Presunta truffa per mestiere, un’interrogazione sposta l’attenzione sui controversi legami con la politica locale del 64enne sotto inchiesta
C’è un elemento sorprendente, nell’istoriato dei rapporti fra il Municipio di Lavizzara e il 64enne sotto inchiesta per truffa per mestiere in relazione alla gestione dei fondi per finanziare svariati progetti in Alta Vallemaggia tramite fondazioni e associazioni. L’elemento è che l’esecutivo vallerano prima (febbraio 2022) aveva denunciato l’uomo, e dopo quella data aveva continuato a prenderne in considerazione i gremi di appartenenza (fra cui la Fondazione Lavizzara) per racimolare contributi economici.
Proprio su questi temi, ma ponendo delle domande più che sostenendo delle certezze, è giunta a Lavizzara un’interrogazione al Municipio da parte del consigliere comunale di “La Lavizzara che vorrei” Lauro Rotanzi. Questi, mettendo a nudo l’entità dei rapporti fra Comune e 64enne, parla di “un’incoerenza politico-morale di fondo, che andava assolutamente evitata”. L’incoerenza è data appunto dal fatto di aver prima denunciato l’uomo, poi avergli chiesto soldi. Circostanze che la “Regione” ieri ha potuto appurare come reali. Il consigliere comunale si riferisce in particolare a “un sostanzioso contributo” – si tratterebbe di 20mila franchi, poi effettivamente incassati – da destinare a scopi imprecisati.
Il sospetto sollevato neppure troppo velatamente da Rotanzi è che non tutte le informazioni siano passate all’interno dello stesso Municipio, tant’è vero che al suo esecutivo il consigliere comunale chiede di indicare il numero della risoluzione con cui si era deciso di procedere con la denuncia. E c’è anche il fatto che sulla segnalazione alla Procura manca la firma del sindaco Gabriele Dazio: la lettera era infatti stata firmata unicamente dalla sua vice Chiara Donati e dal segretario comunale. Stando a nostre informazioni non confermate, la stessa lettera sarebbe stata inviata al Ministero pubblico proprio durante un’assenza prolungata del sindaco dai banchi del Municipio.
Inoltre, il consigliere comunale chiede i motivi della segnalazione stessa, interrogandosi su “eventuali danni prodotti al Comune da parte del 64enne e/o di qualche fondazione a lui riconducibile”.
Tutto ciò spinge l’autore dell’interrogazione a farsi delle domande “sull’opportunità di denunciare o meno il soggetto coinvolto penalmente in questa inchiesta”; una situazione che “andava assolutamente evitata e che in ogni caso dovrebbe far riflettere chi di dovere, per poi trarne le dovute conclusioni”.
Intanto, da un giro d’orizzonte effettuato dal nostro giornale emerge l’impressione che almeno una parte degli agricoltori e degli allevatori della zona stia con il 64enne. L’uomo viene indicato come “forse un po’ pasticcione, ma fondamentalmente un buono, che ha aiutato davvero tanti di noi”. Lo dicono in diversi, preferendo però trincerarsi dietro l’anonimato. Quanto capitato ha infatti scombussolato l’ecosistema di una regione in cui praticamente tutti si conoscono, oltretutto in un periodo già di suo piuttosto “pesante”, con l’arrivo dell’estate, gli alpi da caricare (tra l’altro sempre con l’incognita, o meglio la minaccia lupo da gestire) e molti altri lavori da portare avanti.
Un’altra fonte fatica ad accettare eventuali malversazioni da parte dell’indagato, “e se anche avesse commesso degli errori, la mia opinione di lui non cambierebbe: ha fatto davvero molto per la nostra regione e i suoi abitanti”. Qualcun altro si spinge infine ancora oltre, e indica l’imprenditore agricolo e forestale attualmente dietro le sbarre (per un mese su ordine del giudice dei provvedimenti coercitivi) come un semplice burattino, magari ignaro di esserlo, ma manovrato da qualcun altro che tesseva le fila dell’illecito da oltre Gottardo.
A questo proposito va ricordato che il lavoro degli inquirenti si sta in effetti concentrando anche in Svizzera interna, nel Canton Lucerna, dove opera una società di raccolta fondi che collabora (o ha collaborato) con l’Associazione Vallemaggia è Viva, fondata dal 64enne con lo scopo di favorire la realizzazione di svariati progetti in alta valle. Secondo diverse segnalazioni che la “Regione” ha ricevuto (una delle quali risalente già a dicembre del ’21) e a testimonianze raccolte, sarebbe l’attività congiunta di queste due entità a destare sospetti.
Sul sito dell’Associazione – tra l’altro disponibile unicamente in tedesco – vengono tuttora indicate piccole e medie iniziative di sostegno ad attività e progetti sul territorio, per i quali sono, o sono state lanciate singole raccolte di fondi. Fra esse troviamo ad esempio la riparazione della via alpina Randinascia, un sistema di protezione valangaria a Menzonio, il sentiero di accesso all’alpe Croes, i muretti a secco sempre a Menzonio, la fornitura di macchine per agricoltori di montagna, ma anche il rifacimento del tetto della chiesa di San Carlo a Peccia.
Parallelamente al sito, la ricerca di fondi avveniva anche attraverso lettere mirate a possibili donatori, volantinaggio e pubblicazioni su riviste oltre Gottardo, a opera della società gestita dal cittadino italiano residente nel Canton Lucerna, a sua volta oggetto di verifiche da parte degli inquirenti. Il problema è che i fondi raccolti, o almeno una parte di essi, non sarebbero stati utilizzati per gli scopi pubblicizzati. Addirittura, a quanto sembra, i teorici beneficiari spesso non erano nemmeno a conoscenza dell’iniziativa relativa alla loro attività, né tantomeno dell’utilizzo di essa quale oggetto di raccolta fondi. Ad esempio, in un caso è stato promosso un progetto di sistemazione di una strada per raggiungere un alpeggio all’insaputa, appunto, dei gestori di tale alpe, che tra l’altro non avevano mai esplicitato tale necessità, così come non avevano chiesto aiuto.
Un altro caso specifico riguarda l’invio di una lettera nominativa a molti cittadini della Svizzera interna con tanto di gadget natalizi e una penna con inciso il nome del destinatario. Missiva nella quale si chiedeva sostegno finanziario per la realizzazione del citato sistema di protezione valangaria a Menzonio; progetto tra l’altro come detto ancora presente sul sito di Vallemaggia è Viva. Una richiesta che già nel dicembre 2021 aveva attirato i sospetti di un nostro lettore, che ci aveva fatto notare come “il testo e il modo di scrivere questa lettera mi sembra eccessivamente drammatico e dubito che corrisponda a una reale grave situazione che giustifichi questo tipo di colletta pubblica”.
Di più: oltre a far notare che “sui documenti non figura la certificazione Zewo, che almeno in parte garantisce la correttezza della ricerca e dell’utilizzo dei fondi raccolti”, il nostro interlocutore si era rivolto anche all’Ufficio dei ripari valangari del Dipartimento del territorio del Canton Ticino, che, dopo aver sentito l’Ufficio forestale circondariale, aveva ammesso di non essere a conoscenza dell’iniziativa, ritenuta “perlomeno anomala”.
Ultima nota: il 64enne era anche stato candidato alle Federali del ’19 a un posto nel Consiglio degli Stati per l’Udc-Agrari. Sempre alle Federali e sempre per l’Udc, è oggi candidata Roberta Soldati, avvocatessa di Losone, che ha assunto il patrocinio del 64enne, del quale è tra l’altro parente.