Ticino

‘Lo shopping compulsivo è diffuso come la dipendenza da alcol’

Nella frenesia da acquisti c'è un disturbo psicologico che può compromettere vita personale, relazioni e stabilità finanziaria. Ingrado: ‘Uscirne si può’

Un pacco dopo l’altro
(Keystone)
3 gennaio 2025
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Lo shopping compulsivo può diventare un'autentica trappola, e il proliferare di ogni tipo di piattaforma di e-commerce sicuramente non aiuta. Per questo, contrastare una dipendenza che colpisce anche la Svizzera è fondamentale. A sostenerlo è l'associazione Ingrado - Servizi per le dipendenze, che con una nota stampa si pone l'obiettivo di sensibilizzare sul tema partendo da un assunto: “Lo shopping è spesso visto come un'attività piacevole, un momento di gratificazione o un modo per alleviare lo stress”. Certo, però c’è una fila di ‘però’ che non finisce più. Perché “per alcune persone può diventare una dipendenza vera e propria”.

Lo shopping compulsivo, ricorda Ingrado, “è un disturbo psicologico che può compromettere gravemente la vita personale, le relazioni e la stabilità finanziaria. In Svizzera, questo fenomeno è più diffuso di quanto si pensi, al punto da essere paragonabile, per incidenza, alla dipendenza da alcol”.

A soffrirne circa 330mila persone in Svizzera

E i numeri parlano da soli: “Secondo un'indagine condotta dall'Ufficio federale della sanità pubblica nel 2019, circa 330mila adulti ne soffrono. Questo dato, raccolto prima della pandemia di Covid-19, suggerisce una stabilità del fenomeno negli ultimi anni”. Va da sé che le preoccupazioni siano alte: “Il 21% della popolazione manifesta questi comportamenti nei negozi fisici, mentre l'11% li sviluppa nello shopping online. I giovani sono particolarmente vulnerabili, soprattutto nell'era digitale, dove la facilità di acquistare con un clic favorisce questa dipendenza”.

Ma dietro c’è tantissimo. A provocare tutto ciò, alla base del problema, “si trovano spesso fattori emotivi, biologici e sociali. Molti sviluppano questo comportamento come risposta a stati d'animo negativi, come ansia, depressione o scarsa autostima. Gli acquisti – sottolinea Ingrado – offrono un sollievo temporaneo, seguito da senso di colpa e rimorso. Sul piano biologico, ricerche evidenziano alterazioni nei livelli di serotonina, legata al controllo degli impulsi. Anche la società, ponendo enfasi sul consumismo, contribuisce con messaggi pubblicitari costanti e la connessione tra possesso materiale e felicità”.

Riconoscerne i sintomi non è semplice, però...

Ciò detto, riconoscere i segnali dello shopping compulsivo non è semplice: “Chi ne soffre prova spesso euforia durante l'acquisto, seguita da insoddisfazione. Questo porta all'accumulo di oggetti inutili o superflui e, in molti casi, a problemi economici”. A risentirne possono essere anche le relazioni personali, “con tensioni legate a spese fuori controllo o debiti crescenti”. Tuttavia, “affrontare il problema è possibile con un approccio mirato”. Un approccio, rileva Ingrado, che parte dalla terapia cognitivo-comportamentale che è “tra gli strumenti più efficaci per comprendere le cause profonde e sostituire le abitudini dannose. In alcuni casi, può servire un supporto farmacologico, mentre i gruppi di auto-aiuto rappresentano una risorsa preziosa”.