Una mozione interpartitica rilancia il veto sul lavoro interinale nei bandi pubblici. Prassi fatta propria dall'esecutivo della cittadina di confine
Nella lotta al lavoro precario il Comune di Chiasso sembra aver fatto scuola. Un gruppo interpartitico di consiglieri comunali di Lugano ha consegnato giusto oggi, lunedì, una mozione con la quale si sollecita il Municipio della Città sul Ceresio ad adottare nei bandi di concorso una clausola “affinché alle ditte vincitrici degli appalti pubblici venga vietato (salvo in casi eccezionali e giustificati) la possibilità di utilizzare personale delle agenzie interinali o di notificati indipendentemente dalle possibilità che offre la Legge sulle commesse pubbliche”. Un veto che l'esecutivo chiassese ha fatto suo dando seguito, a sua volta, alla richiesta di una mozione trasversale.
Come ricordano Giovanni Albertini (Ppd-Gg), Tiziano Galeazzi (Udc), Peter Rossi (Plr), Simona Buri, Raoul Ghisletta e Carlo Zoppi (tutti del Ps), Nicola Schoenenberger (I Verdi) e Demis Fumasoli (Pc), il tema dell’occupazione dei lavoratori interinali è stato affrontato di recente dalla politica cantonale all’interno della discussione sulla revisione della Legge sulle commesse pubbliche. Discussione sfociata nell'inserimento di un emendamento proposto dal Ppd e che stabilisce che "l’offerente ha l’obbligo di rivolgersi agli Urc – gli Uffici regionali del lavoro, ndr – nel caso di una necessità ulteriore di manodopera. Solo dopo che gli Urc hanno attestato l’impossibilità di reperire manodopera presso i propri uffici, l’offerente potrà rivolgersi alle agenzie interinali”. Del resto, la necessità di intervenire con delle limitazioni legislative nei confronti del lavoro temporaneo, fanno notare i consiglieri, è giustificata dalle cifre. In effetti, “in Ticino le ore di lavoro svolte dal personale interinale sono più che quadruplicate dal 2000, passando da 1,7 milioni di ore a 7,6 milioni”.