Lavizzara

‘Un uomo già condannato prima di essere processato’

La legale del 64enne valmaggese in carcere preventivo con l'accusa di truffa per mestiere interviene e parla di punti oscuri della vicenda da chiarire

23 giugno 2023
|

«La grande preoccupazione del mio assistito è legata, oltre all'accanimento mediatico nei suoi confronti, al danno d'immagine che questa brutta vicenda sta arrecando alla Lavizzara, alla sua gente, alla sua già debole economia e ai posti di lavoro. Si sente una persona denigrata, già condannata e processata, ancora prima della chiusura dell'inchiesta». Queste sono le prime parole concesse a laRegione dall'avvocato Roberta Soldati, legale del 64enne valmaggese in carcere preventivo dallo scorso 6 di giugno, data del blitz della polizia, quando gli agenti all'alba si sono presentati alla porta della sua abitazione a Brontallo e nei suoi uffici di Cevio, dove hanno sequestrato documentazione. L'ipotesi di reato nei suoi confronti: truffa per mestiere.
«Stiamo collaborando con la Magistratura – prosegue l'interessata – per fare chiarezza. Mi auguro solo che l'inchiesta venga chiusa al più presto e che non si trascini per anni».
Il 64enne imprenditore valmaggese, lo ricordiamo, dovrebbe rimanere in carcere fino a inizio luglio. «Ritenuta la situazione, sta dando prova di risorse umane straordinarie. Le lettere di stima da parte di molti suoi conterranei che gli ho recapitato personalmente gli sono di supporto. Non prova rabbia verso chi ha fatto scattare l'inchiesta, poiché il suo unico pensiero è il bene della valle. E, ovviamente, spera che tutto venga chiarito al più presto».

‘Fondazioni e donazioni, le falle del sistema’

Un obiettivo per raggiungere il quale Roberta Soldati, pare intenzionata a far leva su quelli che definisce due ‘macrotemi’: «Questa inchiesta ha evidenziato pecche nel sistema non da poco. Partiamo dal discorso delle associazioni e fondazioni incaricate della raccolta di fondi per finanziare progetti puntuali e coprire i costi residui. Per qualsiasi progetto legato al territorio portato avanti, come nel caso della Lavizzara, da enti pubblici (siano essi Pro, Parrocchie o Patriziati) occorrono domanda di costruzione e preavvisi/permessi da parte di Cantone e Comuni. Poi entrano in gioco gli uffici dell'amministrazione cantonale preposti al sussidiamento delle opere che, in mancanza di mezzi finanziari propri, i promotori spesso non hanno. In base alle richieste vengono quindi valutati gli importi da stanziare. Questi ultimi, si sa, non bastano mai a coprire le spese complessive che il progetto richiede. È dunque necessario far capo a raccolte di ulteriori fondi; compito preso a carico da realtà quali, appunto, ‘l'Associazione Vallemaggia è Viva’. Senza questo supporto che consente la copertura dei costi residui, la progettualità si ferma al palo. Simili progetti hanno un ruolo importante nel creare indotto, occupazione e sostenere l'economia vallerana. È quindi sbagliato puntare il dito su queste realtà accusando i loro vertici di intascare lauti profitti e considerarle delle entità intermedie inutili o chissà fonti di quali raggiri».

L'inchiesta è nelle sue fasi iniziali ma questo non impedisce a Roberta Soldati di evidenziare un secondo macrotema: «Parliamo della questione delle donazioni. Anche in questo caso, la legislazione presenta delle lacune. Prendiamo l'esempio di associazioni benefiche e interroghiamoci su quanto resta effettivamente del versato a scopo umanitario: le briciole! Stride con l’etica che una gran fetta dell'importo versato non giunga al destinatario. Manca una precisa regolamentazione. Il discorso di fondo va dunque focalizzato su questi ultimi aspetti. Di tutta questa brutta storia cercheremo di far emergere i fattori reali. Sono lacune del sistema che intendo portare alla luce».

L'impegno politico? ‘Ci è finito tirato per la giacca. Il resto sono pure insinuazioni’

Il segreto istruttorio impedisce alla legale di andare oltre. Prima di chiudere l'intervista, tuttavia, non ci nega una precisazione al tema politico: «Il mio assistito non è un politico dell'Udc come è stato scritto e detto; è finito, suo malgrado, tirato per la giacca, sulla lista del partito in occasione di una campagna. Ma non ha mai preso parte a convegni, non fa parte di comitati e non ha mai finanziato campagne elettorali o esponenti. Sono tutte insinuazioni fuori luogo».

Leggi anche: