Ticino

Caos Tribunale penale, accertamenti affidati a Maria Galliani

L'avvocato ed ex pp incaricata dal governo di far chiarezza sulle segnalazioni di mobbing. Perché non si è fatto capo a un perito di un altro cantone?

Immagine di archivio
(Ti-Press)

Il Consiglio di Stato prova a fare chiarezza sul pesante clima che, stando a quanto trapelato nei giorni scorsi e riportato in un’interrogazione del granconsigliere del Plr Matteo Quadranti, si respira attualmente al Tribunale penale cantonale (Tpc). Come riferito da ‘Liberatv.ch’, il governo ha incaricato l’avvocata ed ex procuratrice pubblica e già procuratrice generale aggiunta Maria Galliani di svolgere accertamenti circa le segnalazioni di mobbing da parte di una segretaria del Tpc nei confronti di una collega.

Il caso era stato portato a conoscenza dei vertici del Tribunale d’appello dai giudici del Tribunale penale Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti. Ed è finito poi sotto la lente della Sezione cantonale delle risorse umane. Nei confronti dei due magistrati è stata successivamente effettuata una segnalazione al Consiglio della magistratura da parte degli altri giudici del Tpc, ovvero il presidente Mauro Ermani, il vice Marco Villa e Amos Pagnamenta. Segnalazione che fa il paio con quella a carico dello stesso Ermani “presentata da terzi”, come riferito da un comunicato del Consiglio della magistratura.

A proposito del difficile clima in seno al Tribunale penale cantonale, Quadranti nel suo atto parlamentare scrive fra l’altro di “mobbing di lunga durata (tra segretarie, tra segretarie e giudici, tra segretarie e giudici e/o cancellieri e viceversa), se non molestie sessuali, quantomeno apprezzamenti inopportuni, commistioni, vendette, ricattini e raccomandazioni sul ‘chi deve stare dalla parte di chi’, protezionismi, faziosità e via dicendo”. Una situazione, par di capire, piuttosto pesante.

Il commento

Optare in questo caso per un penalista?
Non opportuno

di Andrea Manna

Il Servizio informazione e comunicazione del Consiglio di Stato conferma il conferimento del mandato, da parte del governo, a Galliani. E precisa che l’avvocata effettuerà “degli accertamenti preliminari che riguardano il settore amministrativo del Tribunale penale. Da questi accertamenti preliminari sono escluse le questioni riguardanti i giudici che sono di competenza del Consiglio della magistratura”. Una precisazione che però non fuga perplessità e interrogativi sull’opportunità della decisione governativa di affidare questi accertamenti a un avvocato (anche) penalista. Le capacità professionali di Maria Galliani, legale di lunga esperienza, sono riconosciute e sono dunque fuori discussione. Tuttavia Galliani è un avvocata e in veste di penalista, chiamata a difendere imputati o accusatori privati, è utente abituale del Tribunale penale cantonale. Per ragioni professionali conosce quindi, e con essi interagisce, i magistrati dell’autorità giudicante. Tornando alla situazione non edificante in cui si trova il Tribunale penale, ci si chiede come tali accertamenti preliminari, per usare le parole del servizio stampa del Consiglio di Stato, possano essere condotti facendo astrazione dal contesto generale e dunque dalle “questioni riguardanti i giudici”. Ci si chiede inoltre se i magistrati del Tpc debbano ricusarsi nei processi nei quali l’avvocata Galliani interverrà quale patrocinatrice di parte.
Le domande sorgono spontanee. Perché il Consiglio di Stato non ha fatto capo a uno/una specialista di un altro cantone, come aveva fatto la Commissione parlamentate della Gestione con l’audit sul caso del funzionario del Dipartimento sanità e socialità condannato per reati sessuali? E a quanto ammonta, in soldoni, il mandato appena conferito dal governo, quel governo che sta o starebbe ragionando sulla manovra bis di tagli, da lui preannunciata come più dolorosa della prima, per far quadrare i conti del Cantone?

Non solo. Restando in Ticino, da anni esiste in seno all’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (quindi Dipartimento sanità e socialità) il Laboratorio di psicopatologia del lavoro. Si tratta, informa il sito del Cantone, di “un servizio rivolto a tutte le persone che manifestano un disagio o presentano problemi sociali, famigliari, economici, legali a causa di una situazione lavorativa difficile e/o problematica quale disoccupazione, precarietà, conflitti sul posto di lavoro, mobbing/molestie, burnout/stress, licenziamento”. Il Laboratorio di psicopatologia del lavoro “offre: ascolto e sostegno medico, psicologico, sociale specializzato adattato alle esigenze individuali; guida alla ricerca di soluzioni concrete, fornendo gli strumenti per accedere alle risorse disponibili o per meglio affrontare decisioni difficili”. Il Laboratorio “è inoltre a disposizione delle aziende presenti sul territorio e può essere contattato per una consulenza per la gestione di situazioni difficili sul posto di lavoro quali conflitti, eventi stressanti in équipe ecc”. Il Laboratorio effettua pure “interventi di formazione su temi specifici (comunicazione, prevenzione e gestione dei conflitti, gestione dello stress) orientati al benessere sul posto di lavoro, al miglioramento del clima aziendale e di riflesso al miglioramento della produttività e della qualità del lavoro svolto”. E ancora: il Laboratorio di psicopatologia del lavoro “è aperto a tutti e garantisce un approccio imparziale e neutrale operando nel pieno rispetto del segreto professionale”.

Il Consiglio di Stato si ricordava di disporre, all’interno dell’Osc, di un simile servizio?