La replica del referendista Cleto Ferrari: 'Abbiamo sempre difeso le ditte locali'
Ieri la presa di posizione della Società svizzera impresari e costruttori (Ssic) sul referendum relativo al credito aggiuntivo di 4,5 milioni di franchi per la costruzione del Porto del Gambarogno: un credito che permetterà la realizzazione del falso fondale, con indubbi vantaggi per la manutenzione futura della struttura, e che darà maggior agio al Municipio nella scelta delle imprese (verosimilmente locali) che lo realizzeranno.
Oggi la replica di Cleto Ferrari, del gruppo Per Gambarogno, che contro il credito aveva lanciato il referendum (la votazione è prevista il prossimo 7 aprile). «Dalla Ssic – scrive – ci si potrebbe aspettare una migliore informazione. Per Gambarogno, che ha promosso il referendum ora in votazione, ha sempre difeso le ditte ticinesi! La questione ditte estere o ditte ticinesi non c'entra niente con il credito in votazione. Il Municipio aveva usato l’argomento di favorire le ditte ticinesi per nascondere un superamento di spesa di quasi il 50 per cento delle opere previste a lago. Il credito iniziale di 14,4 milioni votato nel 2013 era, ed è, per le ditte ticinesi. Ora per eseguire lo stesso porto, nello stesso posto, saranno necessari 18,9 milioni, essendo cresciuti i costi preventivati per le opere a lago, da circa 10 a quasi 15 milioni.
Il Municipio in tempi passati, per cercare di edificare il porto rimanendo nell’importo di 14,4 milioni votato dal Consiglio Comunale, aveva indetto il concorso internazionale con una ponderazione del 60 per cento del prezzo. Questo significa di fatto favorire le ditte estere in quanto il costo è l’unico argomento a loro favore rispetto a vantaggi ambientali, sociali e formativi di cui le ditte ticinesi sono portatrici. Noi avevamo chiesto di applicare una ponderazione del prezzo con una percentuale inferiore, come permesso dalla Legge, ma senza successo. Sempre Per Gambarogno ha poi denunciato pubblicamente che una delle ditte italiane favorite dal concorso era indagata. A dimostrazione che la questione ditte estere usata inizialmente dal Municipio era un dolcificante, lo dimostra il fatto che ora lo stesso esecutivo non può più usare questo argomento. Basta leggere il materiale di voto ufficiale recapitato ai votanti. Il Municipio messo alle strette da noi con un ricorso, ora non usa più l’argomento ditte estere in sede ufficiale in quanto si sa che potremmo impugnarlo dal lato giuridico. La credibilità del team di progetto, che tra l'altro opera da 20 anni con mezzi pubblici, e quella del Municipio sono fortemente scalfitte. I sorpassi inizialmente non preventivati sono enormi, come enorme è il tempo gettato. L’unica certezza è che il porto di Gambarogno a livello di costi è nettamente il più caro di tutto il lago e questo di certo non favorirà i gambarognesi a poter permettersi ancora un posto barca a prezzi sostenibili, visto che le boe a buon mercato saranno soppresse”.
Infine: “Per Gambarogno più di tre anni fa aveva chiesto con una mozione di valutare a livello di costi la possibilità di edificare il porto tra Alabardia e Vira. Zona ritenuta, sia dal lato tecnico, sia per le sinergie presenti sul territorio, molto interessante per edificare il futuro porto di Gambarogno. Mozione poi rigettata. Non bisogna dimenticare che l'attuale ubicazione su cui si lavora da quasi trent’anni senza cavare un ragno dal buco, è stata una scelta politica e non tecnica. Anche noi teniamo e promuoviamo il turismo e l’economia del paese. Questi obiettivi non si raggiungono però se vanno a scapito prima di tutto dei gambarognesi residenti”.