L'esecutivo vallerano prende posizione e dà la sua indicazione di voto per il 27 settembre: sì alla modifica della Legge sulla caccia
‘Il lupo uccide anche il territorio’ è il titolo della presa di posizione inviata alcuni giorni fa ai mezzi di comunicazione dal Municipio di Cevio, che invita inequivocabilmente i cittadini elettori a votare sì alla modifica della Legge sulla caccia, il prossimo 27 settembre.
"È sicuramente giustificato e opportuno che il Municipio di un Comune di valle si esprima pubblicamente su un tema per noi di vitale importanza e che ci tocca molto da vicino", si legge nel comunicato. Poiché, secondo quanto riportato, fra i compiti di un'amministrazione comunale c'è anche quello che riguarda l'agricoltura e il turismo (fra i "settori più importanti nelle valli periferiche"), nonché cura e gestione del territorio.
Secondo gli autori della presa di posizione, "il lupo non uccide solo pecore e capre, che pure sono di qualcuno e meritano anch'esse di protezione. Il lupo in effetti è sicuro che uccide anche l’allevamento tradizionale di montagna, di conseguenza altera il paesaggio pascolato e aperto, con relativi sentieri escursionistici, e di riflesso incide sui prodotti agroalimentari nostrani, così ricercati e importanti per l’economia locale (ristorazione, turismo), che identificano un territorio. Modifica pure la libertà e la sicurezza con le quali finora abbiamo potuto usufruire, con piacevole tranquillità, dei nostri boschi, valli e monti"; riporta il lungo comunicato.
Il canide sarebbe quindi un pericolo per bestiame, persone e territorio con le sue peculiarità antropiche, e il Municipio non crede affatto che rappresenti "un valore aggiunto per il nostro ambiente naturale. Il propagarsi del lupo dimostra chiaramente che negli ultimi decenni vi è stato un grande ampliamento della zona boschiva e quindi si è formato un habitat naturale adatto al ritorno di questo scomodo predatore".
L'esecutivo rileva inoltre che "la natura sta recuperando velocemente gli spazi che la nostra civiltà rurale del passato aveva fatto propri per motivi di sopravvivenza, anche con un uso diffuso del vago pascolo" e aggiunge che la questione della biodiversità, a suo modo di vedere, è molto confusa e contraddittoria; sostenendo dunque che "più del lupo, per la biodiversità conta maggiormente un gregge libero al pascolo che mantiene il territorio con tutte le sue componenti naturalistiche". Aggiunge ancora: "È stato dimostrato che una convivenza con l’agricoltura di montagna, anche se si adottano improbabili e onerosi provvedimenti che hanno già ampiamente dimostrato la loro sostanziale inefficacia, non è possibile e basta una predazione per generare comprensibili motivi d'incertezza, di paura. Chi vuole sostenere il contrario, invece di manifestare posizioni chiaramente ideologiche, quindi irrazionali e che non vogliono considerare la situazione con il dovuto pragmatismo, invece di esternare teorie si mettano concretamente a disposizione dei nostri contadini per fare i pastori a custodia dei greggi, giorno e notte".
Con forza, sostiene quindi che piuttosto che "investire ingenti energie e capitali in una gravosa protezione delle greggi, è molto più semplice ed efficace contenere il numero dei lupi, risolvendo il problema alla radice".
Nelle righe conclusive, l'esecutivo ribadisce che la diffusione del canide "avrebbe conseguenze assolutamente nefaste per il settore agricolo di montagna, quindi per la montagna stessa, per le nostre valli e relative realtà socio-economiche che già sono in grave difficoltà". E promuove ancora la modifica legislativa (invitando soprattutto gli abitanti delle regioni urbane) che consentirebbe, riporta, "‘una convivenza durevole tra l’uomo e il lupo’, inoltre ‘complessivamente la nuova legge migliora la protezione degli animali selvatici e della natura‘ e queste sono parole della consigliera federale Simonetta Sommaruga, responsabile di questo dossier quale direttrice della Divisione dell’ambiente, esponente del Partito Socialista".