Confermato: i geologi indagano su un possibile legame fra soletta danneggiata e avanzamento del secondo tunnel con dinamite. ‘Riapertura entro domenica’
“Fino a quando non saranno resi noti i risultati delle verifiche in corso, lo scavo del secondo tunnel rimane sospeso”. Stop alle detonazioni dunque nel massiccio del San Gottardo. Lo ha deciso l’Ufficio federale delle strade (Ustra) con l’obiettivo di accertare se e quanto l’avanzamento sotterraneo tramite esplosivo possa aver influito sulla deformazione della soletta verificatasi a circa 750 metri dal portale nord della galleria autostradale chiusa da domenica pomeriggio a seguito della caduta di calcinacci sulla carreggiata, caduta dopo la quale è emersa la presenza di una crepa longitudinale di 25 metri nel controsoffitto. Come anticipato ieri mattina dal nostro giornale, le verifiche geologiche avviate da Ustra riguardano anche, ma non solo, il possibile influsso dei lavori di scavo sulla stabilità della galleria realizzata nel 1980. Lavori che sul lato di Göschenen prevedono in questa fase l’avanzamento tramite detonazioni in roccia a partire dal tunnel di prospezione, realizzato a 4,5 chilometri dal portale, in direzione nord. Scavo che si situa attualmente a circa mezzo chilometro dal punto di cedimento.
Ustra aggiorna anche sullo stato dei lavori inerenti alla soletta. L’obiettivo rimane quello di riuscire a ripristinare la circolazione stradale entro domenica. Ultimata lunedì pomeriggio la messa in sicurezza del tratto danneggiato, compresa la posa dei cavi degli impianti operativi e di sicurezza quali allarme antincendio e illuminazione, nella notte “è stato demolito il controsoffitto difettoso”. Il tutto avendo cura di preservare l’asfalto tramite la posa di tappeti in gomma per nastri trasportatori e di uno strato di ghiaia. Terminata durante la mattina questa fase, è subito cominciata la messa in sicurezza delle componenti tecniche relative all’impianto di aerazione ed evacuazione fumi. “A breve – specifica Ustra assicurando il massimo impegno per rispettare la tabella di marcia – inizieranno i lavori di costruzione del controsoffitto” utilizzando “una struttura in acciaio con la stessa sezione trasversale”. I singoli elementi metallici sono già in produzione. Questo tipo di soluzione “rende possibile garantire la funzionalità del condotto dell'aria di scarico quando il tunnel viene messo in funzione”.
Quanto alle cause del cedimento, Ustra ribadisce che vanno ricercate in una ridistribuzione tensionale nell'ammasso roccioso riconducibile a diverse possibilità. Come già indicato ieri, si ipotizzano spostamenti del massiccio, influssi tettonici o, come detto, lavori sotterranei di costruzione. Allo stato attuale “non vi è certezza sulla causa o sulle concause, né su una combinazione delle stesse”. Secondo Ustra, tuttavia, “è anche chiaro che un aspetto preponderante riguarda proprio la realizzazione del secondo tubo per il quale erano e sono tutt’oggi in corso estesi lavori di scavo”. Questi riguardano la realizzazione sia del tunnel principale e di entrate secondarie, sia delle caverne per installazioni di cantiere. “Per ragioni ambientali, ad esempio, tutta la lavorazione del calcestruzzo in montagna (compreso l’impianto di riciclaggio) avverrà al chiuso”. Come detto, “alcuni dei lavori di scavo vengono eseguiti in modo convenzionale, senza fresatrici”. Questo specialmente nelle due ‘zone di disturbo’ presenti a 4-5 chilometri dai due portali e caratterizzate da roccia molto friabile: tratti di 200-300 metri che vanno superati appunto con dinamite e poi messi in sicurezza in vista del successivo passaggio delle due frese. Le stesse, senza questo tipo di perforazione e preparazione, non potrebbero superare le zone di disturbo perché la roccia friabile cadrebbe loro addosso bloccandole. Per le operazioni di brillamento “vigono a ogni modo soglie rigide, la cui ottemperanza è monitorata in maniera costante”. Da qui, considerate le verifiche in corso, la sospensione dello scavo. Da notare che da nostre informazioni l'ultimo brillamento risale a venerdì mattina, mentre la soletta ha perso pezzi 60 ore dopo.
Fino alla riapertura il traffico continuerà a essere deviato sul Passo del San Gottardo, sull’A13 del San Bernardino e sulla strada del Sempione. Nei due ultimi casi, i cantieri previsti questa settimana sono stati rinviati. Sempre sul Sempione non è però possibile smantellare quelli già avviati: come misura provvisoria, per agevolare il transito la gestione verrà garantita da personale sul posto.
Giornale del Popolo del 22 giugno 1985. Il titolo è eloquente: ‘La montagna preme e il soffitto cede’. Con la differenza che allora di anni ne erano passati solo 5, dall’inaugurazione del tunnel autostradale; anni nel frattempo saliti a 43. A giocare brutti scherzi, allora come oggi, la ridistribuzione tensionale del massiccio. In quel frangente, spiegava il cronista Bruno Giussani, l’evento passò un po’ in sordina perché la sostituzione del tratto di soletta danneggiato non comportò, a differenza di oggi, la chiusura della galleria. Il cantiere richiedette un mese di tempo e non è dato sapere (la domanda è pendente all’Ustra) se da lì a oggi si sono verificati altri simili episodi. Alla nostra redazione, lunedì, risultava che quello odierno fosse il primo; evidentemente non è così.
iL GdP del giugno 1985
Il GdP spiegava che il cedimento si era verificato per una lunghezza di 16 metri (due lastre di otto) a 5 chilometri dal portale nord (oggi invece a 750 metri), quasi in corrispondenza della ‘zona di disturbo’ situata a 4,1 km. Parallelamente furono scoperte crepe anche nella parete verticale del cunicolo superiore della galleria. Come pure “in diversi punti della galleria”. Bisognerà attendere il 2010, ricordiamo, per apprendere dal Consiglio federale che la controsoletta era ritenuta “l’elemento costruttivo più fragile, parzialmente difettoso specialmente ai due portali”, dove emergeva uno stato di “avanzata corrosione dell’armatura”, con l’impossibilità di garantire la sicurezza strutturale a medio termine. Ne sono seguiti lavori di manutenzione puntuali e ricorrenti, senza blocco totale della circolazione, effettuati periodicamente durante le chiusure notturne. Soletta che una volta entrato in esercizio il secondo tubo nel 2029/30 dovrà “essere demolita e sostituita con una nuova”.