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‘Da parte del Cdm un accanimento contro il giudice Quadri’

Marco Broggini, legale del magistrato: quell’accusa di aver agito come avvocato è semplicemente ridicola, destituita di ogni fondamento. La impugneremo

E si continua
(Ti-Press)
6 dicembre 2024
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«L’accusa mossa dal Consiglio della magistratura al giudice Quadri di aver agito come avvocato per conto di terzi è semplicemente ridicola. È destituita di ogni fondamento. Impugneremo pertanto la decisione del Cdm, che fra l’altro infligge al mio cliente una sanzione del tutto sproporzionata. A questo punto ritengo che l’agire del Consiglio della magistratura mostri un evidente accanimento».

Schietto e diretto, com’è nel suo stile, l’avvocato Marco Broggini, interpellato dalla ‘Regione’, non ci gira infatti intorno. Soprattutto dopo la recente sentenza emessa dall’organo che vigila sull’apparato giudiziario ticinese a carico del giudice del Tribunale penale cantonale (Tpc) Siro Quadri: una multa disciplinare di 5mila franchi. Una severa sanzione pecuniaria per aver violato, stando a quanto pubblicato oggi dal ‘Corriere del Ticino’, l’articolo 19 della Legge sull’organizzazione giudiziaria secondo cui i magistrati a tempo pieno “sono tenuti a dedicare tutta la loro attività alla funzione a cui sono preposti”: tra le altre cose “non possono esercitare l’avvocatura e il notariato”. Da nostre informazioni, i rimproveri del Cdm al giudice sono riferiti a tre circostanze distinte. Tra cui quella di aver accompagnato una conoscente curatrice all’incontro con un’autorità regionale di protezione, aspettandola però, ci risulta, fuori dell’ufficio. Tre episodi risalenti agli anni scorsi (Quadri era già attivo al Tpc, carica alla quale è stato eletto dal Gran Consiglio nell’ottobre del 2020). I procedimenti disciplinari sono sfociati pochi giorni fa in un’unica decisione, ovvero nella multa.

Un provvedimento, quello del Cdm nei confronti di Quadri, che non ha nulla a che fare con il cosiddetto caos Tpc, innescato mesi addietro dal dossier concernente il mobbing che una segretaria del Tribunale penale avrebbe subìto da una collega (niente mobbing, ha stabilito e comunicato la scorsa settimana la Commissione amministrativa del Tribunale d’appello, del quale il Tpc fa parte) e caratterizzato da successive forti tensioni fra i giudici. Peraltro gli accertamenti avviati dal Consiglio della magistratura sui tre episodi non derivano neppure dalla contro segnalazione allo stesso Cdm del presidente del Tribunale penale Mauro Ermani, del vice Marco Villa e del collega Amos Pagnamenta alla precedente segnalazione ai vertici del Tribunale d’appello fatta dagli altri due giudici del Tpc. Ossia Quadri e Francesca Verda Ciocchetti. I quali nell’autunno dello scorso anno avevano informato l’allora Commissione amministrativa del presunto mobbing ai danni della funzionaria e di un clima difficile in seno al Tpc riconducibile, secondo loro, agli altri tre giudici.

Il legale: ‘Sotto ricusa, eppure decide...’

Eppure… eppure i tempi di uscita della decisione del Consiglio della magistratura su Quadri fanno sorgere qualche dubbio. Perché la misura disciplinare vede la luce proprio ora, in pieno ‘caos Tpc’? Domandiamo all’avvocato Broggini se non intraveda un tentativo di delegittimare il suo cliente. «Più che di delegittimazione, parlerei, ribadisco, di un accanimento del Cdm nei confronti del giudice Quadri», risponde il legale, che nel ‘caos Tribunale penale cantonale’ patrocina anche la giudice Verda Chiocchetti. Nella vicenda ‘caos Tpc’, aggiunge Broggini, «l’intero Consiglio della magistratura è stato da noi ricusato a tre riprese e ogni volta il Cdm ha statuito lui medesimo respingendo le istanze di ricusazione, quando invece la Legge sull’organizzazione giudiziaria prevede che se la ricusa riguarda tutti i componenti del Consiglio della magistratura decide il Tribunale di appello. Non solo: abbiamo anche impugnato le decisioni del Cdm di rigetto delle domande di ricusazione davanti alla Commissione di ricorso sulla magistratura. Il nostro ricorso è tuttora pendente. Il Cdm è quindi formalmente sotto ricusa e allora come avvocato mi sarei aspettato, se non altro per una questione di opportunità, che il Consiglio della magistratura attendesse la decisione della Commissione di ricorso prima di pronunciarsi su quei tre episodi passati addebitati al mio cliente. Comunque ripeto: contesteremo dinanzi alla Commissione di ricorso sulla magistratura anche la multa disciplinare».

