La Corte d’appello e revisione penale ha inflitto all’uomo una pena di 5 anni e 5 mesi per tentata truffa ai crediti Covid
Da cinque anni e 4 mesi a 5 anni e 5 mesi. È questa la nuova pena inflitta dalla Corte d’appello e revisione penale (Carp) a un 59enne italiano per tentata truffa e falsità in documenti ai crediti Covid. L’incarto ha fatto il giro dei tribunali per poi tornare in mano alla Carp. Dopo il processo in primo grado (aprile 2022), l’incarto è infatti passato alla Carp, che aveva prosciolto l’uomo dalle accuse di tentata truffa ai crediti Covid dalle quali era stato prosciolto. Il procuratore pubblico Daniele Galliano ha però impugnato la decisione chiedendo che la sentenza della Corte d’appello venisse annullata. Così il caso è arrivato al Tribunale federale, che nell’agosto scorso ha accolto il ricorso di Galliano, ritornando di fatto l’incarto alla Carp affinché si esprimesse anche sulle imputazioni di tentata truffa ai crediti Covid. Corte che lo ha, in questi giorni, ritenuto colpevole delle accuse. I fatti risalgono al periodo tra il 2013 e il 2021. Diverse e complesse le attività illecite svolte dall’uomo. Alcune legate alla compravendita di automobili di lusso, altre ai crediti Covid e infine una serie di raggiri a varie assicurazioni. L’imputato, difeso dall’avvocato Costantino Castelli, ha sempre contestato la maggior parte delle imputazioni.
E Babbo Natale che cosa c’entra? Durante il processo in primo grado, l’imputato si era fatto conoscere per una lettera che scrisse rivolta proprio a Babbo Natale. «Durante il periodo in carcere alla Farera – aveva affermato in aula – ho scritto a Babbo Natale, come faccio ogni anno, per chiedere di portare un po’ di lucidità alla procuratrice che si stava occupando del mio caso (a quel tempo titolare dell’incarto era Francesca Piffaretti-Lanz, ndr)». La missiva, evidentemente, al posto che finire in Lapponia, era stata ricevuta dalla pp. «La lettera – aveva commentato Piffaretti-Lanz – può anche far sorridere, ma mostra bene l’atteggiamento aggressivo e ostile tenuto dall’imputato durante tutta l’indagine». Ora il caso è chiuso, e al 59enne spetta restare in carcere.