laR+ IL COMMENTO

Una situazione che è prossima allo schianto

La terza ‘stangata’ filata sui premi di cassa malati è servita. Agli appelli ticinesi Berna ha fatto le orecchie da mercante

In sintesi:
  • Alcune scelte dell'Ufficio federale di sanità pubblica lasciano perplessi
  • Per vedere gli effetti delle misure ticinesi ci vorrà tempo
(Ti-Press)
27 settembre 2024
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È rimasto lettera morta l’appello lanciato dieci giorni fa alle autorità federali. Il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa e la nostra deputazione alle Camere, a colloquio con la ministra della Sanità Elisabeth Baume-Schneider, avevano chiesto che l’aumento dei premi di cassa malati per il Ticino non superasse la media nazionale e, se del caso, di intervenire politicamente per evitarlo. Speranze vane. Ieri da Berna è arrivata la notizia che la ‘stangata’ per il nostro cantone nel 2025 sarà la più severa di tutta la Svizzera. Non solo. L’Ufficio federale della sanità pubblica, che sottostà proprio al Dipartimento diretto dalla socialista Baume-Schneider, ha corretto al rialzo – e non di poco – la proposta di rincaro avanzata dagli assicuratori. Una scelta quantomeno “dubbia” secondo De Rosa.

Al Ticino, che ha salari ben al di sotto della media Svizzera e premi di cassa malati ben pasciuti, è stata ricordata l’esistenza della perequazione intercantonale come strumento di sostegno. Peccato che da questo sistema di solidarietà il nostro cantone riceva solo una novantina di milioni, a differenza dei contributi miliardari riconosciuti a Berna e Vallese.

Altra nota federale indirizzata a chi risiede a sud delle Alpi: “I premi di cassa malati riflettono i costi della sanità”. E qui c’è poco da fare, in Ticino il costo pro capite delle prestazioni è di oltre mille franchi sopra la media nazionale. Responsabilità esclusiva dei ticinesi che corrono dal medico a ogni colpo di tosse? Non proprio, non del tutto. Il nostro è un cantone anziano dove i giovani migrano verso stipendi migliori e incrociano sul loro cammino chi invece arriva qui da oltralpe per godersi la pensione. A questo si aggiunge un’offerta ambulatoriale capillare. Bene, è la strada che la Confederazione ha tracciato per il futuro e il Ticino è a buon punto. Male, la spesa ambulatoriale è interamente a carico delle casse malati e si basa su un tariffario tra i più alti. Ecco quindi che i premi lievitano.

Incontrando già in giugno i giornalisti, De Rosa aveva illustrato, punto per punto, quello che il Cantone sta facendo “nei limitati margini che la legge offre” per contenere la spesa sanitaria. Un modo di mettere le mani avanti e anticipare le critiche di immobilismo sentite negli scorsi anni, ma pure il giusto tentativo di sottrarre l’azione del Consiglio di Stato alla raffica di reazioni indignate che puntualmente parte all’annuncio di un ulteriore marcato aumento dei premi, con conseguente ulteriore erosione del potere d’acquisto. L’intervento più recente: la moratoria agli infermieri indipendenti e agli enti privati attivi nelle cure a domicilio. Un settore che è esploso negli ultimi anni. Un po’ perché la popolazione invecchia, e la si spinge a restare a casa e a non andare in casa anziani. Un po’ perché fare affari in un mercato dove è l’offerta a regolare la domanda fa gola a tanti.

“Il Ticino non fa niente di sbagliato, anzi su tanti aspetti propone delle soluzioni innovative”, è stata la carezza di Baume-Schneider durante la conferenza stampa di ieri. Subito dopo ha però ricordato come occorra operare sulla pianificazione ospedaliera e in Ticino ci sia un’altissima densità di studi medici. Una conseguenza delle scelte di Berna cui il Consiglio di Stato cerca di porre rimedio con il cosiddetto “modello di regressione” che dovrebbe entrare in vigore il prossimo anno. Gli effetti si vedranno però solo tra parecchio tempo. Nel frattempo la situazione è prossima allo schianto.

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