Il sindacato, che aveva segnalato il caso, prende posizione dopo il rinvio a giudizio del titolare e della contabile della Elia Costruzioni Sa
Le buste paga riportavano un salario orario conforme al Contratto nazionale mantello per l’edilizia principale (Cnm), ma il numero di ore di lavoro effettivo veniva drasticamente ridotto. A conti fatti il salario versato era dunque compreso tra i 9 e 13 euro, circa un terzo di quanto spettava loro per legge. Era questo il modus operandi con cui l’amministratore unico e la contabile della Elia Costruzioni Sa (società con sede prima a Paradiso, poi a Bellinzona, ora in liquidazione) hanno operato da giugno 2015 a fine dicembre 2017 sottopagando 18 operai edili frontalieri e ottenendo così un indebito vantaggio pecuniario pari a circa 217mila franchi. Come riferito oggi, il 42enne e la 50enne (entrambi italiani domiciliati nel Canton Grigioni) sono stati rinviati a giudizio per usura qualificata.
Al comunicato stampa del Ministero pubblico ha fatto seguito la presa di posizione del sindacato Unia, che aveva segnalato il caso alla Polizia giudiziaria cantonale nel marzo del 2017. Lo sfruttamento degli operai, sottolinea Unia, è avvenuto “approfittando appunto dello stato di bisogno di questa forzalavoro, inattiva da diverso tempo a causa della negativa congiuntura economia italiana, e della necessità incalzante di provvedere ai bisogni delle rispettive famiglie. Oltre a entrare nel dettaglio nel modus operandi utilizzato dalla ditta, il sindacato punta il dito contro i committenti, “siano essi società immobiliari, studi d’architettura, fiduciarie o semplici privati”. La ditta di costruzione, sottolinea Unia, ha ristrutturato immobili a Lugano, Paradiso, Carabbia, Montagnola, Massagno, Gentilino, Breganzona, Melide, lavorando con committenti “che hanno imposto prezzi ampiamente e palesemente al di sotto di quelli ricorrenti sul mercato dell’edilizia ticinese”. L’auspicio di Unia è che anche i committenti inizino ad assumersi le loro responsabilità “nel fomentare queste gravi forme di dumping salariale e sociale (ricordiamo che anche le assicurazioni sociali e fiscali perdono importanti entrate da queste pratiche)”.
Il problema dunque esiste e oltre al caso in questione il sindacato Unia fa riferimanto a un caso già da tempo segnalato al Ministero Pubblico un grosso caso di dumping e di usura che vede coinvolti cantieri pubblici e privati di grande portata, come anche diverse importanti imprese edili ticinesi. Viene inoltre annunciato che un altro caso, altrettanto importante, è in corso di elaborazione e coinvolge pubblico e privato, che “concorrono insieme nell’alimentare il sottocosto e, quindi, forme di sfruttamento inaccettabili”.
Ma non è finita qui. In uno scritto che pubblicherà nei prossimi giorni sul sito www.denunciamoli.ch, Unia si appella anche alla opinione della Società svizzera degli impresari costruttori, sezione Ticino (Ssic-Ti). Durante l’ultimo rinnovo contrattuale cantonale firmato a metà gennaio 2019, fa notare il sindacato, la società ha richiesto con vigore maggiore flessibilità del lavoro e un taglio dei salari degli apprendisti muratori ma non ha proposto nessuna misura concreta per combattere la guerra dei prezzi in atto nel settore. “Sarà in grado di proporre misure concrete, radicali per combattere questi fenomeni? Oppure continuerà a far pesare sulle spalle degli operai edili il recupero della guerra dei prezzi in atto fra i suoi membri?”, chiede Unia alla Ssic-Ti.