvenuta intorno alle 18.30. Una telefonata che il comando della Polizia di Lugano ha però categoricamente smentito.
Mentre si fatica a dipanare la matassa, si registrano gli attacchi del consigliere di Stato Norman Gobbi ai media, accusati di alimentare i sospetti. Secondo il domenicale, questa seconda telefonata rafforzerebbe la tesi secondo cui la polizia quella sera, per alcune ore, avrebbe agito al di fuori del controllo politico da parte del Municipio e del Consiglio di Stato. Una tesi che combacia peraltro con la versione dell’esecutivo cittadino che, giovedì scorso, ha dichiarato di essere stato avvisato dalla polizia riguardo all’eventualità dell’abbattimento del tetto soltanto verso le 21.30. Ancora da chiarire, comunque, quale sia stato poi l’ordine dato alle ditte intervenute in tarda serata. Il termine “lavori di assestamento”, pronunciato nella telefonata, lascia infatti un ampio margine d’interpretazione, visto l’esito finale e la dinamica dell’accaduto chiaramente ripresa da alcuni filmati. In ogni caso, agli occhi del ‘Caffè’, questa telefonata rappresenta una prova che la polizia, quantomeno per alcune ore, ha agito in uno spazio temporale di vuoto di potere. Senza avvisare né il governo cantonale né il Municipio di Lugano, né la magistratura che aveva organizzato una sorta di picchetto d’intervento unitamente alla polizia giudiziaria.
Intanto, stasera tornerà a riunirsi l’assemblea del Molino. Sul sito non è specificato il luogo della riunione ed è annunciato un torneo antirazzista ‘Diamo un calcio al razzismo’, previsto sabato 19 giugno ai campetti di Cassarate (Via Pico, Lugano), con inizio alle 10 e verso le 12.30 un pranzo vegano.