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Caos Tribunale penale, scatta l’interrogazione di Quadranti

Mobbing nella Cancelleria del Tpc, le segnalazioni di due giudici, il contrattacco degli altri tre. Le domande del deputato Plr al Consiglio di Stato

Ennesima burrasca
(Ti-Press)
29 aprile 2024
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Tira aria di bufera all’interno del Tpc, il Tribunale penale cantonale. A far divampare il fuoco che già covava sotto le ceneri da mesi – di cui ha scritto usando il condizionale ‘Il Corriere del Ticino’ di sabato riferendo di segnalazioni inoltrate al Consiglio della magistratura (Cdm) – è, stando a quanto appreso da ‘laRegione’, una situazione di profondo disagio nella Cancelleria del Tribunale penale, con una segretaria che avrebbe praticato mobbing verso una collega. La circostanza è stata segnalata dai giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti non al Cdm, ma ai vertici del Tribunale d’appello, ovvero alla Commissione amministrativa. Segnalazione finita poi in Cantone, a quanto pare alla Sezione delle risorse umane, e probabilmente anche alla Divisione della giustizia. Il presidente del Tpc Mauro Ermani e due giudici del Tribunale, Amos Pagnamenta e Marco Villa, hanno poi segnalato i colleghi Quadri e Verda Chiocchetti al Consiglio della magistratura. Ma ci sarebbe anche, secondo il ‘Cdt’, una segnalazione al Cdm a carico di Ermani. Non è ancora dato sapersi fatta da chi. Non sono stati però né Quadri né Verda Chiocchetti.

E in un clima di certo tutto tranne che sereno che in mezzo a ’sto caos, ascoltando gli spifferi che escono da Palazzo di giustizia, il giudice Ermani sembra stia guardando alla Corte di appello e di revisione penale con le lancette puntate a fine 2025 quando la sua presidente Giovanna Roggero-Wil andrà in pensione per raggiunti limiti di età.

L’atto circostanziato. Molto circostanziato

Questo è il contesto. Poi c’è lo sviluppo. Circostanziato. Molto circostanziato. A darlo è il granconsigliere liberale radicale Matteo Quadranti, che con un’interrogazione inoltrata al Consiglio di Stato pone domande “con una certa urgenza” e scrive che qualcosa in seno al Tribunale penale cantonale davvero non sta girando a dovere. “In breve, ci troviamo il gremio diviso in due fazioni che si stanno vicendevolmente attaccando”, considera Quadranti. Ma quali fazioni? Bisogna fare un piccolo passo indietro, perché quello delle segnalazioni, secondo il deputato del Plr, sarebbe “il contrattacco da parte di altri giudici verso quelli che hanno evidenziato in precedenza le problematiche in tema di gestione dei rapporti personali irrisolte da tempo all’interno del Tpc”.

E siamo al punto. Perché “sorprende non poco che dall’autorità giudiziaria in questione, che in quanto tale e non a nome del singolo giudice che rilasciò le ‘scuse a nome dello Stato’ (il giudice Marco Villa, ndr) verso delle vittime di molestie nel caso dell’ex funzionario del Dss, emergano ora situazioni di mobbing di lunga durata (tra segretarie, tra segretarie e giudici, tra segretarie e giudici e/o cancellieri e viceversa), se non molestie sessuali, quantomeno apprezzamenti inopportuni, commistioni, vendette, ricattini e raccomandazioni sul ‘chi deve stare dalla parte di chi’, protezionismi, faziosità e via dicendo”. Insomma, di tutto e di più.

‘Evidenziati comportamenti inadeguati’

Al riguardo, riprende Quadranti nel suo atto parlamentare, “ci è noto che mesi or sono vi fu una segnalazione formale di diverse pagine e documenti con l’indicazione anche di diversi testimoni (che potrebbero anche ampliarsi) secondo la Direttiva del Consiglio di Stato del 9 giugno 2021 concernente le molestie psicologiche, sessuali e le discriminazioni all’interno dell’Amministrazione”. Quest’ultima, annota Quadranti, “pare essersi attivata con audizioni e sembrerebbe con l’intento di procedere al conferimento di un audit/mandato esterno per condurre la relativa inchiesta”. Finito? No. “Vi sarebbero inoltre delle segnalazioni da parte di alcuni giudici, o per sé o per conto di propri collaboratori stretti, oggetto di ‘atteggiamenti inopportuni’ che hanno evidenziato altri comportamenti inadeguati di una segretaria e un collega giudice”. I giudici che hanno segnalato, “hanno ritenuto di dover intervenire per evitare che certe disfunzionalità e comportamenti inappropriati restassero irrisolti”. E poi, si diceva, il contrattacco.

Ma potrebbe esserci molto di più

La faccenda rischia però di non essere limitata a questo. Perché, aggiunge il granconsigliere Plr, “la problematica potrebbe anche ampliarsi atteso come sono noti alcuni ripetuti screzi tra certi giudici del Tpc e alcuni procuratori pubblici, e talvolta anche verso avvocati”. Non si possono dimenticare, infatti, “alcuni degli episodi noti alla cronaca che già avevano sollevato qualche perplessità relativamente all’adeguatezza di taluni commenti fatti da parte di un membro dell’autorità giudicante”. Ci si riferisce, specifica Quadranti, “in particolare agli scambi di messaggini altamente inopportuni in tema di nomine che avrebbero dovuto o meno essere favorite per amicizie, di commenti inerenti le capacità o meno di tal procuratore di gestire incarti e via discorrendo”. L’allusione è al tormentato periodo del rinnovo delle cariche in seno al Ministero pubblico nel 2020 e ai messaggi ‘Whatsapp’ inviati dal giudice Mauro Ermani al procuratore generale.

‘Bisogna essere ineccepibili, anche se al potere da anni’

Morale della favola? Che “la preoccupazione non può che essere alle stelle”. Per Quadranti “il Cantone, i suoi cittadini, le sue aziende e il sistema giudiziario che si vuol ammodernare e ottimizzare meritano che chi sta nei gremi giudicanti sia all’altezza del ruolo, abbia un comportamento ineccepibile in aula, nel proprio ufficio e fuori anche se ‘al potere’ da anni”. E soprattutto, “considerando anche la storia passata da cui dobbiamo trarre debiti insegnamenti, si vuole in ogni modo evitare che si arrivi a situazioni omertose o dove si chiede omertà in cambio di qualche vantaggio”. E sul “potere da anni” di cui scrive Quadranti, come non pensare all’atto parlamentare con cui l’Mps nel luglio 2022 chiedeva la rotazione delle cariche delle presidenze e delle vicepresidenze delle sezioni e delle camere del Tribunale d’appello.

Ciò detto, e non è stato detto poco, Quadranti chiede al Consiglio di Stato “invero con una certa urgenza” se sia al corrente delle “segnalazioni a livello amministrativo e se possa confermare che un’inchiesta sia stata avviata; se sia al corrente di segnalazioni al Consiglio della magistratura e se possa confermare che le procedure di accertamento della verità siano state anche attivate”. Il deputato liberale radicale chiede anche al governo, e non è un dettaglio secondario, “se ritiene di potersi fare parte attiva nel segnalare la preoccupazione affinché le inchieste si svolgano evitando inquinamenti di prove, pressioni su possibili testimoni, a tutela dei diritti delle parti, ma anche in modo celere per permettere al Tribunale penale cantonale di ritrovare serenità, la cui mancanza arrischia di compromettere l’efficienza del lavoro che di certo non manca”.