Bellinzonese

Al Liceo di Bellinzona i ‘prof’ si sdraiano sulle chiusure

A maggioranza il Collegio docenti dice no alle due giornate compensative del carovita: il 20 dicembre e 7 gennaio l’istituto rimarrà aperto

C’è chi dice no
(Ti-Press)
30 ottobre 2024
|

‘E noi invece terremo aperto’. Il Collegio docenti del Liceo di Bellinzona ha deciso a maggioranza che venerdì 20 dicembre e martedì 7 gennaio – indicate dal Consiglio di Stato come giornate di chiusura per le scuole ticinesi a compensazione parziale del mancato rincaro in busta paga nel 2024 per i dipendenti statali – terrà invece aperto l’istituto “per difenderne simbolicamente il valore. Se a un danno salariale si ritiene di compensare col presunto ‘contentino’ di chiudere la scuola due giorni, al danno si aggiunge una beffa amara. Come se noi docenti desiderassimo stare a casa. Come se agli allievi così non fosse tolto nulla e due giorni di scuola non avessero significato”, premette il presidente del Collegio docenti Giacomo Mascetti.

Il Liceo di Bellinzona non sarà l’unico a muoversi in questo senso: “Altre scuole medie superiori hanno già discusso o stanno discutendo in merito. Le modalità esatte della nostra apertura sono ancora in fase di definizione”. In dicembre sarà reso noto il programma delle attività, impostato in modo tale che “mantenga il carattere culturale proprio del liceo, in libera collaborazione con gli allievi, difendendo diritti che non sono soltanto i nostri, ma quelli degli studenti e della società tutta”.

‘Nessuna soluzione alla perdita salariale’

Il Collegio sottolinea che il mancato riconoscimento del carovita per il 2024 “è un unicum a livello federale e parimenti lo è la soluzione proposta nella forma di un’indennità una tantum di 400 franchi per il solo anno in corso e di due giorni di vacanza supplementari. Queste misure compensative presentano un’efficacia quantomeno dubbia rispetto al problema che si prefiggono di risolvere”. Perciò il Collegio ritiene la soluzione decisa “profondamente problematica, da un lato perché incapace di porre un qualsivoglia rimedio alla perdita salariale, dall’altro perché indice di una concezione del servizio pubblico, e più in particolare della scuola, che svilisce essenzialmente il nostro mestiere. Ci sentiamo di dire che tale questione trascende la non banale questione del mancato rincaro”.

‘Nessuno li ha chiesti né li desiderava’

Detto altrimenti, prosegue il Collegio docenti, “nessuno ha chiesto questi due giorni e nessuno li desiderava. Ciò che noi vogliamo è essenzialmente che il nostro sia riconosciuto come un lavoro dignitoso e che sia come tale retribuito, nel rispetto delle condizioni contrattuali”. Andando ancora più a fondo della questione, si evidenzia il timore che la misura “nasconda l’idea di un servizio che possa essere considerato superfluo, evitabile, forse addirittura eccessivo nelle sue tempistiche. Crediamo possa implicare l’idea di un personale pigro, ammaliato dall’abbondanza delle vacanze estive, che è contento di lavorare il meno possibile. Crediamo anche che sottintenda un’idea degli studenti come individui che di una decisione del genere non possono far altro che rallegrarsi ciecamente; che meno frequentano la scuola, meglio stanno”.