Il Ministero pubblico chiede che il 64enne agli arresti dal 6 giugno rimanga dietro le sbarre almeno fino a metà agosto
Potrebbe dover rimanere in carcere fino a metà agosto, il 64enne valmaggese finito dietro le sbarre con l’accusa di truffa per mestiere e amministrazione infedele in relazione al finanziamento di progetti di riqualifica ambientale e promozione economica in Lavizzara. Stando a nostre informazioni, il Ministero pubblico ha infatti chiesto la proroga della carcerazione preventiva. Sino appunto a metà agosto. La difesa dell’imprenditore, sostenuta da Roberta Soldati, ha presentato invece un’istanza di scarcerazione. La parola passa ora all’Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi.
L’uomo, lo ricordiamo, era finito agli arresti il 6 giugno in seguito a una denuncia partita dal Comune di Lavizzara. Il gpc aveva fissato in un mese la durata della carcerazione preventiva. Il termine sta dunque per scadere. Vi è da supporre che la richiesta di proroga della detenzione sia stata presentata dagli inquirenti per meglio approfondire la sussistenza di reati nell’ambito di una estesa attività di raccolta fondi in favore di enti legati al territorio dell’alta Vallemaggia. L’addebito contestato resta al momento nella sfera della truffa per mestiere e dell’amministrazione infedele; a tale proposito era stato sequestrato materiale sia negli uffici sia nell’abitazione del valmaggese, come pure oltre Gottardo, nel Canton Lucerna, sede di una società di raccolta fondi che collabora con l’Associazione Vallemaggia è Viva, fondata dall’imprenditore finito in carcere. Oltre a quest’ultimo, nel mirino della Procura erano finite altre quattro persone, tutte rimaste a piede libero: il titolare della ditta lucernese (un cittadino di origine italiana), due familiari del 64enne e un altro imprenditore valmaggese.