Se solo una parte di quanto scrive Quadranti nell'interrogazione sul disagio al Tribunale penale trovasse riscontro, sarebbe preoccupante. E inquietante
È assolutamente indispensabile che il Consiglio della magistratura e la Sezione cantonale delle risorse umane facciano al più presto chiarezza, adottando se del caso i provvedimenti di loro competenza, sul (presunto) pesante clima al Tribunale penale cantonale, il Tpc. “Mobbing di lunga durata (tra segretarie, tra segretarie e giudici, tra segretarie e giudici e/o cancellieri e viceversa), se non molestie sessuali, quantomeno apprezzamenti inopportuni, commistioni, vendette, ricattini e raccomandazioni sul ‘chi deve stare dalla parte di chi’, protezionismi, faziosità e via dicendo”: questo si legge nell’interrogazione di Matteo Quadranti al Consiglio di Stato.
Se solo la metà di quello di cui scrive il deputato liberale radicale – di professione avvocato e granconsigliere solitamente assai ben informato quando interpella il governo su questo o quel tema – trovasse conferma, sarebbe preoccupante e inquietante. Perché si tratterebbe di una gravissima situazione che rischia fortemente di compromettere anche la serenità di giudizio dei magistrati del Tpc, chiamati a condannare o ad assolvere e quindi a decidere del destino di coloro che affrontano i processi come imputati. Soprattutto perché si tratterebbe di fatti intollerabili in qualsiasi posto di lavoro, a maggior ragione in un palazzo nel quale si amministra la giustizia.
L’interrogazione di Quadranti non è un fulmine a ciel sereno. Le voci su screzi interpersonali al Tpc circolavano da mesi. Peraltro vi accenna, sebbene con una frase sibillina, anche il Cdm, il Consiglio della magistratura, nel rapporto d’attività 2023 pubblicato all’inizio di settimana scorsa: “Pur lavorando i cinque giudici sostanzialmente in maniera autonoma, è indispensabile che all’interno del tribunale regni un atteggiamento di collaborazione e rispetto reciproco”. Poi è arrivata la stampa. Sabato il ‘Corriere del Ticino’ ha riferito di segnalazioni al Cdm. Ieri ‘laRegione’, oltre a scrivere dell’atto parlamentare, ha fornito ulteriori dettagli, in particolare riguardo alla possibile causa, forse non l’unica, del malessere al Tpc: una segretaria che avrebbe praticato mobbing verso una collega, circostanza segnalata dai giudici del Tpc Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti ai vertici del Tribunale d’appello. Si registrano, inoltre, due successive segnalazioni, queste al Cdm. Una nei confronti dei citati magistrati inoltrata dagli altri tre giudici del Tribunale penale: il presidente Mauro Ermani, il vice Marco Villa e Amos Pagnamenta. E una a carico di Ermani. “Presentata da terzi”, sostiene in un imbarazzante comunicato inviato ieri alle redazioni il Consiglio della magistratura, che magari sperava che i problemi (e le soluzioni) al Tpc restassero confinati a Palazzo di giustizia. Nella nota – che non aiuta a capire – il Cdm fa sapere che gli accertamenti richiederanno “del tempo”. I cittadini, la fiducia dei quali nelle istituzioni sta vacillando per una serie di accadimenti, si aspettano che l’autorità che vigila sul corretto funzionamento della giustizia in Ticino conduca accertamenti senza guardare in faccia nessuno e in tempi brevi. Presto si terrà la votazione popolare sull’acquisto a Lugano dello stabile Efg, primo passo, da 80 milioni di franchi, verso l’edificazione della ‘cittadella della giustizia’: ebbene, ci si domanda se i problemi della magistratura oggi non siano altri.
Di più. Sarebbe opportuno ragionare su una rotazione delle cariche, a livello di presidenza, nelle sezioni (Tpc compreso) e nelle camere, laddove possibile, del Tribunale d’appello. Si eviterebbe la non auspicabile personificazione del potere.