Da Lumino alla bassa Leventina, dal Luganese al Mendrisiotto cresce l’insofferenza per le decisioni calate dall’alto. Che meritano di essere approfondite
È opportuno guardare in bocca al cavallo donato? È la domanda che le autorità di Lumino, Bodio e Giornico si sono poste di fronte a iniziative destinate a influire su ambiente ed economia locali. A Lumino la realizzazione di una centrale a legna con teleriscaldamento (progetto Teris, società controllata dal Cantone) e nella Bassa Leventina l’istituzione di un Polo di sviluppo economico (Pse) su iniziativa sempre del Cantone. Nel primo caso si tratterebbe dell’ennesimo impianto in Ticino con tecnologia all’avanguardia solitamente sempre bene accetta sia perché sostituisce tanti piccoli e vetusti riscaldamenti a gasolio ed elettrici, contribuendo così alla strategia energetica nazionale e cantonale, sia perché sfrutta una fonte rinnovabile abbondante nei nostri boschi. Mal digerito invece, da una parte della politica locale e della popolazione, il fatto che la centrale brucerebbe anche legna di scarto contenente sostanze indesiderate. Ciò che ha scatenato molte paure nonostante le rassicurazioni sull’elevata efficacia dei filtri di ultima generazione. Fatto sta che il Municipio, facendo propria una mozione multipartito nel frattempo votata all’unanimità dal Consiglio comunale, ha deciso di bloccare l’area artigianale con una Zona di pianificazione al fine d’impedire l’insediamento di attività moleste. Stop che ha innescato più ricorsi al Tram.
Più a nord, dopo iniziale entusiasmo, il Pse registra ora lo scetticismo dei Municipi di Bodio e Giornico i quali, in vista della nascita imminente del nuovo Comune aggregato, già oggi indicano la volontà di non applicare lo strumento volto a favorire l’insediamento di realtà produttive in ambito industriale ed energetico. Due i motivi: lo ritengono troppo vincolante in quanto rischia d’impedire l’arrivo di ditte attive in altri ambiti e di porre l’area in balia di crisi internazionali con conseguenze nefaste sul piano locale. Questo proprio ora che vi sono aziende in trattativa per occupare l’ultimo padiglione rimasto vuoto dell’ex Monteforno (le Ail di Lugano proprietarie non vedono l’ora di disfarsene) e che con un Pse in vigore rischierebbero di venire escluse.
Verificare che la dentatura del cavallo sia sana, per capire se il dono sia virtuoso e non una mossa opportunista, è un esercizio figlio di questi tempi caratterizzati da rapporti tesi fra Cantone e Comuni. Anche dal Luganese giungono segnali d’insofferenza, come la decisione del Consiglio comunale di Sorengo di respingere l’aumento della tassa base rifiuti invitando il Municipio a intervenire sul Cantone affinché riveda verso l’alto – così da incentivare il principio ‘chi inquina paga’ – il costo del sacco imposto ai Comuni. Nel Mendrisiotto e Basso Ceresio c’è poi la levata di scudi contro il potenziamento dell’A2, voluto dalla Confederazione, e le misure di compensazione ambientale e paesaggistica. Idem per la corsia dei Tir voluta dal Datec fra Coldrerio e Balerna e impugnata da sei Comuni con un ricorso al Tribunale amministrativo federale: perché la corsia sposta il problema senza risolverlo. Altro dono indesiderato.
Sul caso Lumino abbiamo titolato ‘Davide contro Golia’. Anche Golia però ha le sue ragioni e lo Stato di diritto consente a chi sta in fondo alla scala di non accettarle acriticamente. L’auspicio è che il processo di analisi del cavallo stabilisca in tempi non geologici se si è in presenza di un bene utile alla collettività sul lungo termine o di un mulo zoppo col fiato corto.