Parecchie reazioni alle esternazioni della presidente della rassegna. Il tema non è tabù, ma sono molti gli equilibri da preservare
Una discussione riguardante un eventuale cambio di data del Locarno Film Festival – anticipato a luglio – è moneta corrente fra gli addetti ai lavori (organizzazione, settore turistico, altri grandi eventi). Prima di domenica se n’è spesso parlato, ma sempre con una certa prudenza. Il fatto che la presidente Maja Hoffmann abbia rotto gli argini della confidenza parlandone con un giornalista del ‘SonntagsBlick’, tre giorni prima dell’inizio del Festival 2024, dimostra, una volta di più, che “contenere” la successora di Marco Solari nelle sue decisioni e/o esternazioni non è esercizio semplice. Già lo si era capito dopo i primi approcci alla realtà festivaliera locarnese, e una conferma era arrivata con il mandato conferito (pare gratuitamente) all’amica Annie Leibovitz per il manifesto (poi partorito non senza suscitare perplessità per l’apparente superficialità del risultato).
Fatto sta che al domenicale confederato Hoffmann ha rilevato che “agosto è un momento sfavorevole. I professionisti vogliono rilassarsi e non recarsi a Locarno. E dobbiamo rendere Locarno un luogo più attrattivo e suscitare l’interesse degli Studios e delle agenzie”.
A Raphaël Brunschwig, “managing director” del Locarno Film Festival, non si può ovviamente chiedere di commentare il tempismo e le modalità di comunicazione scelti dalla sua presidente. Tuttavia, nel merito della questione accetta di entrare: «È sempre positivo mettersi in discussione, quindi ci sta una riflessione sulle date. Ricordo che la rassegna nasce come festival internazionale e mantiene saldamente questa aspirazione, come continuiamo del resto a dimostrare di anno in anno. Questo significa che ambiamo a restare competitivi con i festival più prestigiosi al mondo, con i quali siamo in concorrenza muovendoci all’interno di calendari internazionali. È importante che vi sia la consapevolezza che il Locarno Film Festival non è soltanto una grande festa di pubblico, aperta e accessibile, ma anche una importante piattaforma di lavoro per i professionisti dell’industria cinematografica. Se si perde questo ruolo non si è più in grado di attirare i film, e neppure le “star”».
Brunschwig conferma che «la questione delle date emerge regolarmente da anni, ma proprio adesso è emersa con più forza perché è aumentato il livello delle aspirazioni e vi sono delle cose concrete che ci sono precluse con le date attuali. Lo si nota tra l’altro in special modo quando il Festival dura, come quest’anno, dal 7 al 17 agosto. Quindi, ripeto, è giusto porsi la domanda, anche in considerazione del fatto che cambiamenti di data hanno già caratterizzato la storia del nostro festival, ma anche di molti altri. Detto questo, è vero che il Festival nasce come internazionale, ma anche come espressione delle ambizioni turistiche locali, espresse ai suoi albori dalla Pro Locarno, prima organizzatrice della rassegna unitamente a un gruppo di intellettuali già legati al cinema, proveniente per lo più dall’Italia. Questo per dire che noi viviamo da sempre questo doppio o addirittura triplo posizionamento di evento locale-regionale, nazionale e internazionale. Nostro compito è trovare la miglior sintesi possibile tra queste dimensioni che si sovrappongono. Qualsiasi cosa noi faremo, ovviamente terrà conto di tutti i partner locali». Il “managing director” ricorda il momento topico della scelta di portare i film in Piazza Grande: «Era il 1971. In un primo momento non ci credeva nessuno, poi è diventato l’elemento identitario del Festival. Sottolineo anche che non siamo autarchici, abbiamo dei partner importanti e vogliamo continuare a essere una realtà che rafforza il territorio. E sappiamo che la nostra forza internazionale dipende da quanto sono solide le radici che ci legano al territorio».
«Allo stato attuale è davvero troppo presto per prendere delle decisioni, così come per espormi in prima persona sulla tematica». Lo sostiene il presidente degli albergatori Max Perucchi. D’altra parte, aggiunge, «io sono per il libero commercio e le scelte si possono sempre discutere, ma prima di tutto bisogna far sedere tutti gli attori attorno a un tavolo e vedere se c’è questa possibilità. E con questo intendo soprattutto se un eventuale anticipo del Film Festival non implichi la rinuncia forzata al Moon&Stars. Se ciò fosse il caso, allora credo che la risposta alla prima domanda – e se cioè sia sostenibile un Film Festival a luglio – non possa che essere “no”». Perucchi ragiona anche su un calendario che va oltre quello locarnese: «Bisogna capire se uno spostamento di data del Moon&Stars possa creare un problema di intasamento a livello di rassegne musicali, ma anche se è pensabile che gli artisti previsti in Piazza Grande adeguino i loro tour, e se ciò determinerebbe un aumento dei prezzi. Le variabili in gioco sono davvero molte».
