A Keller-Sutter l’ex ministro delle Finanze, al momento del passaggio delle consegne, assicurò che la situazione di Credit Suisse era ‘stabile’
Ueli Maurer fa venire in mente uno che esce da una stanza dimenticando la luce accesa oppure la porta di casa aperta quando se ne va per i fatti suoi. Insomma, un gran distratto, con la testa perennemente tra le nuvole. Perché quest’immagine? Perché, se non si vuole essere malevoli, non si può pensare altrimenti di uno che è stato consigliere federale per vent’anni e che, verso la fine del suo mandato, ha talmente pasticciato con la crisi di Credit Suisse da lasciare alla sua subentrante, Karin Keller-Sutter, una patata così bollente che nel giro di tre mesi è praticamente esplosa.
Cosa avrà pensato Maurer il 19 marzo del 2023, quando la seconda banca svizzera per importanza arrivò sull’orlo del crac? Sicuramente non “io l’avevo detto” perché, stando alle ricostruzioni della Commissione parlamentare d’inchiesta occupatasi del caso, l’allora ministro delle Finanze Udc evitò di drammatizzare la faccenda con i suoi colleghi. A Keller-Sutter, verbalmente (si noti bene: non per iscritto), al momento del passaggio delle consegne, assicurò che la situazione di Credit Suisse era “stabile”. “Stabile a un livello basso”, aveva comunicato il 4 dicembre al resto del Consiglio federale, che non sappiamo bene con quale spirito abbia lasciato la riunione. Eppure, da ottobre, le cose andavano già malissimo, tanto che venne evocata una fusione con Ubs, poi avvenuta il 19 marzo per scongiurare il fallimento.
Fatto sta che sempre in quell’autunno-inverno maledetto, mentre Credit Suisse stava subendo un massiccio esodo (ben 130 miliardi di franchi) di depositi, il Consiglio federale bocciò l’attuazione di un meccanismo pubblico di garanzia di liquidità. Thomas Jordan, a quel tempo presidente della Bns, aveva proposto un’iniezione di 50 miliardi di franchi, che tuttavia Ueli Maurer rifiutò per non turbare i mercati. “Pensa te!”, viene da commentare.
Ma se il ministro delle Finanze dava l’impressione di ritenere che le cose si sarebbero aggiustate, quantomeno non sarebbero precipitate con lui ancora in carica, è indubbio che i suoi colleghi, leggendo i giornali anche solo di straforo sul tablet o sullo smartphone, avrebbero dovuto preoccuparsi visto che il loro mandato non era in scadenza.
C’è da chiedersi però se i consiglieri federali i giornali li leggano. Al riguardo c’è stato un curioso siparietto, protagonista Ignazio Cassis, che nel settembre del 2023 dichiarò di non leggere più i giornali “perché non mi servono a niente”. A tamponare la gaffe intervenne il responsabile della comunicazione del Dfae, Nicolas Bideau, dichiarando che “lo informiamo noi”. Chissà come gli avranno rivenduto l’intervista ad Axel Lehmann, da parte del Blick il 27 ottobre 2022, quando il presidente di Credit Suisse spergiurò che la banca era “solida come le montagne svizzere”. Nell’azionariato dell’istituto era appena entrata Saudi National Bank, che valeva un pozzo di soldi. È pur vero che Lehmann rappresenta quella lunghissima fila di amministratori di Credit Suisse su cui ha puntato l’indice la Commissione parlamentare d’inchiesta. Però i politici, pensiamo soprattutto a quelli con responsabilità governativa, se c’erano dormivano. Confidando che a controllare la banca e a non turbare i mercati c’era quella sentinella, un po’ distratta, di Ueli Maurer.