Geologi sul posto al portale nord: fra le possibili cause una pressione laterale, forse da ricondurre alle detonazioni in corso per la seconda canna
Qual è la causa, o quali sono le concause della crepa lunga 25 metri formatasi longitudinalmente nella controsoletta al portale nord della galleria autostradale del San Gottardo? Domanda cui l’Ufficio federale delle strade (Ustra) sta cercando di rispondere in queste ore consultando i geologi e le imprese coinvolte nelle scavo della seconda canna. Analisi immediatamente avviata ieri dopo lo stop alla circolazione decretato per la presenza di calcinacci sulla carreggiata.
Da nostre informazioni emerge che la controsoletta in calcestruzzo – sopra la quale vi sono infrastrutture tecniche e per l'aerazione e si sviluppa sotto la volta rotonda della galleria – è molto fine avendo uno spessore di 8 centimetri. Al primo colpo d’occhio può sembrare perfettamente piana, ma ha invece una leggera curvatura verso l’alto. E in effetti la crepa si è prodotta verso l’alto, accentuando cioè la bombatura, e non verso la carreggiata. La soletta non si è insomma spanciata. Una delle ipotesi per il momento più accreditate, ma tutta da confermare, è che in prossimità del portale nord vi sia stato un movimento geologico. Il quale, esercitando una pressione trasversale sulle pareti laterali del tunnel, potrebbe aver influito sulla statica della soletta. Il condizionale è d'obbligo, perché non sono nemmeno da escludere una realizzazione non a norma o semplicemente l'effetto del trascorrere del tempo cui si sommano calore e gas di scarico dei circa 200 milioni di veicoli transitati in 43 anni. Nel 2001 la galleria era stata chiusa per due mesi in seguito a uno scontro tra due camion che aveva provocato un incendio. In quel frangente la temperatura nel tunnel aveva superato i 1'200 gradi provocando il crollo del soffitto su una lunghezza di cento metri. Undici le vittime. Dopo il sinistro, l'infrastruttura della galleria è stata modernizzata per migliorare la sicurezza.
La soletta intermedia, ricordiamo, rappresenta uno dei molti elementi del tunnel che dovranno essere completamente risanati e/o rifatti una volta entrata in esercizio la seconda galleria (nel 2029/30), perché la durata dei lavori prevista sin dal 2010 ammonta a 900 giorni ed è impensabile un'esecuzione con il tunnel in esercizio. Già nel 2010 il Consiglio federale nel proprio rapporto alle Camere federali indicava la controsoletta come parzialmente difettosa, specialmente ai due portali, dove emergeva uno stato di avanzata corrosione dell'armatura, con l'impossibilità di garantire la sicurezza strutturale a medio termine. La domanda s'impone: siamo alla frutta? Forse no, se si considerano i lavori di manutenzione puntuali e ricorrenti, senza blocco totale della circolazione, effettuati periodicamente durante le chiusure notturne. Indicando la soletta come “l’elemento costruttivo più fragile”, il governo indicava la necessità di dotarla di ancoraggi provvisori lungo i tratti critici”. Ma a medio termine, come detto, s'impongono lavori di risanamento totale, da avviare quando sarà possibile trasferire la circolazione nella seconda canna. Ustra prevede che le due canne saranno infine operative a partire dal 2032, con un'unica corsia per direzione di marcia. La seconda corsia di ogni canna fungerà da corsia d'emergenza. Sempre nel 2010 il Consiglio federale scriveva che la soletta intermedia “la soletta dev'essere demolita e sostituita con una nuova, procedendo sezione per sezione, in modo da evitare lacune che ostacolerebbero l’esercizio sicuro della galleria”.
Due le possibili cause di un movimento geologico: o una scossa tellurica nella regione del Gottardo, tuttavia non segnalata nel portale del Servizio sismico svizzero gestito dal Politecnico federale di Zurigo, o le vibrazioni generate dal cantiere per l’esecuzione della seconda canna. Su questo punto gli esperti stanno verificando se l’avanzamento tramite esplosioni possa aver destabilizzato la galleria inaugurata nel 1980, che è costantemente monitorata tramite sensori. L’ultimo brillamento risale a venerdì mattina della passata settimana, mentre i calcinacci sulla carreggiata sono stati segnalati domenica pomeriggio, ossia due giorni e mezzo dopo. Troppo, secondo una prima valutazione: nel senso che solitamente in presenza di forti sollecitazioni le strutture colpite si danneggiano – e ne mostrano gli effetti – immediatamente o subito dopo, e non dopo 60 ore.
Nell’ambito della costruzione del secondo tubo, situato 70 metri a est di quello esistente, l’avanzamento contemporaneo da sud e da nord è previsto tramite due grandi frese. Ci sono però due ‘zone di disturbo’, caratterizzate cioè da roccia friabile che va perforata utilizzando dinamite: la prima si trova a 5 chilometri dal portale sud, la seconda a 4,1 dal portale nord di Göschenen ed è denominata ‘zona del Mesozoico’. Punto, questo, già raggiunto attraverso un tunnel di prospezione laterale e dal quale in questo periodo si sta procedendo verso il portale nord, tramite esplosivo, a una distanza attualmente di circa mezzo chilometro dal portale di Göschenen. Il tutto con l’obiettivo di risanare il tratto di roccia friabile, lungo circa 270 metri. Sempre stando a nostre informazioni, i rilievi sulle vibrazioni generate dalle detonazioni indicano che i valori limiti fissati non sono mai stati superati; ma qualora vi fosse stata una situazione pregressa, ossia qualche lieve cedimento della soletta creatosi negli anni, non si può escludere che anche vibrazioni entro i limiti possano aver influito su di essa, peggiorandola.
A margine di una conferenza stampa sulla politica energetica, il ministro dei trasporti Albert Rösti ha dichiarato oggi di essere particolarmente colpito dai due avvenimenti verificatisi al San Gottardo nel giro di un mese. Dapprima il treno merci deragliato nel tunnel di base, ora lo stop in quello autostradale. «Stiamo facendo tutto il possibile per riparare i danni il più rapidamente possibile, in modo che la chiusura sia il più breve possibile». La sicurezza, tuttavia, è fondamentale, ha detto. «Siamo in una zona di montagna, in una natura che si muove, gli imprevisti possono accadere», ha sottolineato.