Se si parla di Moon&Stars quale coinquilino estivo di Piazza Grande, va ricordato che il contratto giungerà a scadenza alla fine dell’edizione 2026, quindi un nuovo concorso verrà lanciato nel corso del 2025 per il quinquennio 2027-31. Da questo punto di vista, se c’è un momento per guardare al calendario è effettivamente questo. Ne conviene il patron di Moon&Stars, Dani Büchi, che raggiunto da ‘laRegione’ non nasconde come «da alcuni mesi la questione è sul piatto: ne stiamo parlando con la Città e con il Film Festival. Quest’ultimo ha posto la questione, ha fatto la domanda, ed è importante che ciò avvenga perché assieme si possa operare al meglio sul territorio. Ne riparleremo, assieme, in autunno».
La posizione di Locarno è nelle parole del sindaco Nicola Pini: «Come Città di Locarno attendiamo se del caso le riflessioni e gli argomenti del Festival, perché di richieste ufficiali non ne sono ancora giunte. Di certo, come per ogni cosa, valuteremo pro e contro dei vari scenari, ritenuto che l’equazione dovrà tenere conto dello sviluppo del Festival ma anche del contesto e degli attori che lo accolgono e frequentano, così come delle varie manifestazioni che si svolgono nella regione durante l’estate».
Più denso l’intervento del suo vice, Claudio Franscella, che è anche presidente della Ticino Film Commission: «Certo che un eventuale spostamento delle date del Festival, come ha ipotizzato la sua presidente, va discusso a fondo e concordato fra tutti gli attori interessati: penso ovviamente al Municipio, ma anche agli operatori turistici e agli organizzatori di altri grandi eventi. Personalmente su una proposta di nuove date per questa importante rassegna raccoglierei anche il parere del pubblico, con un sondaggio. D’altronde il Festival del film ad agosto ha sempre registrato un elevato numero di presenze». Per l’ex deputato del Centro al Gran Consiglio, di cui è stato anche presidente, anticipare il Festival «sarebbe tutt’altro che facile». «Facendolo in luglio o a cavallo tra giugno e luglio vi sarebbero problemi pratici di ardua soluzione, secondo me – riprende Franscella –. In Città nel mese di luglio abbiamo già Moon&Stars e ad Ascona, comune limitrofo, c’è il New Orleans. Parliamo di due rassegne musicali, anche queste di respiro internazionale, che funzionano molto bene pure a livello di pubblico». Di più. «Occorre considerare anche il fattore luce – aggiunge il vicesindaco –. A luglio le giornate sono più lunghe che ad agosto. A quale ora proiettare il film in Piazza Grande? Alle dieci e mezzo di sera allorché abbiamo finalmente un po’ di buio? E quando sono programmate due proiezioni, che si fa?».
Un’altra questione sollevata dalla presidente del Festival nella recente intervista sono i collegamenti con Locarno, da potenziare… «Che vadano migliorati, soprattutto sul fronte del servizio pubblico, è ovvio, e non solo in occasione della manifestazione – osserva Franscella –. Come Città ne siamo pienamente consapevoli. Lo siamo da tempo ed è uno dei dossier su cui si sta lavorando. Spero però che le considerazioni di Hoffmann non sottintendano dell’altro. E cioè lo spostamento del Festival del film altrove. Perché sarei totalmente contrario». Il Festival, sottolinea il presidente della Ticino Film commission, «è cresciuto a Locarno ed è conosciuto e apprezzato sul piano internazionale. Dico di più. Vogliamo che Locarno diventi in Ticino la Città dell’audiovisivo, con il coinvolgimento dell’Università della Svizzera italiana. Abbiamo il Palacinema, nel quale hanno sede il Conservatorio internazionale di scienze audiovisive, ossia il Cisa, e la Ticino Film Commission. Credo proprio che i locarnesi non intendano rinunciare al Festival del film, motore trainante della Città dell’audiovisivo».
