È deceduto stamane all'età di 89 anni l'ex attaccante di Acb, Lugano, Grasshoppers e Lucerna che aiutava i meno fortunati
Una vita dedicata al football, ma anche al sostegno delle persone bisognose e all'inclusione nel mondo dello sport dei giovani portatori di handicap. Renato 'Nene' Zurmühle, volto notissimo nella sua Daro e nel mondo calcistico ticinese, è deceduto stamane all'età di 89 anni. In gioventù calciatore di successo con la maglia granata dell'Acb, ha giocato anche nell'Fc Lugano, nel Grasshoppers e nel Lucerna. Non disdegnava nemmeno l'atletica, avendo praticato il decathlon con i colori della Società federale di ginnastica bellinzonese. Il tutto senza disdegnare sci e disco su ghiaccio. Dandone notizia, Tio ricorda che è stato una figura carismatica e un attaccante di grande talento, nato e cresciuto nelle giovanili dell'Us Pro Daro, club al quale è rimasto sempre legato e di cui era presidente onorario dopo averlo condotto per una trentina d'anni fino al 2012. Sceso in campo con la maglia rossocrociata in un incontro con l'Olanda nel 1956, si era ritirato nel 1963 dal calcio d'élite dedicando le proprie energie a quello locale e assumendo anche negli anni Duemila, per dieci anni, la presidenza del Gruppo sportivo integrato del Bellinzonese. In precedenza era anche stato il primo presidente della neo costituita Società atletica bellinzonese (Sab), carica detenuta per tre anni. A livello professionale con la moglie Tuti ha gestito negli anni ’70 il bar Penalty di Daro, mentre nel 1977 ha fondato una società fiduciaria, tutt'oggi in attività, dandole un'impronta di carattere tipicamente famigliare. Un grande cuore, il suo, impegnatosi a favore dei meno fortunati tramite la Fondazione Nene per un aiuto immediato a persone bisognose rimaste prive di sostegno e di assistenza. Era inoltre membro dell'associazione cardiopatici Curiamoci. Nel dicembre 2015, in occasione della tradizionale cerimonia di fine anno, il Municipio gli aveva conferito la menzione speciale Città di Bellinzona per il suo impegno a favore dello sport, dei giovani e delle persone in difficoltà.
Tempo prima, nel 2009, con le Edizioni Salvioni aveva pubblicato un libro scritto dal giornalista Mauro Antonini. Nel volume – i cui introiti sono stati devoluti in beneficenza tramite la Fondazione Nene – il passato prevaleva sul presente e traspariva la difficoltà nel comprendere i cambiamenti, le nuove tendenze, gli eccessi. «Non mi riconosco più nel calcio odierno. Troppi soldi, pochi talenti e troppa fisicità». Critica, ma non priva di speranza, la sua visione della società: «Il mondo attuale è una delusione. Una volta una stretta di mano bastava, oggi neppure una firma su un foglio». Era il Nene-pensiero: non un dogma ma la voglia di far conoscere ai giovani quelli che sono dei valori di vita e sportivi. E proprio ai giovani aveva dedicato quel libro, nel tentativo di insegnare loro “a tenere i piedi ben piantati per terra e la testa sulle spalle. Le sirene delle illusioni (manager e dirigenti senza scrupoli) hanno preso il sopravvento anche nella vita sportiva. Cadere nelle loro mani senza informarsi bene, significa nella maggior parte dei casi diventare un oggetto da buttare a mare non appena non serve più”.