Due liceali di Bellinzona, ambientaliste, si sono rifiutate di partecipare. Il Decs sta elaborando una direttiva. Carobbio Guscetti: ‘Preferire il treno’
Anno dopo anno, un tema ricorrente e dibattuto: la gita di studio delle quarte Liceo e Commercio in città lontane con trasferte che per una questione di distanza, tempo e costi meglio sarebbe (ma non sempre) affrontare in aereo, anziché in treno o pullman, se di mezzo non ci fosse il problema ambientale. Il quale quest’anno ha indotto due studentesse del Liceo di Bellinzona a rinunciare alla trasferta in aereo di cinque giorni – attualmente in corso – optando per la soluzione in assoluto meno inquinante: restare a casa. Ciò che ha innescano in seno alla Direzione dell’istituto una valutazione su come considerare l’assenza: motivata (condivisibile o meno, ma comunque motivata) o arbitraria?
Interpellato dalla redazione per sapere cosa ne pensi, il Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs) si dice al corrente della questione puntuale. E coglie l’occasione per contestualizzarla. «Il Decs già da tempo invita le direzioni degli istituti scolastici a preferire il treno all’aereo per le gite scolastiche – premette la consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti – ed è mia intenzione rafforzare questa indicazione per tutte le scuole». A questo proposito, aggiunge la direttrice del Decs, «stiamo lavorando per l’introduzione di precise direttive. Le ragioni sono chiare: tutti devono fare la loro parte per ridurre le emissioni e contrastare il cambiamento climatico. L’uso del treno, peraltro, è oggi facilitato anche dai sempre più numerosi collegamenti veloci e notturni fra le principali città europee». Non ultimo, anche dal profilo dei costi «la differenza fra aereo e treno non è più così rilevante e non necessariamente a favore dell’aereo». Il tema è dunque ritenuto «meritevole di un approfondimento, come detto attualmente in corso. In futuro le direttive su questa questione, e meglio cosa è consentito e cosa no, saranno più chiare e perentorie». In merito invece alle due liceali bellinzonesi, la direttrice del Decs spiega che la valutazione sulla giustificazione delle assenze «è di competenza della direzione dell’istituto».
Ma andiamo con ordine. In materia di gita di maturità, di volta in volta le questioni messe sul piatto da direzioni, collegi docenti, comitati studenteschi, singoli insegnanti e allievi riguardano i costi sopportati dalle famiglie (spesso non indifferenti e non alla portata di tutte le tasche), la sicurezza a fronte di minacce terroristiche, nonché appunto l’aspetto ambientale. Nel primo caso alcune sedi hanno imposto un tetto di spesa: un massimo di 500-700 franchi a testa per cinque giorni tutto incluso tranne il vitto, talvolta anche riducendo il raggio d’azione alle capitali o a località più vicine alla Svizzera. Nel secondo caso si evitano le mete indicate a rischio di attentati in aeroporti, stazioni e piazze.
Nel terzo caso, il dilemma ambientalista ha assunto cammin facendo sempre più sfaccettature. La prima riguarda la sensibilizzazione sul cambiamento climatico e sui problemi causati dall’inquinamento. Per questo motivo negli ultimi due decenni vi sono state sedi che di volta in volta hanno vietato l’uso dell’aereo, come successo ad esempio nel 2007 al Liceo Lugano 2, dove però in un sondaggio una consistente fetta di studenti aveva dato degli ‘ecologisti da salotto’ al collegio docenti, accusandolo di imporre restrizioni a caro prezzo (il treno costa tendenzialmente più dell’aereo e in molti casi richiede molto più tempo laddove non vi siano linee ferroviarie veloci) per poi recarsi a scuola in auto. Altre volte sono stati invece gli studenti stessi a sollecitare l’abbandono dell’aereo, come successo nel 2019 al Liceo di Locarno dove sulla spinta delle manifestazioni di piazza in difesa del clima, 250 allievi avevano sottoscritto un pacchetto di misure sottoposto alla direzione, fra cui spiccava appunto la rinuncia volontaria alle gite in aereo. In quali misure concrete siano poi sfociate queste due situazioni è un po’ difficile ricostruirlo, anche perché passano gli anni, cambiano gli studenti e mutano le sensibilità singole e collettive.
Sta di fatto che taluni ‘singoli’, nella sede liceale di Bellinzona, quest’anno hanno fatto sentire la loro voce. Come detto, fedeli alle loro convinzioni due studentesse hanno rinunciato alla gita di maturità organizzata con trasferta in aereo, specificando di considerare sempre prioritaria l’allerta climatica e di voler così incidere il meno possibile sull’ambiente. Rinunce degne di nota, non da ultimo perché come risaputo le gite di maturità rappresentano anche un’occasione preziosa per vivere un’esperienza formativa interessante e diversa, insieme ai propri compagni, al di fuori delle ‘solite’ quattro mura.
Questione che tocca anche l’aspetto puramente formale, ossia come la direzione scolastica deve considerare la loro assenza. Stando a nostre informazioni, in seno al Collegio dei docenti settimana scorsa l’interrogativo ha suscitato un acceso dibattito fra i due fronti. Molti insegnanti hanno difeso il diritto alla cosiddetta ‘obiezione di coscienza’ criticando l’intenzione espressa dalla direzione d’istituto di voler considerare l’assenza arbitraria. Il direttore Nicola Pinchetti, interpellato dalla ‘Regione’, preferisce non esprimersi sul confronto avuto e mantenere il riserbo ritenendo la questione di competenza interna. Semmai confida – considerato che il tema delle gite di studio è ricorrente, cui si aggiunge ora anche l’aspetto degli ‘obiettori’ – che lo si possa approfondire, anche in ottica futura, col Decs. Il quale, come detto, sta già definendo una direttiva valida per tutti gli istituti. E infine assicura: “Non sono previste sanzioni di sorta per la mancata partecipazione alla gita scolastica”.