Il presidente nazionale democentrista segue De Rosa e chiede al Consiglio federale perché nel calcolo per il ’23 non siano stati calcolati ’20 e ’21
Sul calcolo dei premi di cassa malati il Canton Ticino trova una sponda di peso per le proprie rivendicazioni. È quella del presidente nazionale e consigliere agli Stati dell’Udc Marco Chiesa, che con un’interrogazione al Consiglio federale torna sul tema perché l’incremento del 9,2% del premio medio comunicata martedì scorso "è stato vissuto e commentato da esperti del settore e anche dalle autorità cantonali ticinesi come un’ingiustizia nei confronti del mio Cantone". Perché le conseguenze sono facilmente ipotizzabili: "Le cittadine e i cittadini del Ticino, in particolare il nostro ceto medio che con questi aumenti si vedrà intaccare sensibilmente il proprio potere d’acquisto, hanno perso la fiducia nel sistema perché permangono dubbi sulla causa di questi aumenti, sul ruolo delle riserve e sul metodo di calcolo".
E siamo al punto, perché è stato lo stesso direttore del Dss Raffaele De Rosa, davanti alla stampa, a lamentare il fatto che per la fissazione dei premi - lo ricorda Chiesa nel suo atto parlamentare - "il Dipartimento sanità e socialità ticinese avesse chiesto a Berna di tener conto della media dei costi del biennio 2020 e 2021. Ciò al fine di ammorbidire l’effetto ‘rimbalzo’ dei costi dei due anni pandemici particolarmente difficili per il Cantone".
Ebbene, la porta tenuta chiusa dall’Ufficio federale di sanità pubblica (Ufsp) e dal Consiglio federale non è piaciuta nemmeno a Chiesa che, infatti, chiede al governo "per quale motivo la richiesta del Canton Ticino non è stata presa in considerazione" e se, davvero, "l’aumento, prossimo al 10%, del premio assicurativo attualmente pagato in Ticino coincide alla previsione dei costi sanitari del Cantone".
Ma va più nel dettaglio, il presidente nazionale democentrista. Chiedendo "quali voci di spesa hanno portato e porteranno a un tale aumento" e se "a mente dell’Ufsp vi sono degli elementi caratteristici del Ticino che determinano una crescita superiore rispetto ad altri Cantoni". Con riferimento "in particolare alla struttura demografica, con un tasso di popolazione anziana superiore, che contribuisce al consumo di prestazioni e quindi al livello dei premi, o ad altri relativi alla capillarità dell’offerta".
Chiesa tocca anche l’annoso tema delle riserve, domandando al Consiglio federale se "gli assicuratori malattia hanno registrato perdite miliardarie a causa di investimenti in ambito finanziario" e "quale margine di manovra rimane nell’ambito delle riserve per ammortizzare la crescita dei premi. A quanto dovrebbero ammontare globalmente le riserve obbligatorie per legge? A quanto ammontano oggi? A quanto si prevede ammonteranno nel 2023?".
Ciò detto, sempre sul tema riserve, il consigliere agli Stati Udc chiede se l’Ufsp "può rassicurare la popolazione ticinese che con i premi calcolati non si creano delle riserve nazionalizzate a spese dei ticinesi, come è già stato il caso in passato". E, riguardo alle casse malati, l’ulteriore domanda al governo è se "le spese amministrative esposte dagli assicuratori malattia sono ragionevoli e giustificate. A quanto ammontano in proporzione sul costo complessivo del premio?"
Infine, Chiesa chiede se "il Consiglio federale è del parere che in Ticino ci si debba attendere un continuo aumento dei premi dell’assicurazione malattia". E, se sì, "ci sono misure o riforme urgenti che dovrebbero essere immediatamente intraprese nel mio Cantone?".