Dopo la foto inviata da Ermani, c'è chi invoca le dimissioni e chi la sospensione. Gli scenari ipotizzabili nell'attesa che la situazione venga chiarita
Caos Tribunale penale cantonale, tra presunto mobbing, segnalazioni, controsegnalazioni, denuncia penale e la foto dei due peni giganti di plastica con una donna seduta in mezzo e la scritta ‘Ufficio Penale’ inviata a una segretaria dal presidente del Tpc Mauro Ermani. C’è chi per quell’immagine invoca le dimissioni di Ermani, chi la sua sospensione.
Come detto in precedenza, e parlando in generale, le sanzioni disciplinari sono di competenza del Consiglio della magistratura. Le contempla l’articolo 80 della Legge sull'organizzazione giudiziaria: “Nei confronti del magistrato inadempiente nell’esercizio delle sue funzioni o che, con il suo comportamento, offende la dignità della magistratura, il Consiglio può infliggere le seguenti sanzioni disciplinari: a) l’ammonimento; b) la multa sino a 10'000 franchi c) la sospensione sino a tre mesi con decadenza del diritto di percepire l’onorario; d) la destituzione”. L’eventuale adozione di queste misure presuppone però una sorta di processo amministrativo istruito dal Cdm nel rispetto delle garanzie procedurali.
Ci si può chiedere se nel frattempo non debba intervenire il plenum dei giudici del Tribunale d’appello, di cui il Tpc fa parte. Attribuendo il presidente del Tribunale penale (designando quindi un presidente ad interim che distribuisca gli incarti ai restanti giudici del Tpc e si occupi delle questioni amministrative: uno scenario ipotizzabile anche lasciando Ermani al Tribunale penale ma come semplice giudice) o assegnando tutti e cinque i magistrati del Tpc alla Sezione civile o a quella di diritto pubblico. E questo in attesa che la situazione in seno al Tribunale penale venga chiarita.
Più facile a dirsi che a farsi, però. Primo, perché bisognerebbe avere la disponibilità degli altri giudici del Tribunale d’appello a occuparsi, seppur provvisoriamente, di processi penali, cosa che tenuto conto dei loro carichi di lavoro appare poco praticabile. Secondo, perché si rischierebbe di rallentare l'attività non solo del Tribunale penale, ma anche, per i motivi anzidetti, dell’intero Tribunale d’appello.
C’è comunque un precedente. Nell’aprile del 2008 il Tribunale d’appello aveva proceduto a un arrocco temporaneo nell’attesa che venisse chiarita la posizione dell’allora giudice del Tpc Claudio Zali, finito sotto inchiesta per l’ipotesi di appropriazione semplice. Il Tribunale d'appello lo spostò nella Sezione civile quale membro della seconda Camera civile e della Camera di cassazione civile. Era stato peraltro lo stesso Zali a chiedere di essere trasferito consapevole dell'inopportunità di celebrare processi. Gli subentrò, al Tpc, il giudice ed ex pp Franco Lardelli. L’inchiesta penale scagionò completamente Zali. Era il settembre del 2008. Prima di entrare in Consiglio di Stato, subentrando nel 2013 allo scomparso Michele Barra, Zali era presidente del Tribunale penale cantonale. Carica che ricopriva dal 2011.