Locarnese

Tentato femminicidio Solduno, richiesti complementi istruttori

Intanto il sangallese che nell’ottobre 2021 aveva sparato a una 22enne ticinese è passato in espiazione anticipata della pena

23 gennaio 2023
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Sono passati oltre 15 mesi dal 21 ottobre 2021, quando in quel di Solduno una 22enne del Locarnese era stata lasciata in fin di vita dall’ex fidanzato, un 20enne sangallese che le aveva sparato al ventre con un fucile. Un lasso di tempo di oltre un anno e tre mesi non ancora sufficiente per stabilire con esattezza cos’è accaduto quella sera d’autunno in Via Vallemaggia. Anzi, prima della chiusura delle indagini e del rinvio a giudizio dell’aggressore, di settimane potrebbero passarne ancora diverse. Comprensibile, vista la complessità del caso, ma secondo nostre informazioni ad allungare i tempi ha contribuito anche la richiesta del procuratore pubblico Roberto Ruggeri (che ha ipotizzato il reato di tentato assassinio) di ulteriori accertamenti tecnici, necessari a chiarire l’esatta dinamica dei fatti. Il tutto per cercare di far chiarezza su un punto tanto delicato quanto centrale (in particolare dal punto di vista penale) della vicenda, ossia se il giovane confederato abbia fatto fuoco volontariamente o accidentalmente, con quest’ultima tesi che è quella sempre sostenuta dallo stesso indiziato, difeso dagli avvocati Yasar Ravi e Filip Cerimanovic.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, il sangallese era giunto all’abitazione della sua ex ragazza armato – oltre al fucile aveva con sé anche una pistola soft air, un coltello, un bruciatore da campeggio, manette, nastro isolante e prodotti per la pulizia – e una volta introdottosi nell’appartamento, aveva obbligato lei e il nuovo fidanzato a legarsi a vicenda. Liberata per permetterle di zittire il suo cagnolino, la ticinese era scappata, riuscendo però a compiere solo pochi passi all’esterno del palazzo, dove dopo averla raggiunta l’aggressore le aveva sparato attraverso il vetro dell’entrata del condominio, prima di tornare nell’appartamento, liberare l’altro ragazzo e attendere l’arrivo della polizia. Dopo 13 giorni d’ospedale e diverse operazioni, la vittima – difesa dall’avvocata Manuela Fertile – era infine tornata a casa, mentre lo svizzero-tedesco è in carcere da allora, prima in regime di carcerazione preventiva e in seguito – da alcuni mesi – in espiazione anticipata della pena.

Si è inoltre appreso che a quest’ultimo era stato intimato il divieto di avvicinarsi all’ex compagna a causa anche di un video minaccioso in cui lo si vedeva sparare. Non pago, in estate aveva pure rintracciato e raggiunto la 22enne in Toscana dove stava trascorrendo le vacanze con i parenti, ai quali aveva tagliato le gomme dell’auto. La perizia effettuata dal dottor Markus Weinmann ha rilevato l’esistenza di una sindrome depressiva, riconoscendo all’aggressore una lieve scemata imputabilità. Medio-alto il rischio di recidiva, riducibile unicamente attraverso un trattamento psichiatrico stazionario.

Conclusi gli ulteriori accertamenti (in ogni caso in dirittura d’arrivo) ed espletate le formalità per la chiusura della fase istruttoria, le parti avranno la possibilità (solitamente entro una decina di giorni) di richiedere a loro volta eventuali complementi d’inchiesta.