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Mobbing al Tribunale penale, il racconto della presunta vittima

Nel novembre '23 la segretaria si rivolge agli allora vertici del Tribunale d'appello. Il verbale subito trasmesso, per competenza, a Ermani. Nulla cambia

Il tempo passa
(Ti-Press)
8 dicembre 2024
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Un enorme e profondo disagio. Vessazioni protrattesi nel tempo da parte di una collega, responsabile del segretariato. Un malessere che inficia qualità di vita e di lavoro, che rende molto difficile sedersi alla propria scrivania e lavorare. È questo che avrebbe vissuto la segretaria vittima del presunto mobbing in seno al Tribunale penale cantonale, una delle pietre angolari del caos Tpc deflagrato negli scorsi mesi. E che è stato al centro di un incontro – chiesto dalla segretaria presunta vittima di mobbing/comportamenti inadeguati – tra lei, l’allora presidente della Commissione amministrativa del Tribunale d’appello (Tda) Damiano Bozzini e la Cancelliera, quale capo del personale del Tda, del quale il Tribunale penale è una sezione.

L'incontro si è svolto nel novembre dello scorso anno. Le dichiarazioni della donna sono state raccolte in un verbale, che il giudice Bozzini ha immediatamente trasmesso per competenza al presidente del Tpc Mauro Ermani, diretto superiore della funzionaria, affinché chiarisse e risolvesse la questione. Mesi dopo, la segretaria, visto che nulla era stato fatto, si è quindi nuovamente rivolta al presidente del Tribunale d’appello chiedendo che il verbale fosse trasmesso, per i relativi accertamenti, alla Sezione delle risorse umane (Sru) dell’Amministrazione cantonale, in applicazione della Direttiva anti-molestie messa a punto dal Consiglio di Stato che dà diritto al dipendente di far capo ai servizi centrali allorché ritenga che la situazione segnalata non sia stata risolta dai suoi diretti superiori, nella fattispecie il Tribunale penale cantonale, ovvero la sua presidenza. L'incarto è quindi finito sotto la lente della Sru che, successivamente ed eseguiti ulteriori accertamenti, ha in seguito segnalato Ermani al Consiglio della magistratura.

Il racconto

Quanto ha detto e denunciato la ‘Signora X’ in quell'incontro è in un verbale diffuso oggi dal portale Liberatv.ch, un verbale dove viene scritto da Bozzini stesso che “la signora ha pianto per quasi tutto l'incontro” sostenendo di aver subito vessazioni da parte della responsabile del segretariato, denominata ‘Signora Y’. Stando al verbale, “la ‘Signora X’ appare agitata e segnala che vive da molto tempo una situazione di discriminazione, in particolare si sente esclusa dai colleghi della cancelleria e non solo. Ci informa di aver ripetutamente e continuamente informato della situazione, nel corso degli anni, sia il presidente del Tpc Ermani che la cancelliera (Omissis)”. Una situazione che “compromette la qualità della vita lavorativa”. Come esempi, la ‘Signora X’ cita “il fatto di non venire inclusa in nessuna attività legata al lavoro che venga gestita dalla cancelleria, inoltre dallo scorso anno si è anche sentita esclusa nel partecipare al regalo natalizio per i giudici che in passato veniva organizzato da tutta la cancelleria. In alcune occasioni non è stata invitata alla cena organizzata dal presidente con tutto il personale della cancelleria, invito che in passato le è più volte pervenuto in quanto la cena era pensata proprio il personale di cancelleria”.

Il problema del sovraccarico di lavoro

La responsabile del segretariato, a detta sua, “non sempre la saluta e sembra condizionare gli altri, tant’è che il loro comportamento nei suoi confronti è diverso quando la ‘Signora Y’ è assente”. La segretaria “si sente esclusa in generale, ma in primis dalla collega ‘Signora Y’, e in alcune occasioni dal resto della cancelleria, mentre non percepisce tale esclusione da parte della maggior parte dei vice-cancellieri e di tutti i giudici”. A fronte di tutto ciò emerge un altro fatto, sempre riportato da liberatv.ch, quando la cancelliera propone alla ‘Signora X’ “un confronto con il presidente o con la ‘Signora Y’”. Piangendo, infatti, la segretaria “informa il presidente Bozzini del fatto che molti anni fa ha subito un tentativo di aggressione fisica sul lavoro da parte della ‘Signora Y’ e che all'epoca, nonostante un testimone, non aveva fatto denuncia perché le era stato detto che avrebbe potuto perdere il posto di lavoro”. Un'altro sfogo della segretaria riguarda il carico lavorativo: “Lavora a metà tempo ma a periodi ha un onere per un'attività al 100/120%. Questo sovraccarico l'ha indotta a fare degli errori che non ha mai fatto in precedenza e questa situazione le crea un gran senso di frustrazione”. Riceve aiuto, c’è un collega che “la aiuta come può”, ma “non può chiedere una mano agli altri colleghi della cancelleria. Come esempio ci segnala che in un'occasione la ‘Signora Y’ l'ha aggredita verbalmente intimandole di non dare lavoro da svolgere agli altri membri della cancelleria dovendo prima passare da lei”.

Il ruolo e le parole di Ermani

Con l'effetto a catena che, in quell'occasione, ‘Signora Y’ “in quel frangente si era arrabbiata con il presidente Ermani che per finire si era scusato dandole ragione. A dire di ‘Signora X’, quando ‘Signora Y’ è rientrata in cancelleria avrebbe detto a voce alta: ‘Adesso la picchio’, senza che nessuno sia intervenuto’”. La presunta vittima ha chiesto sia a Ermani sia alla vice-cancelliera (omissis) se qualcuno avesse sentito qualcosa, “ma pare che nessuno abbia sentito proferire questa frase”. Il presidente del Tpc “le ha riferito che la ‘Signora Y’ aveva ragione, siccome è lei la responsabile della cancelleria. In questa situazione ha timore a chiedere aiuto in cancelleria a chiunque non sia (omissis). Ermani una volta le avrebbe detto, a seguito delle sue continue segnalazioni in merito alla situazione, che la giustizia non esiste e di farsene una ragione. Neppure dal vicepresidente Marco Villa ha percepito sostegno, avendole riferito a voce in una frase fuori contesto il messaggio che anche se l'ambiente non era dei migliori, per lui era importante garantire la prestazione lavorativa”.

Intanto l’avvocato Andrea Bersani, legale della segretaria mobbizzata, non ha ancora ricevuto risposta dalla Commissione amministrativa del Tribunale d'appello, che ha decretato l’inesistenza di mobbing. Commissione alla quale Bersani ha scritto lunedì scorso per chiedere la decisione formale. Da noi contattato l'avvocato si riserva di sollecitare nuovamente i vertici del Tribunale e in seconda battuta, se del caso, di inoltrare un reclamo per denegata giustizia.