laR+ IL COMMENTO

Madame Malaussène va al Festival

Si può ragionare sulle date della kermesse locarnese. L'importante è non considerare la presidente Maja Hoffmann un capro espiatorio di ogni scontento

In sintesi:
  • Il Locarno Film Festival è un evento complesso e ripensare le date è un'operazione delicata
  • Per discutere senza nervosismi di un eventuale anticipo, e in generale del futuro del Festival, bisogna smetterla di diffidare della neopresidente
Maja Hoffmann
(keystone)
6 agosto 2024
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Domani si aprirà ufficialmente il Festival. Perché per noi quello di Locarno non è semplicemente un festival ma, appunto, il Festival, con maiuscola e articolo determinativo. È una questione di vicinanza, affettiva oltre che geografica: gli altri eventi hanno bisogno di un complemento di specificazione, per Locarno basta “il Festival” e, tra di noi, ci si capisce subito.

Ma quell’articolo, a volte, può trarre in inganno, facendoci pensare che il Festival sia una cosa sola, ovviamente quella che più interessa a noi. Ma il Festival è tante cose: ci sono i film della Piazza, quelli del Concorso, della Retrospettiva, i cortometraggi dei Pardi di domani, i documentari della Semaine de la critique, eccetera; ci sono gli incontri con gli e le ospiti internazionali, le attività per professionisti, il mercato, i laboratori creativi; c’è la vita notturna e altro ancora. Il Festival è un evento per chi ama il cinema – dai classici che non ti stanchi mai di rivedere ai nuovi lavori provenienti da tutto il mondo –, per chi i film li realizza, li produce e li distribuisce, per chi viene in vacanza e per chi abita nella regione, dialogando con la politica, l’economia, le case di produzione e di nuovo mettiamo subito un “eccetera” per evitare un lungo elenco.

Tenere tutto questo insieme è un esercizio difficile e per forza di cose si corre il rischio, per andare incontro a una parte, di scontentarne o deluderne un’altra. Negli anni il Festival ha trovato un equilibrio, ma si tratta di un equilibrio dinamico, fatto di continui cambiamenti grandi e piccoli, per rispondere a nuove abitudini e nuove esigenze del pubblico, alle richieste dei partner, ai mutamenti dell’industria cinematografica. Non deve sorprendere, quindi, che di intoccabile ci sia ben poco e che si possa discutere anche di un Festival che non inizi – come da tradizione peraltro meno antica di quel che si potrebbe pensare – il primo mercoledì di agosto ma, verosimilmente, qualche settimana prima. Certo è un tema complesso: bisogna considerare la vicinanza temporale con gli altri festival cinematografici e le sovrapposizioni con altri grandi eventi della regione, i calendari scolastici dei vari cantoni, le prassi dell’industria cinematografica, le richieste del settore turistico e così via, ragionando su come è cambiato il mondo, cercando di prevedere come cambierà in futuro e soprattutto stabilendo in che direzione vorrà andare il Festival.

Magari si valuterà che la soluzione migliore è restare con le date attuali (sperando che si tratti davvero della soluzione migliore e non di quella più facile). L’unica certezza, al momento, è che dobbiamo poter discutere senza nervosismi di questo e di altri temi. Cosa non facile, se continuiamo a guardare con provinciale diffidenza a qualsiasi idea o proposta arrivi dalla neopresidente del Festival, senza entrare nel merito ma attaccandola come quella “da fuori”, anche quando dice ovvietà sulla viabilità del Locarnese (come se non avessimo avuto campagne elettorali incentrate sui semafori sul Piano di Magadino). Comprensibile che, dopo anni di presidenza di Marco Solari, si fatichi a capire il diverso ruolo di Maja Hoffmann e del rinnovato Consiglio d’amministrazione (e anche che la diretta interessata debba capire gli equilibri di questo complicato cantone); meno comprensibile che si scambi Maja Hoffmann per una Madame Malaussène che, come il protagonista dei romanzi di Daniel Pennac, di mestiere fa il capro espiatorio.

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