Locarnese

'Passione e lavoro, al di là del cognome'

Nell'autobiografia di Daniela Ambrosoli racconti da una delle 'grandi famiglie' del Locarnese, conditi da iniziative turistiche e culturail

Daniela Ambrosoli
(Reza Khatir)
17 settembre 2020
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Sappiamo della Fondazione Pierino Ambrosoli, istituita nel '90 per aiutare i ragazzi di talento che non hanno le possibilità economiche per crescere e imporsi nel mondo della danza. Sappiamo del Campeggio Delta, di sua proprietà, fiore all'occhiello del turismo locarnese, creato da papà Pierino alla fine degli anni 50 sull'ampio terreno dell'ex Silo alla Maggia, e oggi gestito unitamente al figlio Mila Merker, che ne è il manager. Sappiamo, ancora, dei documentari realizzati di recente come regista autodidatta, con l'aiuto alla camera dell'altro figlio, Aliocha Merker, quotato fotografo di scena residente a Zurigo e Roma. E sappiamo, infine, di un cognome - Ambrosoli - che nel Locarnese è emblema di una forza economica le cui radici vanno ricercate nell'opera pionieristica dello stesso Pierino Ambrosoli, imprenditore cui coraggio e visioni di certo non mancavano. Tutto il resto (o quasi) Daniela Ambrosoli lo descrive nell'autobiografia “Tochter aus besserem Hause”, scritta - in tedesco - con l'aiuto del giornalista Markus Maeder e presentata di recente proprio al Campeggio Delta.

Un'autobiografia che sullo sfondo di una vita privata certamente non banale (3 matrimoni, 3 figli; c'è anche Shari, già ballerina classica, oggi fotografa) racconta appunto anche del Locarnese del passato, una regione che le scommesse del capostipite Pierino hanno contribuito a modellare, specialmente negli ambiti immobiliare e turistico.

Mano tesa ai danzatori di talento

Il libro è insieme testamento morale e racconto di viaggio. Descrivendo se stessa e chi l'ha accompagnata Daniela Ambrosoli non lesina sui dettagli - quelli più intimi li potranno scoprire i lettori - abbondanti anche riguardo alle iniziative private che hanno avuto un'eco pubblica. Fra esse, appunto, la fondazione intitolata al padre, «con la quale in 30 anni - ricorda - abbiamo potuto finanziare 260 borse di studio. La cosa bella è che con la stragrande maggioranza di chi ne ha beneficiato è rimasto un contatto. Molti danzatori sono diventati professionisti, poi rimasti in quel mondo dopo aver terminato l'attività per limiti di età». Ancora riguardo al Campeggio Delta, se ne scoprono albori, significato storico nell'ambito dello sviluppo economico regionale, ed evoluzione, avvenuta con l'ampliamento, deciso negli anni 80 e realizzato grazie all'impegno del marito Franz.

«Ciò che ho raggiunto nella mia vita - commenta Daniela Ambrosoli, sentita dalla “Regione” - è il frutto di un duro lavoro quotidiano. È facile mettere in relazione una buona situazione finanziaria con l'ozio, le belle vacanze, le cose di lusso. In realtà ho sempre seguito l'esempio di mio padre, secondo il quale senza impegno non si può ottenere nulla. La disponibilità economica aiuta, ma non è tutto». Poi ricorda la maturità federale classica conseguita da privatista a 20 anni, in un contesto storico ostile alla donna e alla sua emancipazione; o ancora «la necessità, per realizzarmi come regista, di imparare continuamente, sopratttto dal profilo tecnico». Inoltre, conclude, «per poter gestire con successo la fondazione mi sono immersa per anni nell’affascinante mondo della danza. Credo che il mio film “The Making of a Dream” lo dimostri».

La pubblicazione, curata da Antium, si può acquistare (a 21 franchi) direttamente dall'editore (www.antiumverlag.ch).