‘E la foto dei due falli?’

Ma c’è di più. Alludendo al recente provvedimento, Broggini osserva: «Nella sua decisione il Consiglio della magistratura sostiene che bisogna tutelare la fiducia dei cittadini nella giustizia. Orbene, fino a ora non ho notizia di provvedimento alcuno da parte del Cdm a carico del giudice Ermani per la famosa foto dei due falli di plastica». Cioè la foto tratta da internet – con due peni giganti di plastica, una donna seduta in mezzo e la scritta ‘Ufficio penale’ – che il presidente del Tpc Ermani ha spedito nel 2023 alla segretaria del Tpc presunta mobbizzata. Nulla di penalmente rilevante, ha sentenziato il procuratore straordinario grigionese designato dal Consiglio di Stato in seguito alla denuncia inoltrata da Quadri e Verda Chiocchetti. Ma molto discutibile sul piano dell’opportunità e di riflesso dell’immagine della giustizia.

Intanto l’avvocato Andrea Bersani, legale della segretaria che sarebbe stata mobbizzata, non ha ancora ricevuto risposta dalla Commissione amministrativa del Tribunale d'appello, che ha decretato l’inesistenza di mobbing. Commissione alla quale Bersani ha scritto lunedì per chiedere la decisione formale. Da noi contattato l'avvocato si riserva di sollecitare nuovamente i vertici del Tribunale e in seconda battuta, se del caso, di inoltrare un reclamo per denegata giustizia.

Le reazioni

«Non ne eravamo assolutamente a conoscenza... si tratta ovviamente dell'ennesima fuga di notizie, e questa volta non da parte della politica», commenta laconico il presidente della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ Fiorenzo Dadò (Centro) da noi raggiunto. Dadò che fa una premessa: «In ogni caso, quanto emerso non ha niente a che fare col caos scoppiato all'interno del Tribunale penale cantonale, si tratta di un'altra faccenda, e non vorrei che si togliesse il focus dalla grave situazione in cui versa oggi il Tpc». Già, perché sarà pure tutt'altra faccenda, ma conferma ancora una volta la temperatura oltre i livelli di guardia in cui versano i vertici del Tribunale penale. A questo punto, continua a farsi strada l'ipotesi di una Commissione parlamentare d'inchiesta? Dadò ci va cauto: «Il 16 dicembre avremo in audizione sia il Consiglio della magistratura, sia la Commissione amministrativa del Tribunale d'appello. Sentiremo quello che hanno da dire, perché è chiaro che nei fatti emersi c’è davvero troppa nebbia. Non ci lascia indifferenti, e la commissione allo stato delle cose deve seriamente pensare, come abbiamo già detto, a un approfondimento ulteriore». D'accordo, ma intende una Cpi? «Ribadiremo la necessità di consultare l'incarto per capire se ci sono elementi per esercitare o meno l'alta vigilanza, e fare ulteriori approfondimenti». Stop.

Il presidente liberale radicale Alessandro Speziali a inizio settembre al comitato cantonale del suo partito ebbe a dire che “tutta la squadra del Tribunale penale cantonale è compromessa”. Qual è il suo giudizio davanti a questa novità emersa stamane? «Quando ai tempi ho detto queste parole l'ho fatto perché stavamo assistendo a uno scontro che, immagino, porti con sé anche conseguenze e scorie irreversibili», premette Speziali. Dopodiché, certo, concorda con Dadò: «Le notizie uscite riguardano fatti antecedenti a tutta la vicenda del caos all'interno al Tpc», ma ciò detto il presidente del Plr rincara: «Quanto detto in quel comitato cantonale risulta sempre più pertinente, di sicuro non sono elementi che confortano l'immagine tutta della giustizia. E lo dico tanto da politico, quanto da cittadino». Per il Plr «urge ancora di più il bisogno di capire cosa stia succedendo all'interno del Tpc, per poi ricreare una squadra che dal punto di vista di funzionalità, istituzionalità, onorabilità sia ineccepibile e che soprattutto riparta, perché stiamo parlando di uno dei settori più sensibili della giustizia, dove la popolazione vuole ancora riporre una fiducia totale». Poi, su un punto, Speziali è chiaro: «Non vogliamo fare processi, la giustizia ha bisogno di tutto tranne che di essere politicizzata».