Nelle scorse settimane è stato agendato un incontro per settembre tra il Municipio e gli operatori del Festival. Gli argomenti non mancheranno.
Per la direttrice del Decs Marina Carobbio «il Locarno Film Festival è oggi per molte persone che lo frequentano, tanto dal Ticino quanto dal resto della Svizzera, un appuntamento fisso». Perciò «eventuali cambiamenti andranno ben soppesati, ponderando tutti i vari elementi». Quindi, continua Carobbio, «l’intervista della presidente Hoffmann va letta nella sua versione integrale: dalle dichiarazioni traspare la volontà di fare il possibile affinché il Locarno Film Festival rimanga un evento culturale di prim’ordine, che si irradi oltre il Ticino e la Svizzera». A ogni modo, conclude la direttrice del Decs, «durante il Festival incontrerò Maja Hoffmann, e avremo sicuramente l’occasione per parlare della sua visione».
«Bisogna ancora capire cosa sta dietro alla dichiarazione della presidente – afferma Fabio Bonetti, direttore dell’Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli –. Il successo della nostra destinazione è basato sugli equilibri tra le diverse manifestazioni e gli eventi. La proposta di Hofmann intaccherebbe questa alchimia ormai decennale. Sull’importanza e sul prestigio del Festival non si discute: è uno dei pilastri, assieme a Moon&Stars, che si svolge a luglio sulla Piazza Grande, dell’estate locarnese. Entrambi generano un ingente indotto economico e un notevole flusso turistico. Ovviamente ci attendiamo indicazioni più precise dal Festival, anche per capire se e come rivedere il posizionamento degli eventi, manovra che dovrà coinvolgere per forza diversi settori legati al turismo, primo fra tutti quello degli albergatori».
«Anticipare a luglio il Festival è un tema già emerso con una certa ricorrenza – ricorda Giò Rezzonico, editore e giornalista locarnese, nonché figlio dello storico “presidentissimo” del Pardo, Raimondo Rezzonico, scomparso nel 2001 –. Sarebbe una manovra per distanziarlo ulteriormente dalla Mostra cinematografica di Venezia, che di solito si tiene a fine agosto-inizio settembre. Le opposizioni, in sostanza, giungono soprattutto dagli albergatori, che in quelle settimane non hanno un numero sufficiente di camere a disposizione per gli ospiti della rassegna».
La questione sollevata da Maja Hoffmann trova appigli nella storia stessa della rassegna, che nei suoi oltre sette decenni ha cambiato date e periodo delle proiezioni.
Il Festival internazionale del film di Locarno nasce nel 1944, ma a... Lugano, e più precisamente al Kursaal, con presentazione dei film dal 20 al 24 settembre. La seconda edizione (1-9 settembre 1945) punta sulla formula del cinema all’aperto, nel Parco Civico, dove viene allestito un anfiteatro in grado di ospitare 1’400 persone ogni sera. Lo spostamento dal Ceresio verso il Verbano avviene l’anno successivo, come mossa obbligata. Infatti i luganesi, con 1’494 voti contro 884, il 2 giugno del 1946 bocciano la proposta di costruire un anfiteatro fisso per le proiezioni all’interno del Parco Ciani. Viene contattata la Città sul Maggiore e pochi mesi dopo (22 agosto-1 settembre) si può assistere alla prima edizione nel parco del Grand Hotel di Locarno-Muralto.
Negli anni 1952-1967, il Festival si tiene nella sede del prestigioso albergo sempre nella seconda metà del mese di luglio. Ma il parco all’aperto è abbandonato dopo il 1967, per l’aumento del canone d’affitto e per i nuovi progetti decisi per il giardino dell’hotel. Ci si sposta per alcuni anni nella sala del Kursaal, con un cambiamento di date: tra fine settembre e inizio ottobre.
Finalmente, alle 21 del 6 agosto 1971, il Pardo prende possesso della Piazza Grande, con una sistemazione disegnata dall’architetto Livio Vacchini. Una manovra voluta per avvicinare la popolazione (ticinese in primis) alla settima arte. Da quel momento in poi il periodo per le proiezioni rimane il medesimo: dieci giorni di festival inseriti nella prima quindicina di agosto.
Va detto che la scelta delle date per Locarno è da sempre vicina a quelle della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, nata il 6 agosto del 1932. Dal 1946 in poi, la kermesse sulla città lagunare, si svolge nella prima quindicina di settembre, quindi a breve distanza dalla calata del sipario sullo schermo di Piazza Grande.